giovedì 11 dicembre 2025

L’incanto della natura

Gabriele Oselini, Verde, Fara Editore 2025

recensione di Renzo Montagnoli pubblicata su  Arte insieme



Dopo un silenzio di tre anni (l’ultima silloge pubblicata per i tipi di Fara, Equilibrio, è del 2022) ritorna in libreria Gabriele Oselini con una nuova raccolta, dall’emblematico titolo Verde. Questo colore, che metaforicamente identifica una speranza, è tipico della natura e del resto le poesie di questo autore sono sempre connesse alla natura, nelle sue svariate sfaccettature, di cui sa cogliere con pochi versi l’essenza, uno sguardo sul mondo che giunge dritto al cuore e che pressoché istantaneamente assimilato viene trasferito sulla carta. Questa passione per ciò che ci circonda che non sia opera dell’uomo incontra i miei favori e denota ancora una volta di più le caratteristiche, comuni alle mie, di chi nasce e vive nei pressi del grande Po. Domina ovunque il paesaggio della pianura, i suoi campi, i suoi frutti, gli animali che la popolano, come, per esempio, in Dono:

una coppia di merli / su pochi rami divelti / e sterpi secchi / diventati nido / due occhi languidi di cane / e il canto stridulo / di un verdolino veloce / mi hanno dato in dono / nuova luce; l’essenza sta nel raccogliere in breve la visione di tanti animali, dai merli al cane, per arrivare al verdolino, un quadro di innocente serenità che per il poeta porta a nuova luce, illumina cioè la sua esistenza.

Il saper cogliere l’essenza delle cose è la capacità di Oselini che osserva e trascrive, che vede un tramonto come un momento d’estasi d’amore, oppure si lascia incantare dall’orizzonte provando lo stesso piacere di una carezza amica.

E così è tutto un susseguirsi di emozioni, di sentimenti risvegliati con versi in cui chiara si avverte la gioia di esistere e di essere lì. Non potevano mancare poi dei versi dedicati al grande fiume, perfettamente inserito in un paesaggio padano dall'immutato fascino (Fiume: rilassato ogni sospiro / nelle mie care immagini / all’ombra di verdi querce / una luce sabbiosa / cade nella campagna / e si infiltra sinuosa / illuminando preziosi flutti / di quel grigio fiume / che mi bagna il cuore).

È il caso questo di un poeta che scrive di ciò che vede, che non si arrampica sugli specchi per cercare chissà quali iperboli filosofiche, ma trasmette le sensazioni provate di fronte alla meraviglia della natura, che può essere grande, incantata anche nelle piccole cose, come in

Una farfalla

una farfalla nera
ricamata di giallo
si posa su una rosa bianca
sogna un sole ross
in un bosco fiorito
e cavalli color del sole
poi musiche umili
vestite d'azzurro
l’accompagnano
nel suo cromatico volo.


Credo che sia appena il caso di rilevare l’armonica cromia che s’accompagna ai versi e che dona all’insieme una visione di grande e profonda serenità; è ciò che il poeta ha provato e che ci fa conoscere, è quello che ha visto più con il cuore che con gli occhi.

È così che in questa raccolta ritrovo la già più volte apprezzata sensibilità del poeta, una conferma quindi in cui si perpetua il piacere che ritraggo nel leggere versi che non sono certamente astrusi, ma che nella loro apparente semplicità permettono di entrare in sintonia con chi li ha scritti, quasi che si arrivasse a vedere con i suoi occhi e con il suo cuore.

Da leggere, merita ampiamente.

domenica 7 dicembre 2025

Ho imparato l’imperfezione del quadrifoglio. Giovanni Fierro ci presenta “Absorbeat” di Andreoli

