Beppe Costa sceglie: Luca Artioli Suture e non solo
Versi in nuce
Ed ecco già l’enigma, tu
che vieni senza disperarti
di me o di te, che chiami
per nome le paure, perché
non lo siano più (sulla bocca,
in un atto di rammendo).
Così, a poco a poco, la misura
del silenzio si è fatta colma
ed è spazio, solo spazio adesso
da lasciare intatto alla parola,
come tra i polmoni e le costole
l’agio ampio del respiro.
L’inesperienza di una promessa
L’appartenere alla sera
è quando i lampioni alti
della piazza sono
proiettili sulla tapparella,
stelle di muro (che sanno
della nostra distanza,
ora annullata).
L’appartenere alla sera
è incontrare il tuo
sguardo vestito d’espiazione
- il motivo che ci unisce -
come fosse l’inesperienza
di una promessa fatta
prima del mare, ma sicura
sicurissima del ritorno.
Per saperne di più: www.lucaartioli.it/wp
Luca Artioli: Suture, La poesia come resilienza
€ 11,00 pp. 86 (Ruach 2) - ISBN 978 88 95139 93 7
per acquisti
http://www.faraeditore.it/
Per quanto riguarda Thauma, rimando a:
http://beppe-costa.blogspot.com/2010/10/thauma-edizioni-collana-poetica.html
In questo sogno che forse è riconducibile alla poesia, rifiutando ogni luogo comune e\o adeguandosi a scelte di vita che sembra non comtemplino più la felicità, l'incontro è oggi non tanto il lavoro, quanto la sola speranza che esso possa, in qualche modo esserci o, addirittura, esserci come volevamo.
In questa società che corre verso un precipizio talmente profondo che non può più calcolarsi la fine, in una società dove perfino i libri sembrano scritti da alfabetizzati d'età giuliva e sorridente che mostrano al nonno il proprio compitino (quasi) ben fatto con la nota critica o il premiuzzo da 4 a un soldo ottenuto pagando 100 euro per ogni riga inviata.
In questo turbinìo di spazzatura volante spacciata per cultura, in questi spazi dove non ci sono muri pareti o almeno cancelli che evitino l'assalto di mamme rifatte che accompagnano figlie in gare di "velinare" dai culi sodi, almeno per uno o due decenni, in questo mondo perdente battaglie, qualche piccola onda si muove, malgrado tempeste.
Poeti dolenti cui salvezza unica sembra essere la poesia, non quella certo da esposizione o da portare in carrozze lustrate, bensì quella che si ficca come lama attraverso le righe ai tuoi occhi e leggi, rileggi, ritorni alla pagina e scegli, ti ritrovi, ti si inchioda alla pancia, ti ricorda che tu, anche tu come tanti, ti ritrovi nelle sue stesse stanze. Le tante, buie, a vole ironiche 'stanze' di Luca Artioli.
Anche lui, Luca una sorta di pianta di quel giardino con poca acqua in apparenza che cresce fra Montichiari e Verona, fra Mantova e Pesaro, in quella strada che sembra incociarsi fra Poeti dallo spazio e Poeti dell'editore Thauma, fra la Roma, ormai un grande mercato (goffo e zeppo) di cibo, dove cerco di sopravvivere, con le complicità di Fabio Barcellandi, Andrea Garbin e il 'maestoso e sorridente 'gigante' Serse Cardellini.
Con Luca Artioli (al microfono) Fabio Barcellandi e Andrea Garbin 1° Fiera dell’Editoria Poetica Italiana
Domenica 12 giugno 2011 - Palazzo della Gran Guardia - VeronaDico questo perché forse (anzi certo) che alcuni di loro\noi, incontrandosi in rete (spazio) appunto, ritroviamo e ci ritroviamo in quella strada che appare sempre più affollata di parole che occupano milioni di pagine spesso appena sfiorate, ma dove la polvere citata da Alessandro Assiri (anche libreria Bocù a Verona), sembra aspirata, svanita e dove, per un caso cercato insistentemente sembra che la poesia non sia 'egoista', non serva (come nel mio caso) a chi non sa fare altro e sia tornata ad essere l'arte dell'incontro e soprattutto la visione di quella tragedia umana che tanti, troppi, non vedono, né sentono.
