martedì 8 luglio 2008
Parole taglienti contro il proprio tempo
È uscito il mio nuovo libro: Frecce e pugnali (edizioni Il Foglio, pp.90, www.ilfoglioletterario.it, www.ibs.it, www.365bookmark.it, euro 10). Uso la forma dell’aforisma per raccontare le contraddizioni poco intelligenti del nostro tempo. Il volume ha una preziosa prefazione di Giordano Bruno Guerri. Eccola.
recensione di Giordano Bruno Guerri pubblicata in nicolavacca.splinder.com
Sono chiamato a introdurre questo volume in quanto autore di una raccolta di aforismi (Pensieri scorretti) che hanno sollecitato la curiosità, e forse la stima, di Nicola Vacca. Solo in minima parte miei, quei “pensieri” sono la sintesi estrema dell’intelligenza occidentale, in controtendenza rispetto al buonismo e al politicamente corretto imperante. Un aforisma ben fatto, a mio parere, è quello capace di generare un effetto sorpresa estetico e gnoseologico, tanto che la forma estrema dell’aforisma è il paradosso, ben più difficile e meno praticata perché va al di là dell’opinione comune, provocando un vero rovesciamento di prospettiva. Il paradosso dell’aforisma demolisce le idee ricevuto quanto le certezze acquisite e come un cecchino implacabile, giustizia i luoghi comuni e i pregiudizi lasciando in vita solo l’essenza dell’essere (”L’io dell’io”, come lo definisce Cioran).
Ebbene, con l’uscita di Frecce e pugnali di Nicola Vacca, quel mio lavoro è già un po’ più vecchio, da aggiornare: parecchi dei suoi aforismi-paradossi entreranno nella nuova edizione, a partire da questo: “Il politically correct è il credo che ci rende contemporanei dell’imbecillità”, ancora più efficace di quello, da me citato, di Ida Magli: “l’idea del ‘politicamente corretto’ è perlomeno stupida: ma comunque sicuramente non scientifica.”
Eppure, anche di recente, un intellettuale come Bernard-Henri Lévy ha difeso il politically correct definendo il “politicamente scorretto” una nuova retorica pericolosa prima ancora che offensiva. Lévy cita l’esempio degli Stati Uniti, dove l’esercizio di un controllo (a suo dire culturale, non censorio) sul linguaggio ha promosso l’integrazione e il rispetto, contribuendo a frenare il razzismo e a far progredire la civiltà. Ma il controllo culturale è la forma di censura più violenta e subdola, perché inibisce il pensiero all’origine, prima ancora che venga manifestato. Il politicamente corretto è ipocrita, com’è ipocrita ogni contenimento sociale delle proprie emozioni meno lusinghiere. Certo, ha un senso che, nel linguaggio comune, vengano scoraggiate espressioni (per esempio “negro”) che contengono a priori un sigillo d’infamia. Sarebbe però scorretto sul serio imbrigliare nelle more della correttezza il linguaggio – e quindi il pensiero – di un creatore di idee.
Vacca è un creatore di idee, oltre che di emozioni, e per di più il politicamente scorretto di Frecce e pugnali non se la prende con minoranze svantaggiate, ma soprattutto con la Minoranza Assoluta, autoposta nella posizione più vantaggiosa, Dio: “Dio ha creato l’uomo a sua immagine e somiglianza. Forse per questo, in seguito, ha inventato il male.” Né Vacca risparmia gli uomini di Dio: “Per giustificare il silenzio di Dio gli uomini di fede hanno inventato il dogma del libero arbitrio.” Non è poco, in un’epoca di teo-cons imperanti e di atei-devoti più devoti che atei. E, scrive Vacca, “L’unico modo per sopravvivere alla realtà è quello di scriverne.”
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