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"Senza Fiato"
Antologia
Guido Passini
Mi chiamo Passini Guido e sono nato il 22 novembre 1978 a Bologna, sono malato di Fibrosi Cistica dalla nascita, anche se la scoperta è avvenuta all’età di cinque anni. Non vorrei soffermarmi su quanto questa malattia abbia più o meno monopolizzato la mia vita, in quanto ognuno dei lettori sa bene cosa significa essere malato di Fibrosi Cistica. Una malattia che mi accompagna nella vita come un compagno fedele. Come l’amante più sagace è sempre presente, senza mai mollarmi un attimo nel bene o nel male. Dopo un ultimo sgambetto del destino che mi ha visto reduce dall’ennesimo pneumotorace ho iniziato a scrivere quelle che molti considerano poesie, ma non avendo l’arroganza di sentirmi poeta. Ho iniziato quasi per gioco a pubblicare questi testi su svariati siti web dedicati alla poesia appurando con soddisfazione che comunque la poesia è ancora seguita e la mia sembrava essere apprezzata.Alcuni mesi dopo ho appreso la notizia sul forum del sito LIFC della morte di un ragazzo malato di FC, e ancora una volta mi resi conto che pochissime persone conoscono questa malattia ed ancora meno ne parlano.Ho deciso cosi di lanciare un’iniziativa a favore della Fibrosi Cistica, dove volevo raccogliere poesie di vari autori più o meno noti che dessero un contributo alle persone che non conoscono la malattia, o che purtroppo ne sono succubi.
Mi piacerebbe presentarvi Senza Fiato, nato da questa iniziativa con quella che è l’introduzione presente nel libro :
Da ore mi ritrovo davanti alla stesura di Senza Fiato cercando di scrivere una breve introduzione che ben lo rappresenti, ma è assai complicato dato che non lo vedo come un semplice libro formato da quelle che ho la modestia di considerare buone poesie, ma piuttosto lo vedo come un vero e proprio atto d’amore verso me stesso, verso tutte quelle persone che sono affette come me dalla Fibrosi Cistica, una malattia purtroppo ancora poco conosciuta per essere combattuta e vinta con tranquillità.
Un atto d’amore soprattutto perché è un progetto in cui fermamente ho creduto, e credo tuttora, che mi ha portato tante gioie, ma a tratti anche tanto dolore. Cosi ho lottato tra il ripetuto sbattersi in faccia una dura realtà, documentandomi ancora di più di quello che ho vissuto nei miei ventinove anni ricercando continuamente un modo di portarlo a tutti quelli che toccheranno con mano questa “creatura”, in maniera delicata ma diretta, e la grande solidarietà e dolcezza di tutti gli amici che hanno dato la loro disponibilità a scrivere le proprie emozioni per raggiungere lo scopo principale di /Senza Fiato/.
Uno scopo da non sottovalutare mai: la conoscenza.
E’ con la conoscenza che ognuno di noi può sperare di vincere qualsiasi cosa si voglia affrontare, senza nascondersi ma viaggiando a testa alta e senza mai abbattersi.
/Senza Fiato/ non nasce come una raccolta di poesie a tema unico, ma come una sequenza di emozioni, un modo di vivere la malattia sotto i tanti punti di vista delle persone. Si ritrovano infatti testi di autori colpiti dalla Fibrosi Cistica, che riversano il loro dolore, il loro coraggio e le loro lacrime in queste pagine, per poi inoltrarsi in testi di autori differenti, che si sono documentati e hanno dato vita a testi vissuti da “un esterno”, per poi addentrarsi in altri autori che hanno fatto del loro testo un documento che parla della malattia stessa, affrontandola in maniere e in modo ironico, ma mai banale.
Recensioni
Nei suoi versi Guido libera l’anima, dapprima lasciandola annegare nel suo dolore e infine vestendola di speranza fiduciosa: la poesia diviene così respiro di vita. “Non mi arrendo, indosso nuove ali e ricomincio a volare”: queste semplici parole descrivono perfettamente la sua poetica.
Carla de Angelis scrive:
La poesia è l’arte di scrivere di tutto su tutto con armonia, è l’arte di entrare con passione, travestita da passi felpati nella mente del lettore; è un dono, ma non basta, è necessario accoglierlo pur sapendo che ci sarà gioia e sofferenza nel custodirlo e farlo crescere nel tempo.
Senza Fiato <http://www.faraeditore.it/html/neumi/senzafiato.html> il libro di poesia curato da Guido Passini ha accolto l’arte, ha esplorato l’universo che il dolore distende sui passi della vita ed è riuscito a dargli una concretezza tale da farlo diventare compito e senso della vita stessa.
