sabato 6 ottobre 2007

Corna d’erpici serpono (Roberto Morpurgo)


Roberto Morpurgo ci offre qui sotto alcuni versi ricchi di allitterazioni ed evocativi, dalle suggestioni zen: “ulcerati lacerti / di chi // tace”. L'autore ha da poco pubblicato L'azzurro del mare con Joker e della sua poesia Sandro Montalto scrive: «Le poesie di Roberto Morpurgo sembrano insinuarsi nel silenzio, i versi centellinano le parole con una leggerezza che ne sottolinea il peso semantico. Ogni testo è un tintinnìo che percorre la pagina senza graffiarla eppure impregnando l’aria di una sonorità precisa, un poco acuta, sviluppata in melodie che contengono un inizio e una fine. Va infatti sottolineato come l’autore non metta su carta frammenti o spruzzi di colore, ma sappia piuttosto sviluppare un’idea compiuta – o un’immagine non vaga – in testi che seppur brevi sono completi. Sono testi, anzi, che spesso filtrano in altri testi, pur mantenendo la loro finitezza e completezza, conferendo alla raccolta un’unità preziosa e sempre indice di un lavorio poetico sincero ed efficace. Siamo allora in presenza, se vogliamo proseguire nel campo fruttuoso delle metafore visive, dell’immagine di un caleidoscopio: un’immagine complessa e mobile costruita con altre immagini altrettanto complete. (…)»


Cuce

Cuce celata
luce

ulcerati lacerti
di chi

tace


Colli

Ciondolano
ai colli delle
pecore
ocra coralli
di madrepore.

Dondolano
in dande
di crine
ime valli.

Terrificati in
zolle
illudono non
più volti.

Corna d’erpici serpono
in solchi di
luna
anulari mappe, eburnee

coppe.


Nell’urna

Nell’urna lenienti liane
amache onde culla
l’orizzonte anche
la terra.

Ante di specchi immoti,
placide
ciglia, ebbre
sbucciano l’acido
acino
del nulla.

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