venerdì 19 ottobre 2007

Su Roberto Mercadini


Stefano Guglielmin ha postato nel suo blog questa riflessione sulla poesia citando un passo di Roberto Mercadini tratto da AA.VV., FaraPoesia, FaraEditore (2005, pp. 184-185). Molto interessanti anche i commenti.

Mi è molto piaciuto questo passo di Roberto Mercadini, giovane poeta cesenate. Ve lo riporto, convinto che ne apprezzerete la profonda limpidezza.


«Se qualcuno mi chiedesse cos'è, per me, la poe­sia, ecco io, per essere onesto, dovrei rispondergli che la poesia, per me, è la realtà. Che la poesia è la realtà e tutto il resto un confuso agitarsi nel dormive­glia.
Voglio spiegarmi.
Qualche anno fa una ragazza mi portava a vede­re il mare. Se ne stava per un quarto d'ora buono ogni volta completamente rapita, incantata dallo spettacolo. Intanto io pensavo: "Dunque questo è il mare. Cioè acqua + acqua + acqua. Nient'altro che acqua. Un mucchio. Una montagna. Un mare, appunto. Dov'è la novità? Che c'è da guardare?" Era come se, al posto del mare, io vedessi un car­tello con su scritto "IL MARE" (spettacolo di nessun interesse).
Un giorno leggo una poesia di Amelia Rosselli. Parlava dell'acqua. Negli ultimi versi, del mare. Dice­va così:

Mare, ti hanno proclamato. Sei una grande bestia lunata. / Hai la sordità nel fondo tufo. Mare mare hai la gioia e la mi­sericordia / Con te. Sei un fiore trasparente una forte tomba.

Ecco, per la prima volta, io ho visto il mare. Ho avvertito la sua maestosità. Ho temuto la rapacità dell'abisso, che ingoia i naufraghi. Mi sono incantato per la grazia tremula che ha la superficie quando è lieve il vento. Nell'esperienza quotidiana spesso le cose si rattrappiscono fino a diventare parole. Nella poesia le parole scintillano, pulsano, fiammeggiano fino a diventare vere cose vive.»

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