a cura di A. Ramberti (2008 Fara, € 14,00)
articolo pubblicato in www.exitime.it
Il libro nasce da un incontro (organizzato dal curatore e da Massimo Pasqualone in collaborazione con l’Associazione Culturale “Alento”) tenutosi il 16 febbraio 2008 presso il Museo Michetti di Francavilla al Mare (patrocinio del Comune e della Provincia di Chieti): 24 autori da tutta Italia si sono confrontati sul tema, al tempo stesso avvincente e sfuggente (se non addirittura contraddittorio) che dà il titolo a questo libro. 17 li trovate pulsanti in queste pagine, con le loro poesie e/o le loro riflessioni: un campione piccolo ma significativo (anche per la grande varietà delle poetiche rappresentate e per il taglio transgenerazionale) dello status del poeta nel Bel Paese di oggi. La poesia agli occhi di molti è “vanità” nel senso qoheletiano del termine hèvel: un “fiato” che non sembra avere grande importanza, un vapore che si dissolve presto, senza la capacità di sommuovere che ha la musica, né la facilità icastica di uno slogan. Forse l’essenza della poesia è proprio qui, nel suo essere labile e impalpabile eppure con una carica concentrata di energia che aspetta solo il lettore attento o abituato alla sue “frequenze”: se la poesia è gratuita, umilmente accolta come una pietra preziosa dal poeta che può (deve) certo lavorarla ma mai possederla, essa può raggiungere tutti e germinare in coloro che hanno orecchi per intenderla… Non credo nelle poesie-diario, autoterapeutiche, celebrative, esistenziali, commemorative o di denuncia: se i versi restano troppo vincolati all’occasione, all’evento o ai sentimenti dell’autore, questi rischia, nel migliore dei casi, di fare un buon esercizio di stile e più spesso di annoiare il lettore.
Sia il poeta che la poesia hanno bisogno del silenzio che decanta, prepara, accoglie, genera parole profonde, essenziali, scintille di verità da condividere.
Il silenzio è l’humus di una voce poetica autentica, e questa è espressione di uno stare al mondo, in una data realtà, con la consapevolezza che c’è però dell’altro. Se le nostre vite sono un intreccio di storie (in tutti i sensi che la parola può avere) la poesia ne illumina i nodi (che in senso positivo sono gli incontri e gli eventi che aprono nuovi cammini e prospettive), ma sempre a partire dal vuoto delle maglie in cui ha sede quel silenzio che ogni lingua umana tenta di scandagliare: può “esprimerlo” solo in qualche eco che comunque investe la realtà impastandola di senso, rivelandola a coloro che vi sono immersi, autentificandone i pensieri e quindi gli atti. I poeti veri sono dei fari che possono aiutarci a navigare l’elusiva superficie senza suono che è la lavagna trascendente in cui sta scritto il destino di ciascuno.
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