lunedì 3 ottobre 2011

Su Lattice di Andrea Garbin

nota di lettura di Eloy José Santos

Un'ottima raccolta di poesie: in Lattice c'è musica verbale, mistero e soprattutto una voce propria, condizione senza la quale il resto resterebbe semplice ornamento. Ho segnato a matita diversi componimenti e versi o gruppi di versi che mi sembrano notevoli: Un foglio, Dormiveglia (mi piace molto e mi ha fatto pure sorridere il verso: “sorseggio rum e credo che son sveglio”), Sottocoperta, Una chioma e altri. Tante poesie girano attorno al letto come luogo di rivelazione: mi è balenata l'idea che, non so se con volontarietà o meno (ma questo dato non è importante), si è tentato anche un aggiornamento ironico dell'epitalamio, quell'antico genere poetico, greco e nuziale, di componimenti “sul letto”. Poi ci sarebbe tanto da dire su cosa è diventato il concetto del nuziale per l'uomo “moderno”.

Eloy José Santos è nato a Salamanca [Spagna] nel 1963. Laureato in filologia italiana presso l'Università  di Salamanca, ha vissuto a Napoli, Washington DC, Roma. Ha  lavorato come giornalista, traduttore, insegnante. È stato lettore di lingua spagnola all'Università Federico  II di Napoli. Ha pubblicato le poesie raccolte in Note di un giardino precario (Notas de un jardin precario, 2003). In italiano sue poesie sono apparse in un volumetto edito da Via del vento (Nettunaria e altre poesie, a cura di Alessandro Ghignoli,  2002), e in una antologia di poeti mediterranei (Lingue di  mare, lingue di terra, edito da Mesogea nel 1999).

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