venerdì 18 settembre 2009

Su Economia di Domenico Lombardini


recensione di Vincenzo D'Alessio

scheda de libro qui

La raccolta poetica Economia di Domenico Lombardini è inserita nel contesto dell’antologia Legenda pubblicata da FaraEditore quest’anno al termine del concorso “Pubblica con noi”. Le poesie che compongono questa raccolta sono pregne di termini biologici utilizzati per animare il contesto poetico. L’acribia che regna nelle poesie non sempre consente al lettore, nella prima parte della raccolta, di attingere ai valori semantici che l’Autore invia quali messaggi della sua esistenza e della congiunzione vitale con la Poesia, che vivrà (lo speriamo) dopo la sua scomparsa.
L’economia dei versi è l’economia dell’Io, nella pluralità dei suoi aspetti interiori e remoti. Parte di questa identità viene consegnata alla versatilità da una autoironia che, se spinta troppo, può cadere nella parafrasi, discostandosi dal verso “vero” che parla una lingua universale. Richiamo i versi di pag.52: “non c’è nulla di più disonesto della spontaneità”. Bene ha scritto nelle motivazioni dei giurati Federico Italiano a tal proposito: “Peccato per la tensione ironica che sottende un po’ tutti i testi: è buona e necessaria, spesso però decade in facile – sebbene confezionato con stilemi raffinati – umorismo.”

L’accostamento a Pier Paolo PASOLINI, autore complesso, è esercitato con maggiore adesione nella seconda parte della raccolta Economia, con la ricerca delle “radici” del passato e l’accostamento eversivo verso la presente situazione sociale: “(…) anche il gregarismo / fra cenciosi, poi, alla caccia del diverso, non / evidentemente bianco, in branco, le anime ricciute e camuse / che popolano questo Paese sono un futuro, / un’umanità – adesso” (pag. 61). Rimando anche alla lettura del bel saggio su PASOLINI di Massimo Sannelli e per il richiamo al “contrappunto” a pag. 60 alla bella raccolta di William Stabile “Contrappunti e tre poesie creole” (FaraEditore,2006). Questa vis poetica è ripresa nei versi a pag. 62: “(…) l’anagrafe sta / uccidendo questo paese; e i / giovani sono più morti / dei morti.”
La semiotica di questi versi indicano la decadenza delle nascite della popolazione residente e l’ascesa delle varie popolazioni che si inseriscono nel nostro tessuto sociale. Il richiamo ai giovani è tipicamente pasoliniano. La speranza è nella conversione di questi ultimi; citando PASOLINI: “fosti in fondo votata ai buoni sentimenti / da cui ti difendevi come dalla bellezza / con l’odio razziale contro la passione” (La poesia della tradizione).
L’intonazione dei versi del Nostro è valida e curata. Così come indica Carmine De Falco nella sua critica di giurato: “Sentimento chiave in Economia è la pietà, fortemente legato al senso di fisicità che domina tutta l’opera, bisogno di salvezza dal tempo” (pag. 66).

Settembre, 2009

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