lunedì 20 aprile 2015

Per non dimenticare


Grazie Alessandro per avermi condiviso la poesia di Roberto, poesia commovente e di una delicatezza d'animo che solo gli angeli possono suggerire se il cuore ascolta... Grazie alla sensibilità di Roberto!
Un caro saluto a tutti!
Luigina Bigon - Padova





Per conoscenza ti invio una foto del Gruppo poeti Ucai (Unione Cattolica Artisti Italiani) di Padova: da sx Massimiliana Bettiol, pittrice; Stefano Valentini, poeta e critico letterario, vicedirettore Ucai; Rosanna Perozzo, poeta; Raffaella Bettiol, poeta e già referente del gruppo; mons. prof. Giuseppe Magrin, poeta (Presidente internazionale dell'Unione Apostolica del Clero diocesano); mons. prof. Claudio Bellinati, nostro consulente ecclesiastico dell'Ucai; Luigina Bigon, poeta e fondatrice del Gruppo poeti; Maria luisa Ottogalli, poeta; Laura Sesler critica d'arte Ucai.

Condivido tre poesie per non dimenticare, e una in ricorrenza della festa di Sant'Antonio, per l'appunto del 13 giugno.



L’INCENSO DI AUSCHWITZ
per non dimenticare

Ero solo un bambino
non dovevo morire,
non volevo morire.
Guardavo altri bambini
scheletriti, io risucchiato
non avevo più parole,
solo sguardi denutriti.
Dov’era mia madre,
dov’era!? Straziata,
sparita dentro una strada
buia. Mio padre…
mio padre insultato,
preso a calci, fucilato.
Io non avevo più lacrime,
non avevo più cuore,
ero inzuppato d’orrore,
la mani fredde il viso
unto d’innocenza,
abbandonato nel covo
della morte. Ero solo
un bambino che voleva
cambiare il mondo…
Sono diventato incenso
per gridare al mondo
non lasciarti perire.

Ero solo un bambino
non volevo morire,

non dovevo morire!

26 gennaio 2014




GLI ORTI DELL’OLOCAUSTO
Auschwitz



Angeli e demoni ad Auschwitz.
Dalle oscene ciminiere sale il rosso
delle ceneri, si consuma nell’aria
va ovunque sui campi sulle strade,
sulle case di campagna a profanare
gli orti dell’olocausto. Un silenzio
gravido come un mantello nero
chiude ogni bocca, spegne ogni mente

mentre giovani vecchi madri e bambini
muoiono nei forni crematoi.

Qui nei campi di sterminio
ci tengono alla pulizia:
niente cappelli lunghi per i pidocchi,
niente vesti: ci devono lavare
disinfettare… Nella misera nudità
nascondiamo con le mani
il pudore dissacrato,
ma crediamo ancora. Il respiro
ci addormenta lentamente, persi
per sempre in un lager senza fine.








25 Aprile 1945, i non sepolti

Alito di morte lungo il percorso
di campagna, pali della luce
ruote carri cigolanti l’andare
lento dei bovi. Strappavo fiori
lungo i fianchi della strada:
erano margherite, steli viola
e gialli ad improvvisare tombe
a porre una croce senza nome
sulla terra segnata dalla morte;
un segno di pietà, una preghiera
per i tanti non sepolti.
Le ombre degli alberi sfrondavano
la polvere, il sole giaceva nei fossi.
Bossoli spari e schegge di bombe,
il cuore sotto un ombrello nero.

18 giugno 2006


Avevo 9 anni, provavo un dolore profondo per le tante persone uccise nel conflitto bellico, nemici compresi: per me erano tutti padri fratelli mariti zii cugini amici… Una grande pietà per tutti. Uno dei giorni prima del 25 aprile, mentre rientravo da scuola camminando sullo sterrato di campagna, sentii d'improvviso l'impulso di dar loro una qualche sepoltura creando tombe simboliche con steli di margherite, fiori viola, bianchi e gialli che raccoglievo lungo il ciglio erboso della strada. In lontananza una donna vide la scena e si mise ad inseguirmi come una furia devastando a pedate ogni traccia di sepolcro, gridandomi insulti e puntandomi contro un minaccioso ombrello nero, pronta a colpirmi. Sentii fin dal profondo che quella donna imbestialita raffigurava il male, la morte, senza compassione per nessuno… Ho cercato tante volte di esprimere la sacralità del momento, ma soltanto oggi sono scaturite le parole che hanno dato vita al 'ricordo'. 



OGNI TREDICI GIUGNO

Sono lontani quei giorni
quando mio padre ci portava
tutti al Santo a prenderci
benedizioni e medagliette
per tutto l’anno, e molti
bambini portavano il saio
per voto. Ed io sapevo
chi era Antonio, il santo
dei miracoli che parlava
ai pesci e portava gli uomini
al perdono. Anche la regina
Rom faceva il suo ingresso
in un crespo di gonne
e colori per festeggiarlo.
Mi perdevo nel mistero
del sacro, non avevo parole
solo fiumi d’intenso sentire.
Lo pensavo, il Santo, intento
a darci il latte delle sue preghiere
a farci tutti buoni. Affondavo
nello stupore delle immagini
dipinte sui muri, mi figuravo
nelle sculture pregne d’eternità
a suscitarmi un qualche timore.

Quel luogo mi prese per mano
lungo tutto l’asfalto della vita
e ancora vi ritorno a tuffarmi
nella folla delle anime, nel ristoro
di pura bellezza che dagli altari
scende a lievitare la parola di Dio.


21 gennaio 2014

Nessun commento: