lunedì 16 luglio 2007

Specchio poetico da Vocativo


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«Se il mondo dei poeti sconta un’autoreferenzialità cronica e, di conseguenza, un’attenzione ridotta al lumicino è forse perché, come scrive Pietro Pancamo, «quel mondo non riesce mai ad accorgersi sul serio dei problemi che patisce». Questo destino ineluttabile (nemmeno più in grado di offrirci una presentabile tragedia, ormai, al massimo una modesta pantomima con canovacci mandati malamente a memoria), beninteso, va condiviso con l’ambito della critica, accademica e non. I capponi di Renzo, del tutto ignari dell’approssimarsi della fine, continuano a beccarsi (Manzoni in questo libro vi entra per una porta che verosimilmente mai avrebbe sognato di varcare) e anche noi qui, in ambasce su di un altro palcoscenico, siamo troppo impegnati in colluttazioni da poco per poter finanche conservare una residua speranza, non tanto di un intendersi tra gli attori, quanto della venuta di un deus ex machina che ne scongiuri l’esito nefasto.

Forse partire da un dialogo privo di preconcetti tra poeti e poi coinvolgere anche chi di questi, una volta, ne decretava il successo, potrebbe essere la conditio sine qua non per contribuire ad una distensione degli animi e favorire un rilancio non effimero della poesia.» (dalla postfazione La disposizione all'ascolto di Luigi Metropoli).

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