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*Recensione di Adele Desideri a Daniela Marcheschi, Si nasce perché L'anima, Poesie e Poemetti 1995-2003, ZonaFranca, Lucca, 2009, pubblicata ne Il Quotidiano della Calabria, rubrica Idee e società, 10 gennaio 2012, pag. 51. In allegato
*Recensione di Adele Desideri a Aldo Bonomi, Eugenio Borgna, Elogio della depressione, Einaudi, 2011, pubblicata ne Il Quotidiano della Calabria, rubrica Idee e società, 17 febbraio 2012, pag. 59. In allegato
*Recensione di Adele Desideri a Beppe Sebaste, Panchine. Come uscire dal mondo senza uscirne, Laterza, (2008) 2011 pubblicata in http://narrabilando.blogspot.it/2012/05/su-panchine-come-uscire-dal-mondo-senza.html , 16 maggio 2012
*Rassegna Tramontinversi, a cura di Giancarlo Micheli, dettagli in allegato
Lieta con voi
Lieta con voi
Daniela
Marcheschi, Si nasce perché L'anima, Poesie e Poemetti 1995-2003, ZonaFranca, Lucca, 2009, pag. 36
La raccolta di poesie Si nasce perché l’anima è un pregiato “oggetto” da collezione: stampata in copie numerate - provvista
di una deliziosa copertina creata con un rude, ma elegante cartoncino dipinto a
mano - colpisce per la vibratile liricità, per la generosa bellezza dei testi.
L’autrice, Daniela Marcheschi, è una studiosa
d’ampio respiro: insigne critica della scrittura italiana e scandinava, ha ricevuto il premio Rockefeller
Award per la Letteratura (1996), e il Tolkningspris dall’Accademia di Svezia
(2006). È presidente dell’Edizione Nazionale delle Opere di Carlo Lorenzini
(Collodi) e Membro del Comitato Scientifico e di redazione della rivista Kamen’.
In Si nasce perché l’anima Marcheschi
mostra, con austera levità, vie
meditative che attingono dalle
antiche fonti orientali, greche, bibliche, e dalla ratio dei filosofi classici e moderni.
Gli enigmi della reincarnazione indo-buddista, Kronos - il dio figlicida e divoratore,
gli eroi omerici, l’angustiata Medea, Giona il profeta, Talete, Galileo, Newton
e altre figure della cultura mondiale compaiono, in questo libro, quali
paradigmi di un racconto sulle origini dell’universo. Origini rintracciabili nella “Musa”, sorgente - vis primigenia, prepotente e misteriosa -
di ogni letteratura: “I poeti penetrano la vita, ma/ sono come donne dal grembo
grande/ e puntuto/ che, rotte le acque, cercano aiuto/ per partorire.// La musa
sapiente/ che tanto in quel ventre giacque/ zampilla allora dal corpo/ e dalla
mente turbati,/ però limpidi luminosi/ come la nuvola leggera delle api/ in
sciami infidi.//”.
Il “farsi”dello Spirito in un linguaggio che nel
suono nobilita il significato - la parola poetica - è, per Marcheschi, anche l’escaton umbratile a cui tutto tende: il fine ultimo, che risente dei dubbi,
delle sollecitazioni dell’esistenzialismo di Sartre, di Heidegger. Riluce di essenza
divina, eppure è velato - e rivelato - dalle perplessità ontologiche, dalle
fragilità etiche dell’uomo: “È tale la luce/ che a volte pasce il fuoco/ e il
fuoco a sua volta la governa./ (…)/ È i raggi solari/ la notte, ovvero/ una
specie di sangue/ immesso per tutti gli universi.// Anche la mente/ la cerca,
ne è pervasa,/ la emana con lingua netta/ - e paziente -/”.
Nell’armonia del verso che manifesta e cela, che intuisce
senza categorizzare, si annida, quindi, il senso intimo, plurimo della realtà:
“Allora niente/ sarà eguale/ e bisognerà anzi imparare/ un nuovo alfabeto,/ avere
un occhio fresco e potente/ per scorgere quelle presenze/ per ridisegnare
l’affresco.//”.
Ed ecco che mito e logos, natura e uomo, vita e morte, corpo e anima - come ogni altra
antitesi - confliggono, sì, ma acquisiscono, nel confliggere, una specifica ragione
d’essere: “Si nasce perché l’anima/ forse non esiste,/ perché il corpo forse
non resiste/ a pensarsi da solo://”.
Con un ritmo quieto e melanconico, con una
gentilezza d’accenti propria di pochi, Marcheschi illustra un incisivo,
salutare itinerario di mappe metafisiche, di confini immaginifici, di sentieri
affettivi: “C’è una grammatica del viaggio/ ed io la seguo./ Un inizio e una
meta certa -/ (…)/ Mi muove così l’arditezza/ in tutto ciò che vivo e scrivo -/
m’insegna così la mitezza/ verso il mio destino.//”.