La sua poesia viene incontro al lettore colma di una seduzione assolta e spietata, senza schermi che la proteggono dalle intemperie; non si può sfuggire dal significato multiplo delle parole. Attenzione a usarle, il giorno dopo non ci si potrà correggere, la parola è come una lama che trafigge. Tutti gli altri passano correndo su di esse hanno una copertura in più tra interno ed esterno, chi vive “altre esperienze” è più sensibile al loro significato, ha con il linguaggio un rapporto completo, esasperato.
Senza fiato è poesia senza fiato, è un filo che percorre la molteplicità delle voci che hanno contribuito alla stesura di questo libro il cui coinvolgimento è immediato e non trovo le giuste parole per dirlo.
Ha ragione Guido Passini <http://guidoelanimanelvento.splinder.com/> è un atto d’amore, dall’inizio alla fine, va oltre l’emozione/la commozione.
Non conoscevo questa realtà, attraverso Guido Passini <http://respirandopoesia.altervista.org/> e i suoi amici sono entrata nelle loro vite, faticose, ma sempre proiettate al futuro. Vorrei mi considerassero loro amica e mi piacerebbe che non fosse il vento a far girare la girandola posta sulla copertina del libro, ma il respiro di tutti e sulle sue ali portasse il libro nelle stanze, dove si decide quanto e come spendere per la ricerca.
Roma 15 novembre 2008.
Vincenzo d'Alessio scrive:
Vorrei che questo mio pensiero fosse una missiva, non una fredda recensione da inviare a un autore o all’editore. Caro Guido ho letto, ho riletto, e mi sono fermato: fa male la fatica di vivere un’esistenza priva di quella che siamo abituati a definire “normalità”. Ma dimmi: normale vuole dire stare insieme al resto dell’umanità in che modo? Me lo sono chiesto tante volte e, in senso pieno, non l’ho capito.
Ho preso a cancellare le parole “mai” e “sempre” dal concetto di normalità preferendo le parole “possibilmente” e “naturalmente”. In questo modo la fibrosi cistica assume il nome di tumore, per me, quello stesso male terribile che uccide il vapore acqueo della locomotiva uomo: la Speranza. Ho vissuto per intero, senza sconti, lo spegnersi di questa piccola-grande caldaia che è il respiro umano, il sole del creato e l’energia dell’avvenire, ho vissuto la fine della vita.
Il libro che hai curato è un’antologia di Speranza condita di sincerità e di amore per la vita, un’ansia infinita di luce terrena. Tutti i contributi valgono la via da seguire, nessuno escluso. Vorrei citare qualche verso: “La mente aperta dà / le profondità dell’anima / si vede a sé stessa / specchiata nei visi di quelli / che soffrono la minaccia nascosta / di un male silenzioso” (Dave Atasa, p. 38); “Il mio ospite mi vuole uccidere / ma io lo attendo / perché non sono ancora stanco di combattere” (Isher, p. 41); “Guido ha paura / un giorno / di svegliarsi / con gli occhi chiusi / e il respiro assente” (Guido Passini, p. 98).
Non riesco a trovare un percorso ideale per incantare le voci che si alternano in queste pagine; nero su bianco, bianco su nero, caleidoscopio di colori indescrivibili nutriti di sofferta qualità di vita. Potrei dire che le figure retoriche che si affacciano sono metonimie di un male incurabile che toglie il diritto alla vita in ogni composizione? Assolutamente no.
Potrei elencare le rime alternate, con quelle baciate, oppure i baci che le madri di ognuno dei poeti, degli scrittori, degli autori, di quest’opera hanno profuso ai loro “angeli” appena nati?
Potrei citare Esiodo del “Falco e l’usignolo” nella callida iunctura che si nasconde nelle poesie?
In tutte le opere che hai scelto, caro Guido, c’è l’ansia febbrile per la vita ed io ho paura di non capire, di avere fretta di concludere queste righe per non procurarmi lacrime giuste.
Prendo in prestito i versi splendidi che si affacciano ad ogni pagina: “Sono un nome / su un foglio sterilizzato / un punto fra due rette parallele / ove il nulla che avanza / è un muro di indifferenza / che non ferma il tempo / che fugge via” (Pierangela e Rosa Cristofaro, p. 56).
Vorrei non aver perso una buona occasione per esprimerti il bene che la comunicazione sociale dell’editore Fara trasmetterà al mondo in favore del tumore fibrosi cistica.
Gianni Paris, presentando il libro Il resto (parziale) della storia, di Carla De Angelis e Stefano Martello, Fara 2008, invita il lettore a lasciare “questo libro al bar, sulle panchine o dovunque vi piaccia, fatelo girare, racchiudetelo in una bottiglia perché navighi tra la più svariata gente”. Quest’augurio lo vorrei indirizzare a questa meravigliosa creatura che avete messo in moto con il vostro coraggio di vivere.
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