domenica 3 gennaio 2016

Su Le anime di Marco Polo di Giancarlo Baroni

Book Editore 2015

nota di lettura di AR


Giancarlo Baroni è un'anima in viaggio, un corpo in cammino, uno spirito curioso  come quello dei personaggi (navigatori, missionari, conquistatori, mercanti, esploratori… ma anche eroi mitologici e persone comuni) che popolano questa raccolta dallo stile punteggiato di ironia, terso, accurato, efficace negli enjambement, dal metro libero ma con una presenza piuttosto costante di settenari. Tredici le sezioni da cui ci piace estrarre qualche verso che parla da solo e ci dà, sia pur di corsa, un'idea della raffinata costruzione dell'opera. Si parte con “I ritorni di Ulisse” costituita dall'omonima poesia: «Non resta allora che scovare / la misteriosa origine di queste / ambigue voci e sottometterle, domani / riparto» (p. 13). Si continua con la sezione eponima della raccolta: «(…) L'anima / stava al di qua della soglia / dove il corpo si trasforma in luce / e libera un'energia che ci proietta // in nuove dimensioni. (…)» (L'anima di Marco, p. 17); «Navigo all'incontrario / quasi in un girotondo. Porto / il tuo libro nella tasca (…)» (Cristoforo verso Marco, p. 22). Si prosegue con “Americhe da Amerigo”: «Arrivano su montagne galleggianti / in groppa ad animali maestosi / i corpi rivestiti di metallo: / ci strapperanno il cuore?» (Incubo presentimento e contagio, p. 31). Segue la sezione “Attorno alle Galapagos” anche questa consistente di una sola composizione benché articolata in una serie di appunti in terza persona: «L'arcipelago alle spalle / si chiede quante miglia / lo separano dall'Inghilterra. Soffre / di frequenti emicranie strane / palpitazioni» (p. 39). Abbiamo poi “Vittorio Bottego”, anche questa di una sola poesia:«Un corpo solo con il suo cavallo / in omaggio alla città natale lo chiama Parmigiano» (p. 43). Siamo così arrivati a “Incontri / apparizioni”: «Robinson mi chiama all'improvviso. / Immaginate lo sgomento / quando ieri ho visto sulla spiaggia / l'impronta di un piede gigantesco…» (Un piede gigantesco, p. 48). Ed eccoci nelle “Fiandre”: «Anversa la mia vicina / mi ha tolto lo scettro / e ora qualche scrittore mi chiama / Bruges la morta. Il mare / che un tempo mi aveva presa per compagna adesso si è ritirato» (5, p. 61). Di qui il passo è breve per i “Paesi Bassi”: «una diga un fiume, tre canali / circondalo la città come un fossato. / Fuori il mare del Nord ci porta dappertutto» (7, p. 71). Un'altra sezione single, “Le trappole del mare”: «Uguali a spugne mostruose / i ghiacciai assorbono l'oceano. Affiora / gelida e levigata come per miracolo / la terra davanti accompagnandoci / fio in America» (p. 77). Baroni si spinge a questo punto “Nel regno di Nettuno”: «ritiri le tue onde dalla spiaggia / come un paese ostile / fa con gli ambasciatori. (…)» (Come una catapulta, p. 82, con riferimento allo tsunami del 2004). Ci troviamo ora nei “Dintorni”: «Parto per quelli che non possono / scelgono monastero e santo / me come voce orante / e piedi che si spostano» (Verso Monte Bondone: voci di pellegrini, p. 89). Per giungere a “Le città dei santi”: «La città sta in mezzo. Altre / lo pretendono e qui / succede. Io che vengo dal Nord // sono ora il suo vescovo, Agostino / dall'Africa mi chiede / d'essere battezzato» (La Milano di Ambrogio, p. 95); «Di alberi nelle calli non ne vedi / ma dentro al fango una foresta di querce mi sostiene» (Venezia, p. 104). Siamo infine arrivati a “Paesi reali luoghi immaginari”: «Sul terrazzo dove stendevamo insieme // corre un filo spinato: / quando il vento solleva le lenzuola / i lembi si sfiorano come dita» (Le lenzuola di Nicosia, p. 133).
Da questi lacerti penso si possa godere la lingua poetica sobria, a tratti chirurgica, e capace al contempo di emozionarci e sorprenderci con immagini che restano… così come da secoli viaggiamo con il Milione.

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