giovedì 22 aprile 2010

GIOVANE POESIA ITALIANA a Bologna 27 apr

Il Centro di Poesia Contemporanea e l’Hotel Accademia
sono lieti di invitarvi
Martedì 27 aprile alle ore 18,00
nella Sala dell'Hotel Accademia in Via Belle Arti 6 a Bologna

a GIOVANE POESIA ITALIANA

Incontro realizzato in occasione della presenza in Hotel Accademia della mostra
“In viaggio” del pittore Alessandro La Motta,per un efficace connubio tra poesia e pittura.
Saranno presenti l’artista e gli autori di:
“ Bambino Gesù ” di Daniele Mencarelli (Edizioni Nottetempo, 2010)
“ Una città chiamata le sei di mattina ” di Valerio Grutt (Edizioni della Meridiana, 2009)
“ Il rubino del martedì ” di Francesca Serragnoli (Raffaelli Editore, 2010)
“L'invasione dei granchi giganti” di Federico Italiano (Marietti Editore, 2010)
Presentazione a cura di Davide Rondoni, direttore del Centro di Poesia Contemporanea
SEGUIRA' APERITIVO
HOTEL ACCADEMIA, nella sua rinnovata gestione vuole proporsi come luogo privilegiato di
incontri ed eventi di carattere culturale ed artistico, vocazione già insita nella sua peculiareubicazione, in Via Belle Arti 6 – in pieno centro storico, prossimo ai principali teatri della città, all’Accademia di Belle Arti, al Conservatorio e nel cuore della più antica Università del mondo. Periodicamente l’hotel ospita esposizioni e performance di artisti contemporanei.

Centro di Poesia Contemporanea dell’Università di Bologna
Via delle Belle Arti, 42 40126 Bologna
Tel 051-2094645 Fax 051-2094644 - www.centrodipoesia.it
poesia@unibo.it

L’artista
Alessandro La Motta:
Riminese, diplomato all’Accademia di Belle Arti a Bologna, è pittore e scenografo.
Numerose le esposizioni in ambito internazionale. Artista viaggiatore ha prodotto cicli di
opere dedicate all’Africa e al Medio Oriente. Hagar Stone è il recente lavoro in Palestina
che è presente in mostra.

Gli autori:
 
Daniele Mencarelli
Bambino Gesù (Edizioni Nottetempo, 2010)
La poesia di Mencarelli è densissima di emozioni e cose. Il suo è un realismo che affronta
temi anche socialmente rilevanti, e comunque in grado di coinvolgere con energia il
lettore. E lo fa partendo dalla propria esperienza, come nel capitolo ispirato alla sua
esperienza di lavoro in un ospedale pediatrico, il Bambino Gesù di Roma, a cui si deve il
titolo del libro. Magmatico, molto prosastico, insolito ed efficacemente comunicativo.
(Maurizio Cucchi)
 
Valerio Grutt
Una città chiamata le sei di mattina (Edizioni della Meridiana, 2009)
Grutt è un acuto narratore lirico di dettagli. Esprime l’epica della sua vita - perché di
commedia sentita come epica si tratta - con la disposizione di dettagli che sarebbero
insignificanti, di gesti da poco, di consuetudini che sono improvvise epifanie.
Un’epica della gioia che fa i conti con le guerre quotidiane della indecisione propria e
altrui, con le delusioni dell’amore, con la durezza di una condizione da cani (altra
presenza importante nel libro). Insomma con quella condizione descritta bene dal
romanzo di Gilbert Cesbron, Cani perduti senza collare, cioè di una orfanità che cerca un
risarcimento o meglio una giustizia non commisurata al buon senso o alle sentenze da
tribunale ma a un invisibile e indistruttibile deposito del bene.
(Davide Rondoni)
 
Francesca Serragnoli
Il rubino del martedì (Raffaelli Editore, 2010)
La nuova raccolta poetica di Francesca Serragnoli celebra una pietas proprio legata alla
gente bolognese delle strade e delle piazze alla quale la poetessa stringe simbolicamente la mano per solidarietà e vicinanza. Donne anziane e sfatte, nonni garbati, zii invisibili,
uomini visti di passaggio si muovono in un palcoscenico muto, affaticato. Il verso è lirico e
narrativo, con felici intuizioni che innervano ogni immagine priva di teatralità, nella storia
che seleziona e inquadra: "Questa mattina ho visto i matti / scendere dal pulmino bianco /
accompagnati come bambini in gita / una donna con la berretta / un signore con il riporto
pettinato / che paura quei visi!". In questi versi emerge un sentimento d'amore delicato, un
gesto luminoso di donna e di madre, privo di compromessi e ipocrisia. Francesca
Serragnoli si abbandona ad un canto mai svilito o costruito a tavolino con artifici di
maniera. La misura delle sue parole è un'identità femminile salda anche nell'ombra, nel
dubbio, nell'invocazione, nell'auspicio: "Spero di essere per te / quello che tu sei per me: /
un pungere prezioso e silenzioso / un andirivieni di luce lontanissima / portata coi secchi /
di mano in mano dai secoli".
(Alessandro Moscè)
 
Federico Italiano
L’invasione dei granchi giganti (Marietti Editore, 2010)
La poesia di Federico Italiano tenta le vie di una possibile epica per il nuovo millennio.
Senza ridursi alle scarne e spesso vanitose registrazioni dell'esistente, e senza restare
arrampicata ai modelli poetici centrali del Novecento anche italiano, la voce di questo
poeta alterna, con misteriosa grazia e libertà, fraseggi narrativi a fendenti lirici. Il che
costruisce, in virtù di un buonissimo orecchio interiore e musaico, allenato sul battere di
lingue diversissime e pur a molti livelli intrecciate, come la nostra e la tedesca, un corpo di
poesia capace di sostenere racconti dal respiro minimo o di ere. Reagiscono, dunque, e fan
scintille (dolorose scintille, a volte) il tempo grande e il tempo spicciolo. Ci viene incontro
il racconto di qualcosa, dell'evento segreto o manifesto che riguarda tutti e che il poeta per tutti prova a fissare; o che riguarda solo lui, e però nello sguardo del poeta, nel suo
fissarlo, si manifesta "per tutti". Nessuna divisione possibile, nessuna cucitura entro
schemi tranquilli. La poesia di Italiano si muove seguendo un richiamo, incomprensibile a
orecchi che non siano come i suoi allenati all'ultrasuono, è la fuga dalla rovina, la possibile
letizia.
(Davide Rondoni)

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