domenica 24 luglio 2011

Mario Fresa. Ritratti di poesia (20)





 Alberto Mori






Alberto Mori è un poeta sorprendente: i suoi versi brillano, scorrono, si muovono ed esplodono con la stessa effervescente, gioiosa irrequietezza dell’argento vivo. Il suo ultimo libro, Financial (Fara editore, 2011, con una nota introduttiva di Giorgio Bonacini), ha il fascino e l’unitarietà di una compiuta e solida struttura poematica, nella quale sono fotografati e registrati i tortuosi movimenti, i tic, le strategie, le miserie e le avventatezze del mondo un po’ diabolico dell’economia (e, in particolare, delle transazioni finanziarie). È un tema difficilissimo da trasformare in poesia; eppure Mori è capace, con l’uso di un potente plasticismo visivo e sonoro, di trascinare il lettore in un viaggio grandiosamente rabelaisiano, continuamente sospeso tra il drammatico e il paradossale, tra l’epico e il grottesco.
La prospettiva di questa poesia appare seduttivamente impalpabile e sfuggente come lo stesso inarrestabile, oscuro flusso di perdite e di acquisti, di guadagni e di sconfitte dell’universo finanziario - spettacolo mostruoso, perché lucidissimo e delirante - messo in scena da Mori con una intelligente mistura di stupefatta visionarietà e di crudo iperrealismo.
La vita, dunque, impietosamente sottoposta alle leggi del Capitale, si mostra affannosa, ciclotimica e transitoria; e lo sguardo del poeta osserva, documenta e racconta l’ansioso avvicendarsi delle catastrofi e delle risalite dell’inferno della Borsa con un occhio pervaso da una saporosa, ironica leggerezza, scegliendo un’impostazione linguistica impulsiva e stordente, coloratissima e galleggiante, immersa in una catena di costruzioni ritmiche e verbali simili a un febbricitante cluster musicale che fa sbandare e sorprendere, commuovere e sorridere; ed è assai vivo, nella poesia di Mori, l’insorgere continuo di uno stralunato, irridente, anarchico impegno civile che ci pone di fronte a un’opera enigmaticamente «concreta» ed «evasiva»: l’inumana coerenza del mercato economico, arena sanguinosa e teatro dell’assurdo, diventa, qui, un mobilissimo, inquieto, straripante poema che travolge e disorienta, riuscendo, allo stesso tempo, a farci divertire e meditare.







Nella luce aurea della pelle
il bilanciamento differenziale della spese mensili sussidiarie
illude e disillude
sul crinale contabile della pendenza
ed assesta
ad estensione delle braccia
in attesa del passaggio equilibrante







Alberto Mori, poeta performer e artista, in più di vent’anni di attività ha costruito e sperimentato una personale attività di ricerca nella poesia, utilizzando di volta in volta altre forme d’arte e di comunicazione: dalla poesia sonora e visiva, alla performance, dall’installazione al video e alla fotografia. Nello stesso tempo, ha collaborato con molti fra i più noti poeti contemporanei, italiani e stranieri, per la realizzazione di letture pubbliche, manifestazioni ed eventi dedicati alla poesia. Dal 1986 ha all’attivo numerose pubblicazioni. Tra i suoi ultimi libri: Iperpoesie  (2001), e nel 2006 Utópos (2006)), Raccolta (2008) Fashion (2009) e Objects (2010).




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