vi segnalo alcuni eventi
*Recensione di Lidia Sella a Adele Desideri, Il pudore dei gelsomini (Raffaelli, 2010) in AutoDigest n. 71 - anno 2013. Qui sotto
*Recensione di Adele Desideri a Tomaso Kemeny, Quarantacinque poesie 1952-1961, Nomos Edizioni, 2012, ne Il Quotidiano della Calabria, 18 gennaio 2013. In allegato
*Sabato 18 maggio dalle ore 17.30 alle ore 24 a San Terenzo in Villa Shelley e Parco Shelley, e sul lungomare e nella sala Consiliare di Lerici
È-vento di poesia: azione mitomodernista in due atti. Venti poeti per la rinascita dell’Occidente (a cura di Massimo Maggiari e Angelo Tonelli, per conto del College of Charleston e dell’Associazione Culturale Arthena, con il Patrocinio del Comune di Lerici e della Fondazione Dino Olivetti).
La manifestazione si articola in due fasi:
- Alle 17. 30, dalla terrazza di Villa Shelley - sede quest’anno dei corsi di poesia del College of Charleston - i poeti partecipano a un’azione rituale in onore di Shelley e della poesia romantica, e liberano mongolfiere poetiche con messaggi di rigenerazione per l’Occidente.
Subito dopo, nel Parco di Villa Shelley i venti poeti si radunano per una lettura collettiva dell’Ode al vento d’Occidente di Shelley e per un reading individuale sui temi del mito, della bellezza, e della rigenerazione etica e spirituale.
Intervengono Giuseppe Conte, Tomaso Kemeny, Mario Baudino, Isabella Vincentini, Gabriella Galzio, Francesco Maccio’, Chicca Morone, Massimo Morasso, Giulio Viano, Isabella Tedesco Vergano, Silvia Venuti, Paola Pennecchi, Luisa Papa, Lucetta Frisa, Marco Ercolani, Adele Desideri, Beppe Mariano, Lamberto Garzia, Angelo Tonelli, Massimo Maggiari.
Ai poeti si accompagna la performance fotografica di Andrea Gravano.
Interventi musicali del gruppo Antiqua Lunae, installazioni a cura di Giuliano Diofili.
Ospiti: Luca Mangiante, Chef; Ugo Gervasoni, Anglista; Antonio Attini,
Fotografo; Anne Lowndes, English Reader.
In caso di pioggia l’evento si svolgerà all’interno della Villa.
- Alle 21, a Lerici, Argonauti nel Golfo degli Dei 2013, blitz mitomodernista dal ponte della nave Argo’, con sbarco presso il Pontile della Navigazione Golfo dei Poeti.
Dal ponte della nave, reading di Tomaso Kemeny, Giuseppe Conte, Mario Baudino, Isabella Vincentini, Gabriella Galzio, Massimo Maggiari, Angelo Tonelli e perfomance della soprano Antonella Tronfi - brani dal repertorio romantico.
Segue la tradizionale processione/komos con i musicisti, i poeti, gli attori della Compagnia Teatro Iniziatico e i trampolieri acrobati del gruppo Nouvelle Lune, verso Sala Consiliare di Lerici, dove ha luogo il concerto in 3 atti di Vincenzo Zitello, il più grande interprete vivente dell’arpa celtica.
Lieta con voi
Adele Desideri
Tomaso
Kemeny, Quarantacinque poesie 1952-1961,
Nomos Edizioni, 2012, pag. 86, euro14
Tomaso Kemeny - nato a Budapest nel 1938 - e “dopo
alterne vicissitudini pervenuto e trapiantato in Italia” - è un intellettuale
molto stimato anche oltre gli angusti confini culturali nostrani: Professore
ordinario di Letteratura Inglese all’Università di Pavia, poeta, saggista e traduttore
plurilingue, è cofondatore del Movimento Internazionale Mitomodernista e della
“Casa della Poesia” di Milano.
