lunedì 2 maggio 2016

Su Lettere a D. di Alessandro Assiri


recensione di Alberto Mori

http://www.lietocolle.com/shop/collane-collana-blu-aretusa/assiri-alessandro-lettera-a-d/

 
L’opera è altra da noi ed è sempre l’altro a suggerirne la corrispondenza all’autore. In questo caso, il soggetto è intimità intellettuale che si approfondisce fino quasi a raggiungere una biologia amorosa, “con bocconi e carezze mi sfamavi”, attraverso la consapevolezza trovata da Assiri che “ogni ricerca è una discesa nel profondo di un altro”. Alessandro Assiri connota questa ricerca con la descrizione iniziale, puntuale e precisa, di un’azione che si ritrova nel titolo, seguita dal singolo pezzo in prosa poetica che dà spessore espressivo, sensoriale, intellettuale al tableau, dove il poeta è regista di queste location esistenziali che divengono micro drammaturgie  ppsicologiche. L’atmosfera quasi sempre costante del rapporto dialogico fa emergere sin dall’inizio molteplici sfumature sentimentali come nel cinema di Eric Rohmer dove la sfuggenza e l’enigma amoroso divengono l’incanto che si crea nella banalità del quotidiano.
Accade che Il gioco amoroso si innamori però anche del proprio limite e della propria impossibilità e senza un gesto di condivisione duratura frammenta e si annacqua, diviene: “un decoro dell’amore come sentimento incredulo destinato a finire”. Da queso punto in poi, Lettere a D., vira verso un malessere che chiede soccorso. Percorso a ritroso verso atti mancati. L’insecchire vero e proprio dell’alterità che nel frattempo è divenuta “terzietà” attraverso un altro ancora e si va ulteriormente verso l’assommare di tutta una generazione che vuole ma non può e soprattutto, con grande rammarico, non puo’ più essere insieme.
Lettere a D. nonostante sia indirizzata è da considerare spedita senza una mittenza per chiarire i dettagli, di gesti, azioni, situazioni e farli giungere a un punto che nonostante sia sempre contemporaneo e spesso stringente non giunge mai.
Questa paradossalità del non arrivo capovolge ogni prospettiva perché come afferma Assiri: “C’è un mondo per cui non si è stati previsti ma tu non ci badare nemmeno fosse vero”. Questa affermazione, considerata come pura e semplice trascrizione estrapolata dal contesto, sembra una battuta pronunciata con studiata compostezza da Kirk Douglas che si concentra serioso riabbassando lo sguardo sul bicchiere stretto fra le mani sul bancone ma “in verità” è una delle essenze di questo lavoro di Alessandro Assiri, il quale sempre ed intensamente non butta via mai niente di quello che in noi rimane ancora, nonostante tutto, umanità da umanare: azione etica di poesia da far nascere e crescere in ogni uomo.

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