È appena uscito Tra Morfeo e vecchi miti, 2008
Un laboratorio segreto in cui racchiudere l’amore, il ricordo o l’indugio, serbando la fedeltà alla propria individualità e sensibilità. E poi, quando il cuore percorre le sue vie più oblique, e fruga tra gli interstizi, ecco sortire la Parola. Quella di Carina Spurio, consegnata alla sua recente plaquette, è giuoco maturo di estri, eufonia, fremito, corporeità. Attrae la freschezza, il battito ritmico e la solida completezza della sua poesia; avvince e conquista la mappa esistenziale che attraverso la Parola, acquista forma e senso. Ecco allora luoghi di precorse appartenenze e di radicamenti, dimidiati tra sogno e mito, dove il sacro «ha tetto e pareti di cielo» e l’incanto è una «notte di ghiaccio» che «muore al di là dei monti». Sole, cielo, pietra: archetipi della vita, misura del proprio passato. E del presente. Inevitabile, perciò, riconoscersi nella «sorgente d’acqua» che «segna sulla roccia / il suo viaggio», e trovare il proprio mondo «Tra una stella ed un fiocco di neve». La poesia, in Carina Spurio, è urgenza, architettura d’anima, sfida; un respiro che si inoltra tra chiarori e oscurità, una domanda che scava, che disarma, e che possa poi edificare nell’orlo del tempo, tra pensosi silenzi, la fisionomia di un esserci qui ed ora, oltre le dicotomie, oltre la seduzione delle passioni. (Sandro Galantini)
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