Il poeta, con il sentire di sé, nel vivere ciò che lo circonda avverte con la propria parole anche gli altri, i distratti e gli attenti e... chi vuol ascoltare ascolti.
Questa era (e dovrebbe essere la funzione della poesia e non soltanto una spesa minore rispetto allo psicologo).
Scrive Hirshman: «Luca Artioli, alla veneranda età di 35 anni, crea una poesia che è al contempo saggia e piena di velenosa grazia, la cui musica – sorprendentemente potente e che scaturisce dallo scontro dialettico tra il silenzio e la parola sonora composta – ne fa un poeta capace di udire le profondità offerteci dal linguaggio di oggi.».
In queste poche righe in sintesi il noto poeta americano, inserito di forza fra gli amici poeti che operano in zone dove la riccchezza e i numeri appaiono come unica risorsa del vivere, c'è tutta la forza del lavoro poetico della poesia di Luca Artioli.
Uso il termine di lavoro, proprio perché da noi, paese di poeti e naviganti eccetera, sembra invece che la poesia serva soltanto ai tanti editori (il loro sì che viene considerato lavoro) che sfuttano, speculano, incastrano quei tanti che di libri di poesia (per rimanere vivi in futuro - pia illusione) sono ghiotti e ne fanno consumo: gli stessi autori con qualche rara eccezione.
So di trovarmi in un campo minato, dove critici senza età e tempo, docenti universitari e traduttori di altri hanno e continuano ad esserlo gravi e grandi responsabilità nei confronti della poesia italiana o straniera che sia.
Chi fosse in grado di 'annusare' l'aria che respira sa che di poesia si nutrono din da bambini la gran parte degli esseri umani, qualcuno la divora, la massacra, la finisce, salvo poi, alla morte del 'sommo' poeta ricominciare a mangiarci divorando ciò che del cadavere rimasto: così recenti convegni e tavolate su Senghor, Luzi e Bertolucci ci hanno spiegato quante volte i relatori avevano incontrato i suddetti e quante volte avevano stretto loro le mani, partecipato a premi e quante volte ho sentito dire (Spaziani Maria Lusia) io, io, io, io.
Così, ancora una volta, una occasione persa a far sì che qualcuno incuriosito cercasse qualche libro di questi tre autori. Ebbene no. Di Senghor ci rimane (a me e gli astanti) che aveva usato il termine "scimmia" parlando della moglie. Nient'altro. E di Luzi che aveva premiato la Spazioni quando ancora 'ella' era in giovane età.
Così di questi tre poeti sappiamo quante volte hanno incontrato Lagazzi, Spaziani e chissà chi altri. Il resto? non conta.
Ma adesso la parola alla poesia, a Luca Artioli nel nostro caso.
beppe costa
Versi in nuce
Ed ecco già l’enigma, tu
che vieni senza disperarti
di me o di te, che chiami
per nome le paure, perché
non lo siano più (sulla bocca,
in un atto di rammendo).
Così, a poco a poco, la misura
del silenzio si è fatta colma
ed è spazio, solo spazio adesso
da lasciare intatto alla parola,
come tra i polmoni e le costole
l’agio ampio del respiro.
L’inesperienza di una promessa
L’appartenere alla sera
è quando i lampioni alti
della piazza sono
proiettili sulla tapparella,
stelle di muro (che sanno
della nostra distanza,
ora annullata).
L’appartenere alla sera
è incontrare il tuo
sguardo vestito d’espiazione
- il motivo che ci unisce -
come fosse l’inesperienza
di una promessa fatta
prima del mare, ma sicura
sicurissima del ritorno.
Per saperne di più: www.lucaartioli.it/wp
Luca Artioli: Suture, La poesia come resilienza
€ 11,00 pp. 86 (Ruach 2) - ISBN 978 88 95139 93 7
per acquisti
http://www.faraeditore.it/
Con Luca Artioli, anche altri due Poeti: Andrea Garbin e Fabio Barcellandi coinvolti nelle l'edizioni Thauma (con testo a fronte in inglese), li ritroviamo in questi giorni in Irlanda per presentare "POETHREE" new italian voices
Per quanto riguarda Thauma, rimando a:
http://beppe-costa.blogspot.com/2010/10/thauma-edizioni-collana-poetica.html
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