giovedì 2 agosto 2012

Su Sorteggio di Lorenzo Chiuchiù

Marietti 1820, 2012

Nota di lettura di AR

Avevo già molto apprezzato la precedente raccolta di Lorenzo Chiuchiù, Iride incendio (Niebo, 2005, con prefazione di Milo De Angelis), di cui mi piace riprodurre qualche lacerto: «Il dolore ha del magnete la voce, / chiama costellazioni le attese» (da Gerarchie, p. 9); «Caddero le stelle come metalli tarlati d'incenso, / rigarono in un graffio lo sfondo» (p. 13); «e ho pagine bianche, / molliche che bevono il nero» (p. 19); «abbraccio e nodo: questo ho: resti» (p. 23); «L'uomo respira l'eternità: è un errore, / una slogatura, un andare a capo tardi» (p. 34); «I nostri giorni sono papaveri spettinati / nella pazienza del verde, fuoco incendio» (p. 35); «Ma i pensieri serpenti attorcigliati / sono scheletri /di logica,  carne fredda viva» (p. 43); «invento rune sparse / che imprimono le piante dei piedi» (p. 73)…

La nuova raccolta conferma lo stile in cui aleggia «un'aria tesa, di rischio», come osserva nella breve ma assai perspicua presentazione in quarta di copertina Davide Rondoni, che si conclude con queste parole, totalmente sottoscrivibili: «Questo libro non è addomesticabile. Non finirete dicendo: “interessante”. Perché prende alla gola, e avvicina una fiaccola alle pupille. E vede se siete ancora vivi.»

Il libro è suddiviso in cinque parti; da ciascuna estraiamo qualche passaggio che ci ha particolarmente colpito:

da «Assalti»
“Nella luce a strapiombo / il muscolo lacerato – / e io sono oltre” (p. 9);
“e fra le matite nere troverai / un coltello senza storia, / il regno di un'icona” (Ritorno, p. 10);
“Oggi inizia la caccia / e ongi cielo è trascorso, / oggi cadono i vocativi –” (p. 12);
“benvenuto nella febbre del patto, / la caccia è inziata” (p. 13)
 “la stele non cela l'enigma, non / chiama il grano, il giallo si rovescia / e l'implorazione del kyrie eleison / è una scaglia di luce” (p. 15).

da «Redde rationem»
“Gli elenchi sono bruciati, / non trattengo il respiro: / ho in mano un inizio.” (p. 24);
“L'Unico aveva l'alfabeto di fuoco, / il sangue che cade nero, le lettere. / (…) / c'è una raggio di soloe / che ha attraversato i millenni / e ha dimenticato ogni cosa – ” (p. 28);
e nella Trilogia della caduta, che chiude la sezione trovaimo queste parole (corsivo dell'Autore): Se le vocali sono anelli nuziali, la caduta, ricorda, è solo mia.

da «Remote»
“Il blu è un lato della sorte” (p. 35);
non dimenticare l'incendio del nascere: il canto è trafitto dai vocativi del giudizio: muori e dimentica, non nascerai nuovo. (p. 36);
“fa' che la malinconia diventi / una gola atterrita dalla gloria.” (p. 41);
“ho reciso un nervo e evocato il nord, / ho gettato la sorte: // i magneti ronzano nell'rolo del mosaico” (p. 46);
“e io non sono anima, / sono la violenza, / il movimento che apre la scapola / e allora «volerai, / le ossa sono nude-brevi, accenti» (p. 47).

da «Elementi»
“Il libro va sepolto / la fine deve essere l'interea.” (Elementi, p. 51);
“folgora e accade, la morte” (p. 53);
“L'ombra è dissolta nella caduta, / l'ombra è solo polvere / che spira nel vuoto” (Officina ionica, p. 56);
“Divento i loro nomi / e la scure si abbatte: / ancora, ancora e sempre.” (p. 60).

Per l'ultima sezione, «Anno platonico», rimando alla citazione che chiude questa nota e segnalo questa terzina di sapore pascaliano-kirkegaardiano-celaniano:

“perché esiste solo la verticale / della verità: / l'inferno l'astrazione di Dio.” (Secondo lo spirito, p. 67)

Anche se il timbro di Chiuchiù ha una sonorità e una sintassi sull'orlo della metafisica molto riconoscibili, la sua poetica mi ricorda per certi versi la scrittura scarificata, epico-biblica, impetuosa e chirurgica di Davide Brullo (ad esempio nella recente versione dei Salmi, edita da Città Nuova).  Forse in Chiuchiù l'esattezza logica del dettato rivela un importante sottofondo tragico (pre- o non cristiano, sembrerebbe, direi mitico-misterico con evidenti echi vetero testamentari ed altri molto più criptici alla shoah, all'esistenzialismo e al pensiero filosofico, psicologico, musicologico e linguistico che si è sviluppato negli ultimi 50 anni). L'Autore (o la voce che "naviga" in questo Sorteggio) a p. 17 scrive (corsivo suo): Allora dai versi ebbi oscure lezioni d'immortalità, violente come una stella in bocca. Dagli occhi uscì sangue e luce. Dalla gola cattiva una gola implacabile come me.
E a pagina 19: Perditi, consuma l'incendio degli illusi, i respiri recisi; hai leggi che ti scavano, e uno sguardo che non scioglie il nome in gesto: sei un rimprovero che nessuno merita, sale nel bagliore. Gettati, una distesa ti invoca rimarginato: sei la decapitazione del dono.

La stretegia di Chiuchiù è quella di attirare il lettore nel suo gorgo, con grande rispetto e discrezione, ma inesorabilmente, in un movimento a spirale sempre più stringente. Una strategia simile a quella che adotta Romer ne La mia notte con Maud, ad esempio, o Emidio Greco ne L'invenzione di Morel: le coordinate temporali in qualche modo vengono ristrette e dilatate o addirittura scavalcate e sovrapposte, i valori morali vegnono messi alla prova, la logica è stringente ma spiazzante perché riconosce che il mistero della vita non può essere spiegato ma “navigato” con tutti i rischi che la navigazione comporta, specie se non ci si affida a una dimensione religiosa (che appare comunque imprescindibile anche per un approccio scettico, anche se rifiutata c'è sempre una zona di mistero e indeterminatezza). Già il titolo della raccolta è giocato sulla sorte, ma in fondo ci dice che è lì, nella consapevole assunzione della nostra libertà, che implica il discernimento fra bene e male e la misteriosa e dolorosa azione di quest'ultimo anche in noi stessi, che ci giochiamo tutto: “tutto il tempo, mio e a nessuno, / è inventato e scommetto / punto quello che non ho / perchè la medusa è alla gola / e il giornale ha due date” (Chiedi di avere una morte vera, p. 71).

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