L’Omaggio
a Marziale di Mario Fresa
Ventiquattro
epigrammi offerti con la luminosità degna del grande poeta , interprete della
quotidianità e della cultura del popolo romano. Nato in Spagna nel 40 dopo
Cristo Marziale si sposta nella capitale nel 64, donando alla poesia universale
quegli “epigrammi” che sono gioielli immortali. La sua personalità è presente
in ogni pagina con l'aspetto comico-satirico, spesso reso dal fulmen in
clausula, o in cauda venenum (stoccata finale), ovvero la tendenza a
concentrare gli elementi comici e pungenti nella chiusa dei componimenti,
terminanti con una battuta inaspettata. Tale tecnica è lo strumento
privilegiato della sua poesia: il senso stesso e lo spirito di moltissimi
componimenti sono da ricercare nel finale dell'epigramma, "che a volte riassume
i termini di una situazione in una formulazione estremamente incisiva e
pregnante, altre volte li porta ad una comica iperbole, altre volte li
costringe a un esito assurdo o a un paradosso, altre volte li pone
all'improvviso..” - Mario Fresa riesce con egregia perfezione a riproporre –
tradotti elegantemente e culturalmente alti – alcuni passi della gigantesca
opera latina, riaccendendo versi che si leggono e rileggono con immenso
interesse, e partecipazione. La satira è ricca: “Flavia denuncia d’essere
stata violentata, a turno, dai ladroni./ Quelli protestano : saremo pure
delinquenti, ma non coglioni”. “Siete fatti l’uno per l’altra:/ un’oca,
ignorante e scaltra,/ e un imbecille monocordo./ Ma non andate d’accordo?” –
Avverte gioiosamente Fresa : “…la scelta della rima nasce dall’idea di una
costruzione burlesco-sintetica della parola tradotta, nell’ipotesi di un
travestimento di trasversale giocosità straniante…” e infatti la lettura
riporta delicatamente al sorriso e lascia un’eco che diviene scommessa
dell’attesa.
Mario Fresa, Omaggio a Marziale, con una tavola fuori
testo di Carlo Villa, Edizioni L’Arca Felice, 2011.
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