giovedì 6 dicembre 2007
La poesia di Rivali tra materia e ambizioni metafisiche
recensione di Alessandro Zaccuri pubblicata su Avvenire del 6-12-07, SOCIETÀ E CULTURA, p. 32 (scarica pdf)
Due edizioni in poco più di due anni, con la più recente che accresce e integra l’iniziale. L’indizio, di per sé, potrebbe risultare trascurabile. Considerato che di poesia stiamo parlando, però, il modello che viene subito alla mente è quello di Walt Whitman e del grandioso laboratorio di Foglie d’erba, raccolta-poema continuamente ampliata e rimodulata alla luce di una sostanziale, originaria fedeltà di ispirazione. Una prospettiva che si trova intatta nella riproposta de La Riviera del sangue, il libro che nel 2005 ha segnato l’esordio di Alessandro Rivali, genovese, classe 1977, ormai da tempo attivo in una città vitale e contraddittoria come Milano. In un certo senso, già il titolo del volume può essere inteso come dichiarazione di poetica: una citazione dal XII canto dell’Inferno dantesco, a rivendicare una continuità di ricerca con l’officina della Commedia, il luogo in cui, all’interno della tradizione poetica italiana, afflato lirico e impeto epico concorrono a illuminare un’unica visione, spirituale e terrestre nel contempo. La poesia di Rivali, infatti, non si sottrae alla memoria e al tumulto della Storia, anzi - secondo un procedimento non ignoto allo stesso Whitman mira a inglobarne la drammaticità in un canto dalle dichiarate ambizione metafisiche. Indicativa, da questo punto di vista, la sezione posta sotto il sigillo di «Iohannes scriptor», la cui spinta apocalittica è sapientemente bilanciata dalla concretezza - anche toponomastica - delle composizioni che hanno come scena Milano, Genova, la Liguria dell’infanzia e della guerra, con una memorabile ouverture sui caduti della lotta partigiana («In principio era stata un’imboscata»). La dimensione del conflitto, del resto, svolge un ruolo del tutto centrale nell’architettura del libro, che nella sua prima formulazione culminava in «Otranto», quasi un poemetto a sé stante dedicato alla celebrazione degli ottocento martiri salentini decapitati dai turchi nel 1480. Ora, in perfetta continuità con quella struttura, le ultime pagine della Riviera del sangue sono occupate da «Persepoli», una sequenza che chiede di essere letta come anticipazione di un più vasto affresco storico-poetico sul tema della caduta di Bisanzio: «Si accalcavano nella turba / l’ordine dei fiumi / e i piedi disciolti di Babilonia, / chi disegnò draghi sullo smalto / e giardini sempre irrigati / e fughe di stanze senza fine / per una sposa sbiadita dal male». Una poesia che costeggia ed evoca la religiosità, conservandosi tuttavia ben lontana dalla declamazione retorica e preferendo, semmai, l’adozione di uno stile spirituale in virtù del quale ogni materia, non importa quanto profana, è restituita consacrata e redenta allo sguardo del lettore.
Alessandro Rivali
LA RIVIERA DEL SANGUE E NUOVE POESIE
Fara. Pagine 120. Euro 13,00
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento