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LietoColle, 2005
La caduta dei ciechi
chi l’avrebbe detto che quell’inciampo
quella caduta del primo della fila
sarebbe stata per tutti una rovina:
abbiamo sentito l’abisso a uno a uno squarciarsi
sotto i piedi la spalla amica cedere sotto la mano
e il cielo e la chiesa e la campagna fermi nel silenzio
prima e dopo il precipizio
non badano a quella frana di corpi disarticolati
come noi neppure immaginiamo l’orrore d’uova
sgusciate che ci hanno ficcato al posto degli occhi
- non dovevamo fidarci di quella guida
cieca come noi solo più sicura, presuntuosa -
La salita al calvario
chi di noi vedeva
che il cielo s’addensava sopra il Golgota
che i corvi andavano volteggiando sulle croci
non eravamo che un’unica massa di gitanti
era il vento o cos’altro a sbalzarci a sballottarci
come mille pagliuzze cartacce su su
che il sangue del giustiziato è miele per le api
così andavamo in tanti giocando azzuffandoci
come a una fiera di paese
e in mezzo - invisibile - un Cristo in miniatura
tra noi Cristi in miniatura
chi lo vedeva chi
il crocifisso dipinto e ridipinto e scolpito
e appeso su tutti i muri delle scuole se a volo
d’uccello non c’è primo piano e non c’è sfondo
nota: i due testi prendono le mosse dalle opere di Pieter Bruegel il vecchio
1 commento:
Due poesie visive e narrative. Lo stile asciutto di Sergio La Chiusa è però molto attento al ritmo e all'equilibro delle assonanze e avvolge con discrezione ed efficacia.
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