Si nasce: perché?
Comunque, si nasce da una donna: “Ma io sono
femmina,/ so che cosa significa/ avvertire ogni mese,/ portare una luna intera/
dentro di sé.//”.
Forse è quella la luna, quella la luce riflessa
che è necessario sia riaccesa, per “disegnare” una nuova umanità, per ritrovare,
infine, un po’ di requie, un po’ d’amore.
Adele Desideri
pubblicata ne Il Quotidiano
della Calabria, rubrica Idee e società, 10 gennaio 2012, pag. 51
Aldo Bonomi, Eugenio Borgna, Elogio
della depressione, Einaudi, 2011, pag. 137, euro 10
Gli autori del saggio, originale e davvero interessante, Elogio della depressione sono due studiosi
di rara sensibilità e consolidata esperienza: Eugenio Borgna, psichiatra e
docente universitario, e Aldo Bonomi - sociologo - che si autodefinisce “«medico della mutua» delle
comunità locali in preda alle passioni tristi dello spaesamento”.
A prima vista, le discipline della
psichiatria e della sociologia possono apparire molto, troppo diverse tra loro;
tanto da sembrare per lo meno enigmatica l’idea di connetterle in un volume monografico.
Ma, dopo un’attenta e gradevole
lettura, si comprende che le materie in questione possiedono, in realtà, parecchi
punti di intersezione: simili nei presupposti teorici e nei metodi, recuperano
entrambe, infatti, un linguaggio di natura analogico-simbolica, prediligono lo
sguardo fenomenologico ed ermeneutico, respirano nell’identico orizzonte
contestuale, tendono verso i medesimi fini.
Proprio partendo dalla depressione,
intesa più come indole soggettiva che non come malattia, Borgna e Bonomi analizzano,
così, la persona e la società, mentre dialogano, in questo libro, con raffinata
generosità, scioltezza d’intuito, paziente competenza.
La depressione - tratto peculiare delle
“anime ferite dal dolore” - si manifesta in tre forme: esistenziale, motivata o
reattiva, psicotica. La seconda e la terza indicano sofferenze “estreme”,
terribili; tutte e tre scaturiscono, però, da una malinconia che spesso diventa
anche sorgente creativa. Quella
stessa malinconia a cui si riferisce nello Zibaldone
Giacomo Leopardi e che per Romano Guardini “è il prezzo della nascita
dell’eterno nell’uomo”. Tant’è che, annota
lo psichiatra Kurt Schneider, “ci dovremmo preoccupare non di essere stati
depressi una volta in vita, ma di non esserlo stati mai”.
Certamente, scrive Bonomi, l’attuale
tessuto sociale è causa di infelicità, di insoddisfazione, di rancore: “Le
nostre metropoli, (…) luoghi ipermoderni caratterizzati da un massimo di
innovazione e da un massimo di mediocrità, sono la nostra Sarajevo quotidiana”.
Una Sarajevo nella quale il “capitalismo personale” - “sintesi
(…) di individualismo radicale e controllo capillare” - e la tecnologia
dell’informazione - che riduce il corpo a un’arida “macchina per comunicare” - generano
“biografie lavorative sempre più erratiche”, fratturano le relazioni interpersonali,
ledono il senso del futuro e contribuiscono a diffondere un sentire comune
insicuro, fragile sul piano culturale e morale.
L’uomo postmoderno, quindi, per
Bonomi, è colpito dalla depressione, essenzialmente perché conduce un insano stile
di vita.
L’orfano del fordismo è stato licenziato, o è in cassa
integrazione: “non più integrato e
protetto nel super io sociale della classe o della comunità”, è solo,
disilluso, disperato.
Lo stressato dal lavoro - operaio o
manager - mal subisce l’incessante competitività, il “sovraccarico nervoso” dei
ritmi professionali, la mobilità, il pendolarismo.
E il
cognitario è soffocato “in un intreccio di corpo e macchina in cui gli
schermi dei computer divengono spesso l’unico frame di relazione con il mondo e gli altri”.
Lo stressato e il cognitario sono prigionieri di una “nuda vita”: obbligati a
reprimere ogni risonanza emotiva, sia propria che altrui. Alla “nuda vita” si contrappone, poi, la “vita nuda”,
dei “miserabili”, degli “invisibili”, delle “anime morte”, dei sempre più
numerosi disoccupati, che negli stenti
faticano, o muoiono.
In un’epoca così devastata, o meglio,
così deprivata, anche la famiglia è teatro di incomunicabilità, di incertezze, di
violenze.
Ma c’è, una speranza? E dov’è?
