venerdì 11 aprile 2008

Su Salutami il mare di Carla De Angelis

Come fiori dal mare
Commento critico di Antonietta Gnerre
(scheda del libro qui)

Seguendo i passi sfrangiati, quasi in forma di haiku, di questi meravigliosi versi, cammino con la speranza tra i miei pensieri, speranza, che diventa la guida della mia lettura. Perché tutto è miracolo per Carla De Angelis, i giorni, le stagioni, gli anni, il saluto infinito delle parole. La scrittura della poetessa è quella del cuore, esile come un fiore che nasce nei campi aridi della vita, proponendo via via sprazzi di esperienze vissute, per incasellare i sogni nei fiori del mare: «dove l’infinito mare (…) / (…) guarda la triste penisola / (…) e le pietre spuntate sfinirsi / al flutto» (O mio fiato che corri lungo le sponde, scriveva Amalia Rosselli. In Salutami il mare, c’è una continua ricerca, che necessita di uscire dall’opaco della vita «Senza sprecare una goccia» (pag. 40), di parole che «Sono una ricchezza per il pescatore / In cerca di perle» (pag. 50). Le perle, che ci segnalano quell’asciutta incisività del verso come testimonianza d’un attaccamento alla vita, nell’autrice singolarmente si realizzano, fuggendo da quella identificazione materiale che abita il pianeta. L’autrice osserva con occhi incantati la sua vita, quella di suo marito, di sua figlia,s enza stancarsi mai di volare con loro, superando le difficoltà delle ore, con versi di cristallina purezza: «Un miracolo il tuo volto / trattenevo il respiro / immobile / a guardarti / eri cristallo» (pag. 22). Scene di vita e ritratti di sogni percorrono le vie di un’intera esistenza con una intonazione intimista e autobiografica, con parentesi carezzevoli che scavano radici sui piedi delle onde. Scriveva Karin Maria Boye, nata a Göteborg nel 1900, nella sua straordinaria lirica dal titolo Spiegazione: «Il mondo è santo / perché tu esisti». E la Nostra, come richiamo d’uccello, ci consegna le pagine più belle del suo cuore, parole che si lasciano accarezzare con amore, perché celano una spiegazione: «Se dipingo / Lavoro la terra / Plasmo la creta / … / Il cuore trema / Con la penna in mano /… / Quelli che non hanno voce / Portano parole / Per gridare / Il dolore la fame / Le ferite di tutte le guerre /… di una guerra / Per la quale / Nessuno ha parole per dirla» (pag. 36).
Lentamente tutto si trasforma, sulla trottola della nostra esistenza si trasformano: le gioie, i dolori, gli amori e nulla si può misurare. Del nostro passaggio per queste terre si può misurare solo l’ascolto di Dio, pennellato come fiore dal mare. «Fiore del mare / al cui fondo di ghiaccio / smeraldino / anela» (Alfonsina Storni, Luna d’autunno sul mare).

09-04-08

Nessun commento: