venerdì 29 aprile 2011

Su Esco di Manuela Giabardo

DaZeroaMille: poesia con Manuela Giabardo

Edizioni del Leone, 2011

nota di lettura di AR

Come

Come una gallina
con la testa mozzata corro
in un cerchio impazzito
prima di diventare cosa
morta
sotto le tue coperte.

Il tono di questa raccolta ci sembra eminentemente lirico amoroso, eppure poesie come quella qui sopra, sanno trasfigurare il sentimento in qualcosa che scolpisce lo spazio, lo movimenta e fissa una “storia” con le sue dinamiche, tensioni, lacerazioni: “quest'anno ci accoglierà / con un abbraccio nero seppia / la via del ritorno sprangata” (Primavera, p. 13); “Ma il mio angolo è sempre lì / e promette, sicuri, nuovi abbagli” (E tu sei già, p. 16); “Gli uccelli si danno al vento / (…) / come pietre / come pure corpi neri, / di puro peso. // E al vento vorremmo darci / anche noi, / saettando oltre gli alberi / fino a quella gola di luce” (Pomeriggio, p. 17); “Prova a sporgerti, mi hai detto un giorno / per vedere oltre… / ma non vedi che cammino nel vuoto” (Prova, p. 21); “e noi ci guardiamo l'un l'altro / asppettando una sola goccia, / un brivido di gelo. / Il segnale che si potrà ricominciare” (Tempo d'attesa, p. 31).
E troviamo anche ritratti di persone “vicine”:  si veda la bella poesia Ti alzi o L'oste o Quella di ieri di cui proponiamo alcuni versi: “La ricordo bene. / Non sa stare ferma / e ride, con lacrime tornite / (…) / Sento a volte il suo canto / quando, sola / cerco la fragranza di altre ore / alla luce pulita del sole d'autunno. / Ma eccola, dopo un attimo / dritta come un cardo nell'erba / mentre sfida, ad occhi chiusi, / il volo radente delle rondini” (p. 39).
Una raccolta che, se a volte indugia in lirismi e scelte lessicali un po' “poetiche” (es. "nel vuoto siderale dell'oblio”, La luna, p. 36), offre tante pagine intense e rivela una grande capacità di “inquadrare” visivamente ed emozionalmente con poche esatte parole situazioni e persone: “La bocca di ognuno è sigillata / in una lenta fusione / di sguardi disabitati” (Le ferie, p. 40); “Sono il volto perfetto, prisma / che riverbera ogni solitudine / (…) / il cuscino di ghiaccio” (Sono, p. 41).

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