di Massimo Sannelli
(l’apice non è questo:
vi è un dio molto forte,
e lo si lascia solo
qui – contro la sua voglia.
dico: l’apice è questo
fiume della giustizia
in me – come io voglio.
l’amico invoca amici
buoni. io prego per questo)
*
dico che è troppo facile
amare da lontano.
io li amavo. li amavo
tutti da vicino. e tu? anche tu
mi ami? e dici sàlvati.
per mia volontà libera io mi sono
esposto a questa fine. per mia colpa.
per la mia volontà e la mia colpa,
è vero. io non credevo mai che questa
ora venisse. perché? non sapevo?
allontanavo sempre questo tempo.
*
se un uomo – un dio no – alla finestra
vede dall’altra parte c’è una donna,
alla finestra. stende i panni, è sola,
piegati i seni verso i fili e non
sa che è guardata. è un giorno dell’estate
più calda. è agosto. è quasi nuda. quello
che vede i dieci istanti della scena
sa che la scena dura poco, ma
guarda e guarda. va bene. e dopo? un solo
minuto toglie tutto: non toccare,
solo vedere, e non vedere mai
più. diciamo che l’onda piange quando
si spezza a riva e le sorgenti d’acqua
ti chiedono la stessa pietà: io credo.
molti uomini nuovi
nascono; ed altri dopo. e questo è bene.
ho fatto cose buone. ho suscitato
arte e pietà, e medicina e genio
tra i piccoli: i fratelli certo sono
molto diversi da me. io lo so bene.
ho fatto tutto e sùbito. rallègrati!
rallègrati! sii forte!
martedì 17 novembre 2009
Frammenti da Prometeo. Un monologo
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