recensione di Nicola Vacca in anteprima per Farapoesia. Questa recensione uscirà mercoledì 2 giugno su «Linea quotidiano» nella rubrica “Nel verso giusto”.
Il poeta ascolta le voci del presente. Stringe nella mano le sensazioni del proprio tempo che scorre, e con semplicità disarmante le riversa sul foglio bianco per donare a chi legge soprattutto emozioni. Questo è il poeta autentico che fa della poesia una cosa onesta.
Stefano Bianchi, riminese classe 1972, in questa direzione sa leggere le cose del mondo. Ce ne eravamo accorti divorando lo splendido Le mie scarpe son sporche anche d’inverno (Fara editore 2007), umana commistione fatta di persone, sentimenti e fatti. Recensendo il libro alla sua uscita, feci notare la naturalezza di Stefano Bianchi, poeta che scrive versi umani troppo umani per inventare gli stati d’animo che ognuno di noi prova nella vita.
Il nuovo libro conferma la riconoscibilità di questo poeta. Sputami a mare (Fara editore, pagine 84, 10 euro) è un’altra meravigliosa incursione nel nostro quotidiano, dove ancora una volta sono le cose semplici a dare la voce a quel filo misterioso dell’esistenza al quale apparteniamo.
Da poeta del vero, Stefano si consuma nella folle corsa dei minuti di giornate e stagioni per cercare con ogni cosa un dialogo naturale. Non mancano nella sua poesia quelle interrogazioni corali che in maniera imprescindibile coincidono con la vita vissuta da ognuno.
“Camminiamo / una strada di ciechi / segnata da chi regge le sorti / senza un dubbio, / ne manca il tempo, / da che tutto quanto è / soldi.”
Per Stefano Bianchi la poesia è un irrinunciabile gioco dei perché per capire come la vita accade nel vero delle cose.
Il poeta è ancorato al suo presente, perché sa trasmettere con forte intensità emotiva il nostro difficile stare: “… in questo tempo / che sembra morire / ingranaggio inceppato / ci prende la testa / come il bianco delle nostre colline / leggero al palato / burrasca alle menti. / Tutto è davvero possibile / e senza una sola ragione / che non sia questa vita / risoffia in mare aperto / la nostra vela stanca”.
Bianchi si sofferma sulla vita vissuta con le sue spigolature. Con una malinconia agrodolce inventa la sua poetica, anteponendo sempre l’emozione a tutto.
Con un umile spirito di condivisione la sua poesia è fatta della stessa materia della realtà che tutti attraversiamo sapendo che il rischio del naufragio nel “mare del presente” è alto.
Quale direzione prendere? Saremo sicuri di trovare una strada? Nella folle corsa della vita saremo in grado di ascoltare?
Questi sono soltanto alcuni degli interrogativi che Stefano Bianchi si pone nella sua poesia, che fa i conti con la sostanza dei giorni che viviamo. Ha ragione il nostro poeta, quando citando Leonard Cohen, afferma che la poesia è la prova della vita.
Sputami a mare è un libro di poesie originali perché il suo autore è un poeta autentico che non si sottrae a dire le cose come stanno. Con una gentilezza pronunciata quasi sotto voce, Stefano Bianchi scuote i cuori con i suoi versi che cantano l’interiorità del nostro vissuto: “È che il segreto di ogni cuore / non ci sta in un bigliettino / quando i giorni se ne vanno // e i giorni se ne vanno // questo è il gioco cui giochiamo / nessun coniglio anima mia”.
I giorni se ne vanno, e il lettore è spiazzato davanti a una poesia, come questa di Stefano Bianchi, che sa avere una voce sola quando le parole sanno sorprendere per la loro sincera aderenza umana a quel vero in cui c’è la vita con la sua “folle corsa dei minuti” che riprende e consuma.
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