giovedì 30 agosto 2007

La voce… ha perduto il racconto (Cesare Iacono Isidoro)


Presento queste poesie in cerca “del suono del cuore / tranquillo” con “nella bocca un incendio / ma non esce che sabbia”, poesie che trovo particolarmente vicine, dunque toccanti e particolarmente efficaci nei molteplici echi biblici, le presento con le parole stesse dell'autore: «Accolgo con grande piacere il tuo invito, così ho anche modo di presentarti un altro versante della mia scrittura poetica, quello più intellettualistico (nel bene e nel male), quello più legato alle passioni culturali e artistiche. Nello specifico: Olivier Messiaen, quello appunto del Quartetto per la fine dei tempi, dove però c'è dentro anche un po' di Eliot, tre poesie che dovevano inaugurare un progetto molto più ampio rimasto poi inevaso; e Paul Klee, dai cui diarii e quadri ho tratto ispirazione per una raccolta di cui ti allego la prima e l'ultima poesia. (…) La foto illustra un'altra passione, Orson Welles (il cinema…)»

… per la fine dei tempi (a Olivier Messiaen)


1.

Traversiamo un deserto
senza dono di vuoto,
senza dono di ombre.
Senza doni ad attenderci
è il suono del cuore
tranquillo.
E non c’è parola
d’amore, di odio
di ristoro alle labbra:
nella bocca un incendio
ma non esce che sabbia.
Un deserto sul nostro cammino
di tracce e di pietre:
ma i venti, le storie,
le memorie e le voci
dei profeti, i serpenti
tutto quanto ingoiato.
Un deserto malato
per passi di vetro
senza dolore:
il cuore tranquillo
insipiente di sete.
Traversiamo un deserto
senza più doni: rifugio
che non scalda, inutile
quiete. Deserto,deserto
senza più spazio, annoiato,
sazio di fughe e di arrivi
che più non ode le grida
o i silenzi.
Cercato per perderci
ormai vuoto divelto
senza più offerte:
ad attenderci il suono
del cuore tranquillo
senza naufragio.

2.

Conosciamo le stelle
e i sentieri del mare,
ci onorava l’abbraccio
dei venti: navigare necesse,
ma è uno straccio la vela
non si può più salpare.
Potesse la voce
ma ha perduto il racconto,
potessero gli occhi
ma disvelano brume
ogni volta già pronto
un approdo, il cuore
potesse
lui almeno smarrirsi
tra queste onde assortite
ed avare.

3.

E siamo compagni
proprio mano alla mano
in questa avventura
senza grazia di abisso.
Il silenzio ci stende la guida,
è vero, ma è solo rumore
a riposo: né un nostro passo,
né un nostro lamento
riapriranno alcuna ferita.
Le stelle un tempo
ci pulsavano addosso
ci intonavano il fiato
nell’affanno del buio:
cosa abbiamo scordato
per meritare ora un perdono
tanto crudele?
Siamo compagni sul sentiero
di miele
di questo viaggio profano:
da confine a confine
senza fare mai breccia
fra trine di nuvole
e tessuti di ragni.
Lontano dopo lontano,
compagni, eccoci sempre
ci ritroviamo.

(2000)

***

da Dapprima innalzatosi dal grigiore della notte. Omaggio a Paul Klee


1.

Dapprima innalzatosi dal grigiore della notte
il magma della parola si fa luce,
e voglio che mi scompensi il cuore
e che gli occhi diventino
denti e gola al tempo stesso,
morbidi e voraci: cosa altrimenti
avrei cercato fino a impallidire
di sonno e febbre e sangue
e di trasfigurate notti ed albe
e di polsi dolenti e di felicità
consunta.
Dapprima innalzatosi da grigiore della notte
il magma del colore si fa verbo,
e voglio che mi racconti l’ultimo
segreto, e che gli occhi diventino
le fauci del mio stesso destino,
lucidi e impietosi: cosa altrimenti
avrei fatto fino a erodere il midollo
della speranza e della fantasia,
cosa altrimenti, vita mia?

27.

L’ultima parola non esiste:
sul nero paesaggio s’avventano
i corvi, disegnano per me
nero silenzio, cantano per me
sole di maggio sanguinante,
l’inverno si stende
e oscura il calendario.
L’ultima parola non esiste:
gridano i corvi a mezzogiorno
e la luce s’asseta
di un veleno di neve,
l’inverno prende il sole
e intona il suo laudario.
L’ultima parola non esiste:
partono i corvi in mesta
carovana, eppur leggera
e breve, furtiva, puntuale;
l’ultima parola non esiste,
l’ultimo corvo torna
freddo come l’inverno,
nero come il silenzio,
mi regala la sua bestemmia
e poi risale.

(2005)


Cesare Iacono Isidoro è nato a Cesena e vive a Cesenatico, in provincia di Forlì-Cesena, dove lavora come magazziniere edile. Scrive poesie da molti anni, ed ha all'attivo pubblicazioni in volume, in antologia, in riviste, oltre a diverse letture pubbliche.
Dal 1988 al 1995 ha avuto un'intensa esperienza teatrale, che in seguito è sfociata anche in un'attività come educatore e formatore.
Collabora regolarmente con insegnanti di scuola elementare alla preparazione e redazione di progetti didattici.
È stato impegnato per anni come volontario in organizzazioni attive nell'educazione alla pace e nel commercio equo e solidale; attualmente fa parte dell'associazione culturale “L'angolo giro“ e del coro-associazione “La Giraffa”, entrambe di Cesenatico.
Da qualche anno ha cominciato ad occuparmi di saggistica, specie su cinema musica.

1 commento:

Paola Castagna ha detto...

Disarma, tutto, le certezze, i convinti impeti , le sicure passioni.
Mi rovescia come un calzino che sfili dopo una lunga corsa…
e voglio che mi scompensi il cuore…
Scopre come solo i primi soli sanno fare, denuda e lascia pulviscolo in movimento nell’aria…
Il suo passaggio testimone assoluto del nostro tempo in una poetica Forte.