Piero Mastroberardino è nato in Irpina nel 1966. Laureato in Scienze Economiche con indirizzo manageriale, divide le proprie esperienze professionali tra l'attività di ricerca universitaria, come professore ordinario di Discipline Economico-Aziendali, e la guida del gruppo imprenditoriale familiare omonimo, operante da generazioni nel campo della viticoltura e della produzione di vini di pregio. Ha pubblicato vari volumi e articoli su riviste scientifiche e il romanzo Umano errare, Albatros, Roma, 2011. Un romanzo, ricco di intrecci carrieristici di manager ambiziosi che si confrontano con le inquietudini dell’esistenza. In questa rubrica proponiamo alcune poesie che sono il percorso di una visione espressa tramite memorabili immagini e un infallibile senso ritmico. Un verso intimamente musicale che lega i frammenti del tempo e le ombre dello spazio. Una parola che si fa carne dello spirito.
1.
Terra
Il tuo sapore intenso porge il vento,
Aggrappa l'uomo alle radici stanche,
Donando senso a delle trame antiche.
Il senso del ritorno alla memoria
Spazza le angosce, dolce fa il tormento.
Ti raccoglie nel ventre della storia
E ti riporta tra le mura amiche.
Vago sentiero ove spirito erra
Ad appagare le pulsioni inquiete.
Per aspirare ad ascendere al trono
Troppo fugace appare il gesto umano,
Che traccia il solco al cuore della Terra.
E intendi che puoi superare il vano,
E stare in pace, a contemplare il dono.
2.
Ti porto nel cuore
Come grida d'aiuto di un bambino,
La mano stanca non perde la presa,
Mentre l'animo tuo si libra in volo.
Scivola via, ch'è tempo di lasciare,
A briglia sciolta, scevro da destino.
E già dilaga il vuoto da colmare,
E sento e spero di non esser solo.
Ora sembianza tua si fa ricordo,
Forme, colori, suoni nella mente,
Prima scolpiti a vivo sulla pietra,
Di giorno in giorno sfumano nel sogno.
E li reclami, urlando a orecchio sordo,
Di meno incidi, e più ne hai di bisogno,
Triste navigator su un’onda tetra.
3.
Rivelazione
Parla, spirito, come avessi voce,
E fa' che intorno il senso non sia ignoto.
Nel mentre ti concedi a quel cospetto,
Respira piano, lasciati cadere.
Lascia che ti soverchi quella croce,
E a coloro che non sanno vedere,
Non annunciare il fine maledetto.
La tua visione, parto fantasioso,
Poco credito acquista di ragione,
Poi che così diverge dal reale,
Da rendere l’attesa velleitaria,
E il suo manifestarsi più gravoso,
Per esser la sorpresa planetaria,
ed avvincente, e tragico, il finale.
4.
Apparizione
Uno sguardo soave, ingenuo, fresco,
Si è posato sulla tovaglia bianca
E vi ha riflesso il suo animo puro.
Si è poi levato lentamente in volo:
Non reco turbamenti, adesso esco,
Ti lascio completare questo assolo
E me ne torno in un angolo oscuro.
5.
Anima e corpo
Anima e corpo, avvinti nel destino,
Fusi in unico stampo all'apparenza,
Si rivelano autonomi sentieri,
Che incrociano le rotte e pur le lame,
Fino ad ostacolarsi nel cammino,
E scatenare furibonde trame,
che dilaniano docili pensieri.
6.
Immobile.
Immobile.
Osservo quel
fluido che scorre solcando rotondo.
Non traccia
alcun solco.
Compone le
immagini con le parole…
Non reco
rumori,
Non turbo la
pace che vibra nell’animo e muove la mano
Leggera, non
poggia, appena lambisce…
E libera
petali morbidi
che sfiorano
il fiore dell’acqua di un lago.
Immobile.
7.
Espianto.
