I versi di Emilia Dente ci rivelano una scrittura che desidera il riscatto di una terra (il Sud e più in particolare la Campania), una voce che grida sommessamente eppure ci chiede con umiltà di calarci in una realtà immeritatamente dimenticata e negletta. Un poesia dunque impegnata nel suo essere indagatrice, nel suo saper mettere in evidenza le ferite di una società senza compiacimento né autocommiserazione, utilizzando la forza visiva e metaforica di versi che restano impressi perché documentano con precisione fotografica una situazione personale e sociale che non lascia indifferenti: «nella mi terra / non sono solchi / le ferite lungo la via /( …) / ma fossi»; «nel mattone scheggiato si affina / il graffio labiale del tempo»; «amo il pensiero nudo / che si lacera»; «il vento urla la sera / (…) / e crolla / accoltellando il respiro»; «stinge l'inchiostro nelle tasche del tempo» …
è rissa nella notte
la volpe avida i serpenti
gli agnelli feroci
i corvi neri
intorno alla tavola a spartire i resti
del lupo malato
***
ore 10.00
piazzale del Sapere
Università degli Studi di Salerno
occhi mani parole sorrisi
outletidee
(non si svende la speranza )
il sole nasce qui
***
ruvida corda
tesse parole leggere
nelle trecce affilate d’incenso
dita unghiate stringono
il nodo del futuro a progetto
***
nella mia terra
non sono solchi
le ferite lungo la via
non solchi
(non ci è concesso seminare)
ma fossi
fossi da saltare
fossi in cui cadere
fossi per seppellire
l’amara nostra speranza
***
nel mattone scheggiato si affina
il graffio labiale del tempo
alle mura d’oriente
appendo la mia voce
***
amo il pensiero nudo
che si lacera
nel roveto delle more mature
amo il lemma che racconta tempesta
e il freddo dell’aurora
con la tunica di lino grezzo
attendo l’incontro
sulla seggiola di paglia
***
qui a Pianura
il vento urla la sera
il cielo impastato di fango
specchia l’abisso dei figli minori
e crolla
accoltellando il respiro
***
schermi neri e tele di ragno
stinge l’inchiostro nelle tasche del tempo
sangue lacrime orme di fango
i padri severi
aspettano al varco
lungo i ferri roventi della sterilità
Emilia Dente è nata in Svizzera, ma risiede Montefusco (AV). Si è laureata in Sociologia presso l'Università di Salerno con il massimo dei voi e la lode. Attiva in svariate iniziative di promozione educativa e di volontariato, ha collaborato e collabora con vari enti e istituzioni. Fa parte del Gruppo Culturale F. Guarini di Solofra (AV) e ha progettato e coordinato diversi eventi socio-culturali (fra cui: “La memoria: storia viva”; “Donne in cammino”; “Campania: non solo mare”) nel territorio irpino. Ha partecipato, previa assegnazione di borsa di studio, al primo corso di “Strategie di progetto per lo sviluppo locale” dell'Università di Salerno, specializzandosi nella promozione dello sviluppo locale. Ha pubblicato (racconti e poesie, 1996), Cuore di donna, Antologia del Premio di Poesia “Città di Solofra” (2002), la brochure “Il monumentale Carcere Borbonico nella città di Montefusco” (2003) oltre a saggi ed articoli di critica letteraria pubblicati sulla stampa locale e nazionale. Ha scritto fiabe, racconti e un saggio sul genere fiabesco, tuttora inediti. È fra i vincitori del concorso Pubblica con noi con la silloge Tarassaco e viole (Fara, 2009)
1 commento:
famelica come sono di poeti, sempre alla ricerca la il programma della tela sonora, che ne dite di organizzare una bella intervista verso novembre?
grazie
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