martedì 25 novembre 2008

Su Contrappunti e tre poesie creole


nota di lettura di Alberto Mori

Disteso a letto nella stanza ricoperta da sole foglie di banano dove si sente la notte del cielo tropicale, Paul Gauguin annusa la tiaré, la gardenia screziata dall’odore animale e vegetale infilata nei capelli della fragrante e misteriosa Teura, in uno dei tanti “contrappunti” visivi della sua vita in pittura, per far vibrare poi le crome intense delle sue marine. Anche William Stabile cerca la vita dell’isola: il femminino che conduce oltre la linea d’ombra a rifinire quel quadro dello spirito che la sua di terrestre restituisce e dove si ferma il mare, si resta anche nell’infermabile movimento amoroso; così andare poi in una città, dona l’afflato di traghettare e di sentire quelle amplitudines che i versi lavorano nei loro affronti/confronti con tutti i poeti che hanno sfogliato la rosa amorosa.
Proprio qui William Stabile sembra lasciare ad altri il timone della sua rotta.
L’infingersi nell’alterità vale il gioco, poichè quanto siamo è nell’evidenza della nostra esistenza. I contrappunti di Stabile nella variegatura creata creola dei punti di vista, sempre attentamente calibrati, attraversano molte strie per unica traccia fluente.
Indaco infranto nel cuore abbagliante.

Novembre 2008


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