Estrarre la
tua anima da un foro,
Restare ad
osservarla, sguscia via,
Esproprio radicale
di emozioni.
Dapprima si
dimena, cerca un varco,
Furiosa, in
un principio d’asfissia,
Spende
residue forze, pare un toro…
Quanto
resisti, spirito malato,
Divelto, poi
reciso dal tuo stelo.
Provo a
stringer le mani in una morsa,
Le mani
nostre, ci fanno del male.
Non allento
la presa, stendo il velo…
Ti sento e
vedo gemere, provato.
Mentre la
vita repentinamente
Esce di
scena, vola lo spartito.
Osservi
sofferente, intrappolato,
Spossato, di
quel gesto chiedi il fine.
L’animo si
dilegua ora smarrito,
Scacciato in
modi bruschi dalla mente.
Lo vedo rallentare
in lontananza,
Vagabondare
inerme nella neve,
Ricercare
improbabili ragioni.
Poi mi lascio
cullare, dolcemente,
Prima
d’abbandonarmi a un sonno lieve
È un sonno
senza forze. Né speranza.
8.
Pace.
Inafferrabile.
Nel mentre tu la invochi, si dissolve.
Incomprimibile.
Quando la cerchi, nella concitazione, fugge.
Svanisce in un momento per tornare,
Inaspettata,
Quando il tuo cuore è in...
Pace.
9.
Outro
C’è buio
fuori, e gelo.
Vedo il
rifugio… cerco riparo dentro…
Busso…
Non mi
rispondo. Devo essere uscito…
Aspetto?
Vado.
10.
Catarsi
Acqua, lava
la terra dai pensieri
Artefici di
contaminazioni.
Ingolla toni
chiari e tinte scure,
Non ti
curare delle differenze,
Travolgi, con
i deboli, i guerrieri.
Trascina i
pregiudizi e le sentenze,
Liberando, dall’uomo,
le paure.
11.
E guardo il
mare
L’occhio si
perde in universo informe
Che
ingurgita le forme, e le espressioni.
È liquido, ti
lasci risucchiare…
Risacca,
scava tombe a questi piedi,
Sommergi dentro
il nulla, da riempire,
Saturare lo
spirito, donarti
Sensazione
di gonfio, tracimare,
Talmente
gonfio che ti manca l’aria…
Socchiudi
l’occhio, che si perde… in mare.
12.
Vento freddo
Soffia vento
sferzante, radi il suolo,
Strappa la
vita a stanco combattente.
Chi ha le armi
spuntate, e lotta ancora,
Chi le ha
deposte volontariamente,
Chi le
aborrisce per partito preso.
Chi confida
nelle difese altrui,
Chi si
arrende, ed osserva avvizzito,
E chi
declina ogni ulteriore invito,
Ché preferisce
stare lì sospeso,
Per non inabissarsi,
dalla prora.
13.
Vita
Intimamente
abbarbicata a un giunco,
Non pare
suscettibile di espianto.
Anzi, è un
unico corpo col suo scafo.
Forte nelle
espressioni, nei sorrisi,
Nelle
movenze e nel respiro stanco,
Sta sempre
lì, radice dentro un corpo,
Che non si
ferma ad apprezzarne essenza,
Dandone per
scontata resistenza,
Fin quando
non decide il suo commiato.
E lascia gli
altri a contemplare il vacuo,
A interrogarsi,
finché dura il pianto,
Nell’impotenza,
al cospetto del fato.
14.
Amaro
Son
cresciuto convinto che odio e guerre
Appartenessero
a storia passata,
A un mondo
di barbarie, di saccheggi,
Impiccagioni,
esecuzioni in piazza,
Crudeli
arbitrii e lotte fratricide,
Crocifissioni,
e uomini in corazza.
Appena
risvegliato da quel sogno,
Mi accosto ad
un’angusta feritoia,
E dedico uno
sguardo alla vallata…
Poi indosso
l’armatura… e scendo in strada.
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