dal blog.libero.it/cercodiogene
In questi giorni ho letto due libri del mio amico scrittore ed editore Alessandro Ramberti “In Cerca” e la “La simmetria imperfetta” .
Mi è piaciuta molto la silloge In cerca perché è pervasa da quella consapevolezza che Robert Musil, nell’Uomo senza qualità, ha così definito: “Non è vero che il ricercatore insegue la verità è la verità che insegue il ricercatore”.
Sono le verità o le consapevolezze che “assalgono” l’autore a dettare le sue parole: “le soluzioni sono impegnative / come il braccio verticale / della croce / la speranza ci sembra un’illusione / ma è il campo che dà solchi / alla ragione.”
Nei suoi versi non ci sono “verità rivelate” o certezze inossidabili, ma il bisogno tutto umano di credere e sperare in un disegno “divino” che giustifichi il passaggio e il senso più profondo dell’esserci: “Per dire chi sono / non delimiterò la vostra vita / né chiuderò persone / entro parabole / perché se anche qui/ soloqui dentro / ci concentriamo / di esistere il nostro acido / desossiribonucleico/ è in scadenza.”
La simmetria imperfetta che Alessandro Ramberti pubblica con lo pseudonimo Johan Johanson mi ha molto colpito l’incontro con la Sibilla. Quella che conosco io, cioè quella che appartiene alla mia terra (Cuma) vaticina, è visionaria, sfrontatamente anticipatrice dei tempi, e inevitabilmente dannata nel suo destino, la Sibilla di Ramberti è invece un alter ego “(che sai che) so” con cui fare i conti senza sconti possibili o fughe aleatorie.
In fondo, ricercare è, soprattutto ed inevitabilmente, precipitare in abissi della ragione e dei sensi: “Lo scuro della mia anima / è una nebbia impronunciabile / costellata di alfabeti fuoricorso”.
Elena Varriale
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