In questo libro presenta al pubblico alcune liriche
- composte durante gli anni dell’adolescenza - delicate e veementi, venate da
raggi di audace sincerità, travagliate da ombre di passionale inquietudine.
Vincenzo Guarracino, nella prefazione, le descrive
come “disegno di un apprendistato, (…) entro un tempo di sentimenti forti,
fondanti, vissuti nello spazio di un presente molto puntuale e decisivo”. Il giovane
Kemeny, infatti, sperimenta - con estro e originalità - un universo lessicale e
semantico che non gli appartiene per nascita.
E già traspare, nelle diverse modalità stilistiche
scelte, la peculiare sensibilità artistica, lo spessore della personalità,
l’entusiasmo che ancora caratterizzano Kemeny, nella fase ormai matura della
sua vita: “La mia giovinezza/ non è inchiodata/ alle vostre porte.// Nessuno,
mai, legherà/ la mia primavera.// (Uscire là dove/ il mio sogno sia il
Tuo).//”.
Vi sono immagini segnate da una sensualità che si
accende improvvisa - dimentica di debolezze e disillusioni - misurata in
rapporto alla problematicità della dimensione femminile, fisica e spirituale:
“M’avvolge/ (…)/ la tua promessa di morire/ (snella, flessile, premurosa)/
insieme,/ oltre il sole impazzito/ del tuo ventre/ al fondo della notte/”.
Altre
figure, invece, alludono più esplicitamente all’ineludibile attrazione per il
corpo della donna - sconosciuto, misterioso, per un ragazzo - e, nell’asprezza
di certi termini, realizzano fulminee forme poetiche: “Le finestre illuminate/
dei grattaceli/ oh, sí
Chicago, sí/ t’addento il collo/ e le
natiche pazze/ della cantante negra./ (…)/ Nel tuono del cielo/ due lune nere/
le natiche pazze/ e un ventre d’anguilla/ che striscia,/ scioglie le
cravatte./”.
Il giovane Kemeny possiede, inoltre, uno sguardo precoce,
attento e critico nei confronti del contesto storico e politico. Non è chiuso
in un mero, infantile, individualismo: scorge - nelle maglie della realtà - l’egoismo,
l’ingiustizia, l’indifferenza che lacerano l’umanità. E con versi graffianti,
senza equivocare, denuncia: “Morì combattendo/ nel suo corpo/ congelato/ caldo/
era il piombo nemico/ un commilitone/ gli tolse/ l’orologio/ un altro/ le
scarpe./ Lo ricoprì la neve/ la Patria/ guardava/ altrove.//”.
Forte nel suo animo insiste, comunque, la
riflessione interiore, e la ricerca della Bellezza - vessata, tradita, negata -
che Kemeny, prima fanciullo e poi adulto, si propone di far vibrare, di
testimoniare: “l’alba mi riporterà/ nella Santa Solitudine,/ (…)/ La bellezza
d’un istante/ questo attimo selvaggio/ mi appartiene?/”.
Bellezza che sgorga dal mito, e a questo ritorna
puntuale, perché nel mito sono conservati e protetti l’enigma dell’origine e il
turbinoso destino dell’uomo: “ci sei tu bestia sacra/ tu apri il mio sangue//
c’è la mannaia/ e l’altare// la carnefice/ e la sacerdotessa// la nera terra/
che ci porta giovinezza/ ed il fuoco che la consuma.//”.
Vigore della libido, pagana religiosità, mito, Bellezza:
i temi cari a Kemeny, da sempre difesi con un temperamento generoso, tenace,
indomabile.
E un monito, una programmatica fedeltà al sapore
intenso dell’esistenza: “e uscirò sulle strade deserte -/ ucciderò la luna/
scriverò mille testamenti/ nel cuore della notte/ per fissare negli sfarzi
della danza/ il getto superbo/ del mio sangue//”.
Adele Desideri
Pubblicata ne «Il Quotidiano della Calabria», rubrica Libri e letture, 18 gennaio 2013
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