A nome del “Movimento dal Sottosuolo” mi sento di chiedere a tutti i poeti del nostro paese di fare sentire la propria voce chiedendo la scarcerazione di Angye Gaona, poetessa, giornalista e scultrice comlombiana, incarcerata con l’accusa di narco-traffico. Angye, trentaduenne e madre di una figlia di soli sei anni, e che per cinque anni ha organizzato il Festival di Poesia di Meddelin, è stata arrestata tornando a casa dal Venezuela, dove si era recata per presentare un suo libro di poesie. Con il processo, al quale sono stati aboliti i testimoni, iniziato il 23 Gennaio 2012, la poetessa rischia venti anni di carcere, e come tutti potete immaginare i carceri colombiani non sono certo come i nostri. Dalla salita al potere di Juan Manuel Santos Calderón sembra siano spariti oltre settemila tra uomini e donne culturalmente e politicamente attivi. Se davvero crediamo nella poesia non possiamo starcene zitti.
Vi invito perciò, oltre a divulgare questa notizia, vista l’assenza di informazione italiana, a scivere una lettera, un fax o una mail alle ambasciate colombiane in Italia. Ecco a voi gli indirizzi:
AMBASCIATA DI ROMA
Via G. Pisanelli, 4 – 00196 Roma
tel.: 06-3612131
fax: 06-3225798
http://www.emcolombia.it/embajada/embajada_ante_italia/funcionarios
Vi saluto confidando nella vostra passione, indirizzando questa poesia, che non ho potuto fare a meno di scrivere, a Juan Manuel Santos Calderon.
CANTO XIII (una poesia per Angye Gaona)
“Se tutti comprendessimo che siamo tutti vulnerabili,
saremmo tutti più umani e fraterni. Comprendiamolo!”
- Cristina Castello-
Una grigia giornata, sul mio capo,
si prepara a srotolarmi la notte,
nel pensiero che va di là dal mare,
a Bucaramanga, dove tu, Angye,
soffri l’attesa di chi viene oppresso,
sapendo di non aver mai ficcato
le tue mani nell’illecito sacco
che ingiustamente infanga il tuo paese,
sapendo di aver soltanto lottato
per la giustizia, per la resistenza,
per qualcosa che si chiama verità.
E tu, Juan Manuel Santos Calderón,
di cui oggi nessuno qui ci parla,
no, pensare non puoi di reprimere
la rivoluzione, no, non puoi farlo,
non di certo incarcerando il corpo
che l’idea ne ha generato, non puoi,
perché non puoi incarcerare un’idea,
perché vola l’idea, fugge e naviga,
attraversa gli oceani e va a toccare
tutte le carni vive di chi vive,
perché ormai l’idea ti ha già sconfitto:
forse non oggi, ti dico, non oggi,
ma il suo peso lo sentirai domani,
se non domani, sul letto di morte!
Perché vedi, tu hai rinchiuso Angye,
ma guardami, vedi cosa ho in mano,
sono le sue idee che han viaggiato
fin nella piccola e lontana Italia.
Voglio vedere, io, se tu, Juan Manuel,
che del mondo ti credi il capitano,
saprai un giorno farti solo uomo
guardando nello sguardo del poeta,
e non so dire di poterti odiare,
ma di provare pena, compassione,
tu vuoi dominare i figli del vento,
noi poeti che viviamo di vita,
ma non puoi sentire il caldo vapore
che dai nostri cuori scava il mondo,
noi che viviamo per un solo lemma:
“Rivoluzione! Rivoluzione! Rivoluzione!”
- Andrea Garbin -
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