martedì 1 gennaio 2008

Su Versi ritrovati di Giovanni Cristianini


Florence Art Edizioni, 2007

nota di lettura di Alessandro Ramberti

Leggere questa raccolta è un po' fare un salto indietro nel tempo: nell'adolescenza e nella giovinezza dell'autore (formatosi negli anni '60 nell'ambito del neo-realismo lirico di Aldo Capasso), certo, ma anche nell'uso di figure retoriche e di un lessico d'antan un po' spiazzante (es. «con l'occhio affocato / da spere di luce calante», p. 82), anche se giocato a volte con una certa ironia. Per questo ci paiono più convincenti, o in sintonia con il nostro gusto, quei passi in cui il lirismo si stempera nella sobria malinconia dell'idillio o del particolare descrittivo che consente al paesaggio, alle cose e ai fatti di parlare con voce autentica: «a nudi passi seguivi la tua ombra / finché ti cresceva nelle ossa / un brivido caldo come la zolla / che friavi distratto col piede» (Tempo di cicale, p. 14); «il cielo ti fugge sul viso / come gioia matura / se lo guardi due volte / è diverso» (Attesa, p. 15); «come le foglie / cadevano i passi del ritorno» (Ai confini dell'ombra, p. 32); «pendola il ragno / appeso / a un filo di parole // come un pensiero / malfermo» (Ascesa, p. 33); «polluzione senza orgasmo / per i padri dei miei padri / quando in autunno / scagliavano il seme / dentro le viscere aduste / di quelle misere steppe grumose / stuprate a forza di sudore» (Dolina, p. 35); «rivedo un salice morente / sulla spalla dell'argine» (Rivedo un salice, p. 63); «faceva buio anzitempo / quando la sera a mezz'aria / smarrita nei suoi colori / finiva in briciole sui tetti / caldi ancora di sole” (Novilunio, p. 90).

Ecco, ci pare che in casi come quelli citati le radici carsiche, aspre e viscerali di Cristianini (goriziano) trovino la forza e la forma migliori, e innervino con successo questa silloge di afflato tendenzialmente lirico sostenuto da ricordi «che affiorano sull'onda / come alici d'argento» (Suggestioni d'amore, p. 48) e da riflessioni sull'oltre (bella in particolare la poesia Due padri) come nelle due strofe che chiudono il libro: «sono cresciuto così / come albero capovolto / le radici protese verso il cielo / per sùggere la linfa dell'eterno / le frasche copulate con la terra / a sciupare la limpida chioma / nella gora fradicia dei sensi // ora ti rendo grazie o Signore / se in questo tramonto adulto / crocifissa l'ultima lusinga / mi sale di fondo al petto / l'anelito a cercarti in ogni luogo» (Ora ti rendo grazie, p. 103).

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