martedì 12 febbraio 2008

Ascolta la silenziosa esplosione del fiore (Stefano Sanchini)

La poesia di Stefano Sanchini, anche in questi nuovi versi, è intrisa di vita: si chiede e ci chiede il senso di quanto accade, indaga le crepe dell'individio e della società glocale… grida, si arrabbia, si infiamma, nelle sue rimtiche parole di denuncia, ma sa anche sorridere, ironizzare, accarezzare in brani idillici in qualche modo oggettivati: «Dispiegare le ali e volare / non è facile, lasciare le terre / che hanno udito il primo canto / quando l’alba col suo guanto / ti rinfresca le piume sonnolenti, // è la fame che senti, più forte / del petto che edifica il nido» (Emigrazione); «Sulle strade nuove sempre si incontrano / vecchi amici che dai naufragi tornano» (Le colline di Chagall); «tante domande fanno i bambini / l’adulto ha sempre pronte risposte / anche se sbaglia, ma perché la neve ora // s'è sciolta senza porsi alcuna domanda?» (Quasi come acqua nell’acqua).


L’uomo e i quattro elementi


Il paesaggio che ti circonda è innamorato di te
e tu te ne accorgi nei giorni d’amore
quando incontri la donna che colma il tuo cuore
quant’è piccolo il tuo cuore, o quanto distratto sei,
il tuo respiro sta sulle foglie degli alberi
e tu ti senti il protagonista del mondo e del mondo
inventato, che chiami il regno dei cieli, tu che sei
la morale e la legge, cosa saresti senza l’acqua
che si dona a te e tu inquini, costruttore di bombe
ascolta la silenziosa esplosione del fiore
che col suo odore e colore guarisce i tuoi mali.
La natura tutta, si manifesta in profonda armonia,
persino la morte, tu invece sei lo strumento stonato
in questo grande concerto, che nulla chiede in cambio
e non conosce denaro. Riscopri sotto i tuoi sterili cementi
la terra che il tuo cibo ti offre e quello degli altri viventi,
lei nasconde il fuoco che non solo ti scalda, ma ogni cosa
trasforma e tutto rinnova. Tu padre dei nomi, figlio
del linguaggio che parli, fermati e taci!

Oggi io sono fertile…


Emigrazione

Al mio simile, lo straniero e ai suoi occhi che hanno visto ciò che non conosco

Dispiegare le ali e volare
non è facile, lasciare le terre
che hanno udito il primo canto
quando l’alba col suo guanto
ti rinfresca le piume sonnolenti,

è la fame che senti, più forte
del petto che edifica il nido,
a metterti sulle calde correnti
in cerca di cibo o del destino,
anatra airone cenerino

e rondine, vi siamo compagni.
Lungo, è ancora il viaggio
non bisogna affidarsi al cielo
ma restare uniti, si deve
sull’improvvisa neve sulla forza

che cede, ché profondo è il mare
non ci si può nel fondo volare.
Così noi si va, senza sapere
di quali bestie saremo prede…


Le colline di Chagall

Sulle strade nuove sempre si incontrano
vecchi amici che dai naufragi tornano
felici, alle colline di Chagall

caldi dipinti di chi sa di non stare
tra i vincitori o i vinti.
Qua si guarda la luna che ti guarda.

Il poeta è sul ciglio della strada
prende appunti sul suo taccuino
cresce il grano, tanti

sulle panchine attendono la morte
questo vino forte che fa paura
offri al tuo vicino, non è la sorte

è il terrore in cui cresce l’assassino
è la tua bomba che ritorna
dai paesi sconosciuti dell’oriente

crollano nella babele del potente
le torri in ferro vetro, la bomba
che rimbomba da Madrid e poi

a Londra nella metro, è la stagione
triste, della fecondazione artificiale
si modifica il seme

e non sappiamo ancora seminare
aride terre fioriscono fiori del male


*****


Sotto le stelle andare in bicicletta
sulla città che dorme, col mare
che ti aspetta, al molo incontrarsi
o in altri luoghi furtivi

per sentirsi vivi, il piacere di parlare
o restarsene in silenzio, ad accogliere
la brezza come fosse la carezza
della donna ormai lontana.

Evitare nei fine settimana
i locali della notte, dove tra chimiche sostanze
aperitivi colorati, si finisce a fare a botte
ad essere ammazzati, ché già

ogni giorno un po’ si muore
nel millennio che ti bombarda il cuore,
e tu cerchi la facile rima
in questi anni difficili, ecco l’impegno

denunciare tutto quanto lo sdegno
verso la civiltà incivile, che prima
della parola utilizza il soldo e poi
il fucile… e poi pensi e ci pensi

alla telefonata amica di Gianni D’Elia
che ti risolve l’apatia, proprio l’11 settembre
allora ci pensi e ci pensi, che l’esplosioni
non sempre, portano il male e la morte

proprio adesso, che le giornate son più corte
vedi della campana tua di vetro
la crepa, così ritorni al metro
per cercare di imprimere nel verso

il respiro, del sentimento diverso
che sia utile anche ad altri
e sia più forte di ogni vento…


*****


Generata dal fuoco erosa dal vento
purificata nell’acqua, la pietra
dal cuore duro che non inganna

insanguinata da mille battaglie
allo stesso modo indifferente al pianto
del pastore, alla preghiera del santo

ascoltò i gemiti d’amore
le vendette, e l’uomo che solo
e da solo scelse la morte

generazioni le passarono accanto
e lei rimase lì, dove già era, prima
delle stagioni, di cui mai ebbe timore

più impassibile di qualunque asceta
più solitaria di ogni eremita
al di là del bene e del male la pietra

fu il primo utensile, che al primate
fece più familiare il mondo,
arma, che da preda predatore lo rese

dalle tempeste e dal gelo dell’Appennino
trovò in lei riparo il contadino
e le parole di lui, si rifugiarono in lei

e poi si fecero fuoco
quando decise di ribellarsi
all’ingiustizie e all’infamia dei re

così parlano a me la pietre
quando a questi ruderi torno
qui conosco ciò che non sono

lascio il vino la chitarra e il canto
a te pietra che vita non hai
ma Dio solo ti è pari nell’anima…



Quasi come acqua nell’acqua

Pensavo alla neve sul tetto che il sole
di un marzo ancora non caldo scioglieva,
lo stupore che si prova nel petto
quando il paesaggio tutto s’imbianca,

sentivo la grondaia gocciare
immaginavo la goccia che scende
si ferma e di come infine scelga di unirsi
a una goccia piuttosto che a un’altra

il tutto fluiva in un rivolo d’acqua,
tante domande fanno i bambini
l’adulto ha sempre pronte risposte
anche se sbaglia, ma perché la neve ora

s'è sciolta senza porsi alcuna domanda?



Stefano Sanchini è nato a Pesaro nel 1976. Ha pubblicato sue poesie in riviste e suoi testi sono apparsi nel volume L’arcano fascino dell’amore tradito, omaggio a Dario Bellezza edito da Giulio Perrone editore 2006, nelle antologie Logos Giulio Perrone editore, in Poeti underground, Saggiatore 2006. Ha pubblicato il libro di poesie Interrail, Fara 2007. Fa parte della redazione del quadrimestrale di poesia e realtà La Gru.

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