«Questo lavoro ha una funzione
militante: serve a ridare vigore e forza ad una “battaglia”, che non è
conclusa» (pag. 6). Ho estrapolato dal
contesto del Prologo, contenuto
nel volume Faremo un giorno una carta poetica del Sud, per continuare il dialogo mai interrotto con i poeti del Sud. La “battaglia” alla quale abbiamo
partecipato, ognuno nel suo piccolo, ognuno con le sue forze, oggi è una Carta Poetica: ha finalmente in sé le tante voci sparse nel territorio irpino
riunendole nel “Centro di Documentazione sulla Poesia del Sud”. La solitudine
dei poeti che ci hanno preceduti nel corso del Ventesimo Secolo è oggi divenuta
un unico coro, una forza propulsiva capace di farsi ascoltare ovunque. È bastata la forza di coesione di un
uomo, Paolo Saggese, la quale ha
permesso ad ognuno di noi di ritrovarsi a condividere sullo stesso campo la
medesima battaglia.
La Storia di questi eventi e dei
paesaggi interiori di ogni poeta è stata raccolta nella collana dei volumi
“Poeti del Sud”, nei numeri della rivista “Poesia Meridiana”, nelle molteplici
mostre allestite nei luoghi più disparati delle varie realtà della nostra
Campania: piccole vittorie che hanno come
fine l’avvicinamento dei
giovani studenti all’eredità
d’affetti lasciataci dai tanti poeti, i quali sono diamanti nascosti nel ventre
della gelosa madre Terra: non solo il Nobel Salvatore Quasimodo, ma voci
poetiche come Pietro Paolo Parzanese, Alfonso Gatto, Leonardo Sinisgalli, Rocco Scotellaro, Pasquale Martiniello e
tanti altri. Al mondo della scuola
è rivolto l’impegno di Paolo Saggese e di tutti noi poeti, a questo mondo
fondamentale per la crescita dell’Umanità nei suoi propositi migliori, ecco
come ho inteso il seguito del titolo del libro di cui parliamo: “Restituiamo la
letteratura meridionale ai Licei”. Il Nobel Salvatore Quasimodo scrisse nel 1953 nel suo discorso sulla Poesia
che un giorno avremmo fatto una carta poetica del Sud: ebbene Paolo Saggese e i coautori di questo libro
hanno raccolto il testimone e in questa corsa nel tempo stanno coprendo il
percorso possibile, là, dove Quasimodo l’aveva lasciato. Sono poeti coraggiosi,
impegnati in queste battaglie che si sommano alla guerra intrapresa dalla
Cultura contro la barbarie, contro la più cupa ipocrisia, in tutta la penisola
e in Europa, sovente accanto ai lavoratori del nostro territorio:vorrei
ricordare il volume Crescita Zero, dello scorso 2011, dove il sottotitolo
recita L’Italia del Terzo Millennio vista da una provincia del Sud.
La nostra terra del Sud, simile ad ogni
Sud del mondo, fatica a coprire le distanze civili per mancanza di solidarietà, per troppo individualismo, fomentato dall’antico clientelismo.
La Poesia fatica ad essere il mistero della bellezza, dei sentimenti,
dell’Amore. L’umano meridionale è pervaso da troppi secoli dal problema più
triste ed incombente: la mancanza di energie lavorative autonome, per non dire autoctone. Le più
belle attività artigiane, pastorali, boschive, semi- industriali, formanti per
secoli la base lavoro del territorio, sono state cancellate dagli incessanti flussi migratori,
dagli eventi naturali come i terremoti, dalla mancata presenza di una “onesta
classe politica” auspicata dal
politico / poeta Guido Dorso nel suo volume La rivoluzione Meridionale del 1925.
Forgiamo nei nostri Licei grandi
uomini, ottime menti, che poi irrimediabilmente raggiungono continenti lontani
per realizzare i loro sogni, il valore della meritocrazia. Lo scrisse proprio
il Nobel Quasimodo che, come tanti di noi, conobbe l’emigrazione dalla terra
d’origine: “Ma l’uomo grida dovunque la sorte di una patria ./ Più nessuno mi porterà nel Sud”
(Lamento per il Sud). Viene
alimentata inesorabilmente l’emigrazione quando affidiamo la nostra dignità ai
politici, ai preti, ai faccendieri. Manca il lavoro al Sud ma manca soprattutto
l’esercizio della Libertà. Ce lo
ricordano tutti i poeti che aderiscono al “Centro di Documentazione sulla Poesia
del Sud”. Ce lo rinnovano le
pubblicazioni che Paolo Saggese e i poeti del Sud, realizzano incessantemente
per alimentare la forza dello Spirito Creativo che si agita in mezzo a noi.
Oggi, noi, tutti insieme, rappresentiamo
la Speranza che alimenta la lucerna accesa millenni fa nel buio dei templi
nelle piane del Sele, nelle valli dell’Ofanto. Noi seguiamo il canto di chi ci
ha preceduto e , riprendendone l’ispirazione poetica, lo facciamo rivivere in
mezzo a noi in favore dei giovani, contro l’ipocrisia, per la continuità “degli
operai dei sogni”:
E se ci affoga la morte
nessuno sarà con noi,
e col morbo e la cattiva sorte
nessuno sarà con noi.
I portoni ce li hanno sbarrati
si sono spalancati i burroni.
Oggi ancora e duemila anni
porteremo gli stessi panni.
Noi siamo rimasti la turba
la turba dei pezzenti,
quelli che strappano ai padroni
le maschere coi denti.
(Rocco Scotellaro, Pozzanghera nera il diciotto aprile 1948)
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