martedì 8 dicembre 2015

Su Ostaggio del cuore di Elena Varriale

recensione di Vincenzo D'Alessio
AA.VV. Il tempo del padre, a cura di A. Ramberti, FaraEditore, 2015

La Casa Editrice Fara di Rimini alimenta la Letteratura Italiana contemporanea con una nutrita produzione di Antologie realizzate con delle kermesse tenute in vari ambiti: quello scelto, in questa occasione, con maggiore frequenza è l’Eremo della Santa Croce di Fonte Avellana situato nel comune di Serra Sant’Abbondio (PU): un alito di pura spiritualità che arricchisce gli animi e l’estro dei partecipanti.

La kermesse aveva come tema di partenza “Il tempo del padre”, prevedendo ogni forma di intervento: versi, prosa, riflessioni comunicative, filosofia, giurisprudenza, forma epistolare, fumettistica ed esperienza monastica. Il tema è fortemente sentito nella società contemporanea dove la figura del padre è del tutto scomparsa e gli Autori non hanno lesinato nei loro interventi a percorrere la strada conviviale coscienti delle infinite difficoltà che avrebbero affrontato sull’argomento prima di presentarli ai lettori.

La testimonianza che abbiamo scelto di estrapolare dal contesto generale è la raccolta in versi della poeta Elena Varriale, reca il titolo Ostaggio del cuore ( pp. 204 –214), che si presenta in grado di trasmettere agli occhi il paradigma delle emozioni che si avvicendano nel momento del distacco dal padre. Scrive a tal proposito l’Autrice alla fine della presente raccolta: “La poesia non consola, né risolve, aiuta solo a capirsi e conoscersi” (p. 213).

Non basta l’intera esistenza per questi due primati “capirsi” e “conoscersi” poiché troppe domande restano senza risposte. “La poesia non consola” eppure nei versi che formano la raccolta della Nostra c’è un perdurare dell’invocazione al padre ( alla Poesia che è “fare” ) affinché sveli: “Scrivila tu la parola che manca / all’alfabeto delle emozioni” (p. 209) il percorso per raggiungere la Serenità.

La ricerca dell’immagine paterna alimenta, dal primo all’ultimo verso, la raccolta qui inclusa; assolve alla necessità di un dialogo puro, nel momento della consapevole debolezza dei mezzi a disposizione: “Non pretendo che tu mi parli / dal buio che è già infinito / e non ha più bisogno di voce” (p. 212).

Il padre assente nell’esistenza e il padre che è in lei. Non un ricordo arginato dalla memoria nell’oceano dei neuroni: “ (…) ma armonia di coro, nota intonata / nel solfeggio pulsante del noi” (p. 207). Superare il dolore di quel “(…) brivido che attraversa la carne / prima di farsi flusso senza età” (p. 212). Il fare poesia è ricerca dell’Essere da comprendere, da amare in milioni di sfaccettature, di visi, di parole, di suoni, di emozioni, di Infinito.

La poesia non muore con il poeta. L’amore non muore con chi è amato. Ma è il seme buono che lentamente, nella “terra negra” dal silenzio del sottosuolo, germoglia sulle labbra che pronunciano, amandola, la mano che l’ha seminato, restituendo l’energia all’umanità: “(…) Non ci sei più, ma tutto / resta di te, ostaggio del cuore” (p. 208).

Amaro è il distacco da chi si ama e la poeta come figlia/
bambina, generatrice di altra esistenza, compensa: “il mi manchi gridato al vento” (p. 207) con questi versi/dialogo richiamando dal tempo senza fine all’attualità la figura paterna. La Natura forma il corollario dell’incontro trattenendo nelle sue molteplici manifestazioni l’intensità della sua immagine. Il padre/madre al tempo stesso. La forza creativa e quella distruttiva della naturalità: “(…) obbedienza verticale al padre, nella regola benedettina e la regula, cioè l’obbedienza orizzontale tra gli uomini che genera solidarietà” (p. 213).

La poetica della Varriale si avvale, nel comporre i versi sciolti, dell’enjambement per avvicinare il lettore al fuoco del suo scrivere, dell’ossimoro, della similitudine, del continuo moto dell’esortazione per dichiarare gli intenti del racconto. Chiama in causa il mare come metafora del logorio temporale del vissuto (specchio) e la luna (piena) come testimone degli accadimenti.

Il profumo dei versi di questa raccolta, così cari alla Nostra, mi riportano alla mente i versi di un altro grande poeta solare, amante del mare, che al padre dedica versi stupendi: “Se mi tornassi questa sera accanto / lunga la via dove scende l’ombra / azzurra già che sembra primavera, / (…) io troverei un pianto da bambino / e gli occhi aperti di sorriso, neri / neri come le rondini del mare” (Alfonso Gatto).

Scrive Elena Varriale a suo padre: “(…) Non conosco i cieli che abiti / (…) ma dovunque tu sia e qualunque / forma abbiano i tuoi sospiri / adesso so che pensandoti, papà / la lacrima si fa sorriso.”

Montoro, 8 dicembre 2015

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