di Paolo Ragni
Il 5 febbraio 2011, un sabato solatio e quasi primaverile, nelle “Cantine del Frantoio” della fiorentina Basilica di San Miniato al Monte, Giovanna Fozzer ha presentato Poesia come un albero, (Marietti 1820, 2010) l’antologia da lei curata dell’opera poetica di Margherita Guidacci.
La Guidacci (Firenze 1921-Roma 1992) è stata una grandissima del secolo scorso, un'autrice appartata e intensa, attenta alla cultura internazionale e al contempo immersa dentro un suo originale mondo, in un suo percorso coerente fino alla sofferenza, alla solitudine ma anche alla più vera e partecipata felicità espressiva.
Sopportò gli anni della guerra e quelli, spesso non meno dolorosi, del dopoguerra. Minata da una sensibilità troppo acuta, a un certo punto dovette anche essere ricoverata per qualche mese in una clinica neurologica, attraversando un’esperienza tremenda che sfociò infine nella salvezza. Da essa nacque la splendida raccolta Neurosuite, dove la scrittrice tradusse il proprio dolore non in chiave psicologica o banalmente personale, ma dando senso alla propria vita e luce agli altri. La sua sofferenza, vera, assume una dimensione cosmica, come cosmico è il mistero della Croce e della Resurrezione. A sua volta, la gioia da lei cantata, purissima, è lo slancio di chi esce dalle catacombe.
Animo profondamente religioso, mistica con tutte le libertà di cui si può avvalere un mistico, fu traduttrice profonda e incredibilmente operosa di molti autori, anche se non si cimentò con l'opera completa di Eliot o di Dickinson. Come poetessa, affidò a molte raccolte le risultanze della sua intensa vocazione: le principali sono La sabbia e l'Angelo (1946), Neurosuite (1970), Inno alla gioia (1983), Il buio e lo splendore (1989).
Merito della curatrice dell’antologia e dell'editore Marietti è stato contribuire a recuperare un personaggio noto al suo tempo, ma alquanto isolato – anche per sua precisa volontà – nel contesto ermetico fiorentino, quindi per così dire tollerato – e poi quasi completamente dimenticato. In anni prima sommersi da un diluvio oggettivista, sociologico e piattamente politico, poi ammorbati da un riflusso materialista e consumista, le tensioni spirituali non potevano (e, ahimè, non possono neanche ora) essere comprese, apprezzate e divulgate come meriterebbero. Il risveglio di interesse verso la figura di Margherita non è quindi da attribuire a un clima attualmente favorevole, essendo il nostro tempo, al contrario, avarissimo di spiritualità e avido di consumare le persone come cose, anzi, come cose usa-e-getta, quanto all'attenzione di poche persone sincere, attente alla parola di Margherita e alla Parola. Un’importante premessa era stato il Convegno di studi sull’opera poetica di Guidacci (organizzato al Lyceum fiorentino nel 1999), del quale esistono gli Atti (editi da Le Lettere nel 2001) ed il bellissimo catalogo della Mostra di inediti e fotografie dell’autrice (Edizioni Polistampa 1999), entrambi curati dalla studiosa fiorentina Margherita Ghilardi.
L'iniziativa voluta da Dom Bernardo F.M. Gianni, priore della storica e bellissima Abbazia di San Miniato al Monte, ha riscosso un'attenzione che è riservata soltanto ai grandi eventi: sala strapiena, libri andata a ruba, letture a cura di Angela Giuntini selezionate e vibranti, prive di retorica.
Le parole di Dom Bernardo sono state quelle di un appassionato conoscitore dei testi, e altresì di un monaco che in un centro di spiritualità benedettino-olivetana è a perenne contatto col bello in tutte le sue forme: rivolte quindi a tirare fuori le radici profonde di una lettura anche biblica della vita, quale Margherita condusse nel corso della sua esistenza di poeta e studiosa.
Le parole di Giovanna Fozzer sono state quelle di una curatrice commossa, che con profonda umiltà si è ritagliata un ruolo analogo a quello di un traduttore: massima attenzione al testo, grande scrupolo filologico, assenza di ogni protagonismo che tendesse per forza a dire la propria, magari forzando la parola già scritta. Ecco perché Fozzer ha saputo trasmettere un messaggio di pace e di serenità, quale tante volte, in vita, Margherita aveva cercato attraverso i disastri della guerra, o nelle alterne vicende di una psiche delicata ma anche fortissima. Credo davvero che qualcosa di nuovo negli studi guidacciani sia avvenuto e avvenga ora, a quasi vent'anni dalla scomparsa della grande scrittrice e studiosa, con l’uscita e la presentazione di questo libro.
Ha concluso il pomeriggio la proiezione del bel filmato sul grandioso Altare di Isenheim, opera di Grünewald cantata da Guidacci nel volume dal medesimo titolo: regia di Elisabetta Sgarbi, musiche di Roberto Cacciapaglia.
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