giovedì 23 giugno 2011

Su Alla confluenza dell'attesa di Lorenzo Gattoni

Edizioni L'Arca Felice, 2010, con dipinti di Luca Bonfanti

nota di lettura di AR

«Scrivere è zittire un'assenza (…) nella duplice forma dell'abbandono e dell'attesa. (…) La poesia è quindi ascolto, perché zittire un'assenza significa dare voce al silenzio, al vuoto.»
Cosi scrive Gattoni in esergo a questa saporosa plaquette che, per la capacità di catalizzare immagini spiazzanti e trasmettere scariche emozionali, ci ricorda un po' lo stile di Vincenzo Celli.  Si considerino questi exempla del Gattoni:  «alla confluenza dell'attesa / una nuvola si sfalda / quando ti chiamo / e non ci sei» (p. 7); «il ricambio del tempo / è un'unghia sulla lavagna / e il gesso un miraggio» (p. 8); «scivoliamo sul dorso / del cucchiaio come amanti  / in rivolta, sulle cataste / in cordata annaspiamo» (p. 13). Una versificazione che ci attira subito nel mondo del Nostro e ce lo fa sentire amico per la sua voce accogliente che sa varcare con la leggerezza di una brezza sotttile il silenzio fra abbandono e attesa, come testimoniato anche dalla bella poesia in quarta di copertina:

(…)
il tempo è così poco 
è così poco tutto
che avere fretta è stare fermi


e poi è così bella la malattia
dell'attesa, così piena
di catrame e di tramonto

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