La speranza è nelle comunità di
destino e di cura, affermano i coautori. Comunità nelle quali la solidarietà, il
volontariato, la “cura civica” sono impegni d’amore, attimi che solo gli occhi del cuore sanno cogliere, e che,
invece, i “freddi sguardi della raison
cartesiana” nemmeno sfiorano. Comunità nelle quali la povertà induce all’attenzione,
il dolore e la gioia all’ascolto, il dubbio educa alla bellezza del mistero.
Non bisogna stupirsi, allora, che san Paolo
sia percepito, da Borgna e Bonomi, vicino a Massimo Cacciari, giacché
l’apostolo annuncia, nella prima lettera ai Corinzi, che la debolezza è la nostra
forza, e il filosofo sostiene che il “fare politica oggi significa dire
all’altro che non è solo”.
In Italia, in questo senso, abbiamo
avuto grandi maestri, “capaci di accendere nel cuore tracce di speranza”: fra i
tanti, Alcide De Gasperi, Aldo Moro, Enrico Berlinguer.
Contro la razionalità ossessiva e insonne, che fagocita e svilisce le
attese, desertifica i giorni e gli
affetti, Bonomi e Borgna non esitano, perciò, a bisbigliare: “depressi di tutto
il mondo, unitevi”!.
E mostrate alle anime stordite dalla “nuda
vita”, alle anime afflitte della “vita nuda”, altre possibili forme di conoscenza,
di esistenza.
Quando incontrate chi vorrebbe “il
matto consegnato ai servizi, il clandestino alla questura, il barbone ai
dormitori pubblici, i rom all’espulsione e tutti i dannati della terra a un
conservatorismo compassionevole e securitario”, depressi di tutto il mondo, sorridete.
Con dolcezza, con ironia, con dignità.
Finalmente, sorridete!
Adele Desideri
Pubblicata ne Il Quotidiano della Calabria, rubrica Idee e società, 17 febbraio 2012, pag. 59. Dopo il 17 maggio 2012
tramontinversi – rassegna di poesia a viva voce
Quando:
Dal 15
Giugno al 21 Settembre, ogni Venerdì sera alle 21
Dove:
Presso lo
stabilimento balneare Bagno Sauro (Terrazza della Repubblica, 9 Viareggio)
Come:
In ciascun
appuntamento della rassegna, un poeta presenterà una sua opera, edita o
inedita, attraverso la lettura di una selezione di testi. A seguire, dialogo
con il pubblico
Calendario:
15 GIUGNO
Canti
d’Apocalisse e d’estasi
(Campanotto, 2008)
Angelo Tonelli
22 GIUGNO
inediti
Giuseppe Panella
29 GIUGNO
Settanta
volte sete - Siebzig Mal Durst (ETS, Pisa 2006)
Dieter Schlesak
6 LUGLIO
Il
libro dell’oppio
(Puntoacapo, Novi Ligure 2012)
Caterina Davinio
13 LUGLIO
Il
pudore dei gelsomini
(Raffaelli, Rimini 2010)
Adele Desideri
20 LUGLIO
Durata
del mezzogiorno
(Carabba, Chieti 2011)
Antonio Melillo
27 LUGLIO
Abitare
l’attesa (La Vita
Felice, Milano 2011)
Francesco Macciò
3 AGOSTO
About
poetry
Barbara Serdakowski
10 AGOSTO
La
quarta glaciazione
(Campanotto, Udine 2012)
Giancarlo Micheli
17 AGOSTO
Chi
non muore (Campanotto,
Udine 2012)
Stefano Busellato
24 AGOSTO
Alchimie
d’amore (Campanotto,
Udine 2005)
Maria Grazia Maramotti
31 AGOSTO
Romanzo
sospeso (inedito)
Gianluca Cupisti
7 SETTEMBRE
L’emozione
dell’aria (CFR, Sondrio
2012)
Lucetta Frisa
14 SETTEMBRE
Vagabondages (EuropenDumpLink,
Praha 2007)
Elda Torres
21 SETTEMBRE
Poemetto
gastronomico e altri nutrimenti (Jaca
Book, Milano 2012)
Tomaso Kemeny
Perché:
“Soltanto
la perdita di una comunità politica esclude l’individuo dalla umanità” scrisse
Hanna Arendt in Le origini del
totalitarismo. Nell’epoca
attuale, che pare aver condotto ai loro estremi effetti i fenomeni che
l’autrice di Vita activa e de La banalità del male avvertì quali
tendenze o prodromi, la poesia, giacché parola che vuole lasciarsi intendere al
di fuori e al di là di ogni criterio ideologico (l’ideologia della finanza
globale, della società dello spettacolo, delle nuove dominazioni di vecchi o
decrepiti imperialismi), è la realtà che ancora può dar vita a luoghi di autentica
democrazia e libertà, che ancora può offrire cittadinanza a tutti coloro che
non hanno desistito dal proposito di “cambiare la vita” e “trasformare il
mondo”.
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