giovedì 28 aprile 2011

Su A dieci minuti da Urano di Carla De Angelis

di  Piero Lo Iacono  21 aprile 19.47.45

Dirompenti queste poesie come l’urlo di Munch. Vibranti di immagini, sinestesie, sentimenti, passioni, vitalità. Versi da cui passano universi di amore e morte, bellezza e malinconia, terra e cielo, il tempo e le ombre, il desiderio e la lontananza, il sonno e la veglia.
Una confessional poetry, uno stream of consciousness, introspettivo in cui ti denudi e scorri declinandoti col lettore che abbia la capacità e la volontà a sua volta di mettersi a nudo davanti agli “specchietti” che tu gli porgi… Consapevole che “non è la conoscenza è / l’assenza di verità che uccide”.
Col tuo inconfondibile dono di levità e grazia, intarsi versi di aspra dolcezza e di delicata suggestività, attinte al lavorio faticoso di autoscavo e di spietata autoanalisi coraggiosa….
“Affamata di innocenza e di carezze” ti riprometti di amare e di amarti di più.
Volendo seppellire pietosamente quei frammenti, i cocci di te, “in una buca profonda”.
Esprimendo il bisogno di offrirti un guado, delle stepping stones, e “attendere con fiducia l’angelo”. Che bellezza!
Si intravede cosa ti cruccia, il non sapere come poter “profumare tutti i fiori”, si vede cosa t’impaura, “temo la vita senza emozioni”. Si vede la tua / nostra vexata quaestio: “In cerca / del filo che accorda / mente e cuore”. Si vede un tuo ritratto mignon in miniatura:
“Rincorro la bimba afferro l’adolescente/ resto mistero – sono una donna”.
“Obbedisco ignorando la meta” e il bellissimo “PER PIANGERE ASPETTO LA PIOGGIA”.
La bellezza “ci as/serve” tu dici. La poesia forse ci salva. Le parole sono caronti e traghetti-culle per le ferite. “Innalzo una scala dall’abisso/ poso piano il piede sul gradino”.
E all’étalage du moi, parallelo all’intimo io sgranato fa capolino il sociale coi suoi problemi: il “dovere scuse/ al pane che butto”.
O la domanda apparentemente naif: “Siamo ancora buoni?”
O credere che “un contatto su facebook fosse un amico”. Che bellezza!

La fede non è risparmiata, ed è ironicamente “ceduta” alla portata dell’umano, e ci si riduce a chiedere a un gatto, come già fecero gli egiziani che lo scambiarono per un dio, ciò che il nostro Dio non ci dice, non ci concede, rivelazioni geroglifiche sornioni, come i varchi montaliani, l’anello rotto che tradisca e spezzi la catena di omertà…

Ho amato versi come questi alla E.A. Poe da impararli a memoria:
“Un gatto fermo sulla soglia, / fingo di non vederlo / mi vuole appartenere / è il primo quadro che appendo” (pag. 18).

Ho amato la chiusa dickinsoniana di struggente bellezza a pag.35:
“Lascio aperta anche la porta / quando vuoi puoi andare”.
Ho amato questo verso del miglior Caproni o Sbarbaro: “Sono sui passi per non rimanere”.
Ho amato i tuoi versi… grazie Carla per avermene data la possibilità.
BUONA PASQUA!

1 commento:

Cinzia Marulli ha detto...

Grazie per averci proposto le poesie di Carla De Angelis, una poetessa e scrittrice che ammiro moltissimo, sia come donna che come artista. Non ho letto questo libro e spero di rimediare al più presto.
Cinzia Marulli