domenica 25 febbraio 2007

Intervalli ardenti (Daniele Bottura)


C’è sempre un posto vuoto nelle tavole su cui mangio. Ogni volta immagino che vi sia seduto qualcuno. Nessuno mi dice il suo nome.

Il tavolo della cucina è sempre apparecchiato per due, la bottiglia di vino mezza vuota, i giornali piegati di lato. Magari arrivi da un momento all’altro.

Certi giorni tra me e il mondo c’è una distanza infinita colmabile solo con il sonno. Niente altro mi avvicina agli umani nei giorni in cui il vero non si appiccica ai sogni.

Di un abbraccio mi piace quello che c’è in mezzo.

Faccio fatica a stare in piedi su questa terra, con queste gambe stanche, con questi pensieri pesanti.

Un abbraccio silenzioso nella notte, ovunque, ogni tanto se proprio anche nel passato.

Non mi piacciono le definizioni. Le trovo strette come le magliette di un neonato e sgualcite come il soprabito di un defunto parente.

Quando ti guardo vedi il mio sorriso?
Mi leggi dentro?
Riesci a capire cosa penso quando ti guardo mentre ti sorrido formalmente?

Perdersi tra le strade del centro di Verona non fa badare al cielo grigio.
Essere accompagnati nella vita da uno spirito vivo e allegro è la stessa cosa.

I passi che facciamo sono le idee che abbiamo.

La felicità è un incrocio a doppio senso di circolazione.
La felicità è un rimbalzo.

Vivo aspettando una tua telefonata. So che questo non sconvolge te quanto me.

Il solo modo per fare pace col passato è scrivere, che sembra essere il solo modo per parlare.

Certe relazioni sono alimentate da qualcosa.
Non si può scrivere quel che non si può dire.


Ci si sposa per paura di rimanere soli.
Si rimane soli in amore per paura di soffrire.


La prima volta che ti ho vista ero più attento a me che a te.

C’è questo guardarsi tra le persone. Irrispettoso, indiscreto,
intimo senza conoscersi.
Sguardi che vanno subito al sodo senza un respiro che li sostiene.

Ovunque mi trovo tengo alto il volume della radio nella speranza che tu la possa sentire.

Ciò che accade è necessario.

Il tempo è in scadenza sugli scaffali del supermercato.

La somma delle cose non dette produce una malattia.

La somma delle incomprensioni da un risultato insopportabile.

Ho unito su un foglio bianco i puntini che avevo stampato nei pensieri. È apparso il tuo volto.

Ci siamo persi nell’idiozia dei giorni, scambiando l’abitudine per la vita. Non poteva andare peggio.



Questi aforismi sono davvero belli, scavano e vanno ben oltre il gioco di parole perché dietro c'è un percorso e davanti il desiderio di dargli una meta per cui valga la pena camminare: "Di un abbraccio mi piace quello che c’è in mezzo."
Daniele Bottura vive a Mantova e lavora in ambito socio-culturale. Ha pubblicato Transatlantici di carta.

5 commenti:

Paola Castagna ha detto...

Di Daniele Bottura già dissi che trovavo i suoi scritti come un manuale di poesia.
E quanta poesia c’è tra le righe di queste righe segnate dai suoi pensieri.
La poetica di Daniele è pura, viva, sfacciata, garbata, pulita.
Trasparente sembra apparire la Parola, candida, ma vi è la trappola Poeta.
Qui il Poeta spaccia le realtà donando le immagini cinematografiche in pellicole d’altri tempi.
Non ancora nostalgico per il credo reale che possiede.
Grazie Daniele è un piacere leggerti, sapere come stai.

Alessandro Ramberti ha detto...

È davvero come dici, Paola. Grazie per il tuo commento.
Alex

Lorenzo ha detto...

"manuale di poesia"?! certo ne fluisce molta, di poesia, in questa scrittura aforistica, del breve, ma che allo stesso tempo rifugge il gioco di parole più meschino per farsi emozione, contemplazione, meditazione... però certi arresti del pensiero restano fuori da questo paragone, che è sempre così totalizzante (quante volte si legge "scrittura di tono poetico"... tono?!), e valgono, direi, proprio per quello, ...cioè di più!, nell'economia di questi testi. Succede per quel "di un abbraccio mi piace quello che c'è in mezzo" estrapolato da Alessandro.
Una perla.

Alessandro Ramberti ha detto...

Sì, Daniele sta raggiungendo livelli di essenzialità non attraverso il mero taglio del superfluo, ma scegliendo parole che trasudano vita (non solo la sua, ma quella di ogni lettore che vi si immerga) rende palpitanti i pensieri: così ci dona quella intensità non artificiosa né imitativa che risulta poetica tout court.

daniele bottura ha detto...

ringrazio vivamente tutti.. è una bella esperienza la scrittura, trovo molti degli autori di questo blog (paola castagna con la sua poetica femminile tra gli altri) interessanti e meritevoli di commenti e riflessioni e mi spiace non avere la possibilità quotidiana di poterlo fare. purtroppo non ho potuto scrivere prima in quanto sono sprovvisto di rete e accesso a internet, tuttavia lo faccio ora con l'augurio di una buona pasqua a tutti i lettori