Marisa Papa Ruggiero
Instancabilmente ondosa e impaziente, procellosa e imprevedibile, la cifra poetica di Marisa Papa Ruggiero tende a consegnare la chiave dei suoi segreti agli elementi imponderabili del suono e del movimento, rendendo la stessa scrittura un luogo «aperto» e in divenire: uno spazio, cioè, sempre in attesa di essere colmato ed esplorato (diremmo «interpretato») fino in fondo. Tale direzione non vuol dire, naturalmente, anteporre i valori del significante a quelli del significato: ché la liquida scorrevolezza del dettato poetico della Papa Ruggiero abbraccia e contempla il senso e il suono degli eventi riassumendoli in un indivisibile organismo, nel quale ciò che appare corrisponde a ciò che realmente è. Perciò, mai si rileva, in questa ribollente e increspata scrittura, il pericolo della «finzione» letteraria, né di un approccio edonistico o evasivo, giacché in essa tutto scorre, incalza e finalmente si slancia con il senso di un’estrema e naturale libertà che invita a leggere ogni verso come un’unica, potente risonanza che disdegna le barriere e i limiti dell’inizio e della fine, approntando continuamente rivelazioni inaspettate, sorprese incalcolate, molteplici vie di uscita. Nella presente poesia inedita, la Papa Ruggiero dà prova di un notevole gioco di condensazione e di sovrapposizione di lampi, segnali, avvertimenti e illuminazioni intelligentemente concentrati in una struttura compatta, di natura sinestetica, riuscendo a far dialogare la verticalità di una tensione aerea e impalpabile con la densa fisicità di un atto del quale si evocano e si diffondono, con materica definizione, le più accese manifestazioni tattili, visive e sonore. La poesia cresce, cresce, cresce fino a esplodere in una specie di immisurabile costellazione, dirigendo i versi nel deflusso di una corrente inarrestabile, in cui si avverte una violenta fusione di moto e di luce, di canto e di pensiero, che sembra concedere – al poeta e al lettore-ascoltatore – la magnifica, momentanea sospensione di una felicità inconosciuta, in cui si sono, per un istante, azzerate e superate le basse finalità semplicemente «comunicative» della parola e si è imparato, letteralmente, a danzare in uno spazio dilatato e pre-logico, registrando vibrazioni, sapori, pigmenti e riflessi di estesa e vulcanica indomabilità.
Satellite glance
(inedito)
In punta di freccia
sparata dove
in quale abisso o distanza
squarciato il tempo
s’aprono i tasti
a ventaglio sferico
su plaghe ondose in volo
nel foglio piatto
del monitor
a spirali elettriche sull’ampia
crosta rugosa
che dilaga e sferza
sul nervo ottico maree
informali
in visione esplosa
fra crateri in corsa
planando
a giro d’archi
ad ali spalancate
nel fermo immagine
che vertiginoso schizza
nel fosforo
dell’occhio
ed ecco il borgo
a spilli luce
il passo rallentato
il campo
di calcio dove teso
ti scruti
fin dentro il futuro occhio
che ti guarda
e lanci in rete
più in alto più distante
il tuo pallone
Marisa Papa Ruggiero è nata a Roma, e vive nella città di Napoli, dove ha insegnato per un trentennio nei Licei. La sua attività creativa (poesia lineare-visuale, prosa e critica) è documentata in diverse pubblicazioni antologiche e in riviste quali: «L’area di Broca», «Offerta Speciale», «Oltranza», «Lettera Internazionale», «Novilunio», «Risvolti», «AD HOC», «Paradossi Visuali», «Accenti Mundus». In «Poesia» è apparsa nella rubrica a cura di Mariella Bettarini: «Donne e poesia». Tre sue raccolte poetiche: Terra emersa (1991); Limite interdetto (1993); Origine inversa (1995, Premio Minturno); Campo giroscopico (1998); Persephonia (2001, presentato più volte come evento teatrale); Oblique ubiquità (in Locus solus –2003); Energie di campo (in Al di là del labirinto, 2010). Tra i libri d’artista: Il passaggio dei segni (2003); tra le opere in prosa: Le verità bugiarde (2008). È stata redattrice delle riviste: «Oltranza» e «Risvolti». Ha collaborato come redattrice alla fondazione della rivista di letteratura «Levania», di prossima uscita. Segnalata al Premio L. Montano 2010 per la poesia inedita.
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