Foto nel testo di Alessandro Accordini

Ho imparato l’imperfezione del quadrifoglio

Giovanni Andreoli, Absorbeat

di Giovanni Fierro su Fare voci dicembre 2025

Scrive il giusto Dante Zamperini quando, nella prefazione ad Absorbeat di Giovanni Andreoli, dice “Appena ci si immerge in queste pagine, si avverte un intenso patrimonio affettivo”.
Perché la poesia di Andreoli è questo riconoscere la particolarità del vivere e la verità del suo mistero, tra la necessità dell’invenzione (“Nasceranno dei bambini.// A loro basteranno due coccinelle/ per fare il mondo a puntini”) e il nutrimento della percezione (“È inarrestabile il rullo del mattino,/ inutile,/ come l’ultimo desiderio”).
Il quotidiano in queste pagine è luogo di svelamento, di vicinanza a sé stessi, dove la propria esistenza è coniugata al presente, con l’infinito attorno e dentro, in quell’intreccio che solo con l’intensità del ricordo può essere radice e provenienza, “Grava l’ombra di Sisifo/ proprio dove deragliano/ i miei vecchi trenini Lima”.
Tutto Absorbeat è questo assorbire l’atmosfera in cui ognuno è immerso, nella propria unicità, il suo farsi corpo, in quel quando dove “Finalmente si sanguina in pace” e “Il sangue soprattutto/ non ha più la spuma/ della prima vendemmia”. Ma è sangue che non porta con sé dolore, anzi, è testimonianza di corpo che vive, si riconosce e chiede di essere persona, perché “Le ombre/ non resistono a lungo/ con il battito al polso”.
La scrittura di Giovanni Andreoli è anche lo scegliere quale sguardo usare, per costruire una prospettiva, utile a riconoscere le immagini di cui si può avere bisogno, quelle che devono durare.
Perché poi in queste pagine tutto è anche paesaggio, che si fa spirituale, che rinuncia ad ogni protezione per essere più vero, respiro di cui si sente il bisogno: “La piccola grondaia/ sgocciola ancora/ all’altezza del cuore.// Succede sempre/ quando vedo le lucciole sfinite/ dal buio della valle”.
Sono poesie su cui ritornare queste, a cui affidare un volere bene che è sempre più necessario, dove si può trovare il coraggio, “Io che progetto Dio, la salute”, e il giusto momento per fare del silenzio un qualcosa di perfetto, “Una pioggia sottile sottile/ nella luce dei fari”.



Dal libro:


Rosso superiore

È sufficiente che
le due metà del cuore
pulsino intatte


che al bar evaporino
dagli impermeabili tristi
le vicissitudini domestiche.


Non si smette mai di cadere,
è meglio godere
nell’occhio del ciclone
con un rosso superiore.


Si sa che i turisti sono curiosi,
amano solo gli spettri.


Una foto ricordo.


*


Esperienza

Ho imparato
l’imperfezione del quadrifoglio,
che il cielo acconsente o dimentica,
un debole continuo dolore
che non mi rende giustizia.


Intanto arrotolo tramonti,
racconto mille bugie capovolte.


Il sangue soprattutto
non ha più la spuma
della prima vendemmia.



*


Al balcone

I miei battiti calmi da collina
tre sigarette e un po’ di vino.


La piccola grondaia
sgocciola ancora
all’altezza del cuore.


Succede sempre
quando vedo le lucciole sfinite
dal buio della valle.



*


La capriola

Che pratiche leggere l’esistenza.

Il futuro
è una data scolpita.


Sconosciuta.

Quanti cuori calpestiamo
per sopravvivere felici.


Io che progetto Dio, la salute.
Io che non vedo mai
la tua tenera capriola
nel mio piccolo orto.




L’autore:Giovanni Andreoli è nato a Bussolengo (VR) nel 1962 e vive a Sant’Ambrogio di Volpicella. Operatore per disabili, ama fare lunghe passeggiate in natura. Presente nell’antologia Olimpia di Montegrotto Terme. Pubblicazioni: Il giardino della terra insieme a Remo Xumerle (2003).

(Giovanni Andreoli, Absorbeat, pp. 71, 10 euro, Fara 2024)

domenica 30 novembre 2025

Attesa a Fonte Avellana 10-12 luglio 2026


Fonte Avellana vista dalle pendici del Catria

Attesa è il tema, proposto da Stefania Longo e Roberto Battestini, votato e scelto per la kermesse avellanita 2026. Il tema si presta come sempre a molteplici “letture”: naturali, spirituali, (geo)politiche, psicologiche, artistiche, poetiche, musicali, narrative, filosofiche, ecc. Puoi partecipare con una riflessione, una testimonianza, un reading poetico, un racconto, una piccola performance teatrale e/o musicale, un’opera d’arte (che, sentiti i monaci, potrebbe anche rimanere esposta nei giorni della kermesse), un mini laboratorio o altro per un massimo di 15 minuti. Saremo calorosamente ospitati dalla comunità camaldolese nello splendido monastero di Fonte Avellana.
Il costo dal pranzo di venerdì 10 luglio al pranzo di domenica 12 luglio è di € 150,00 a persona in singola e € 130,00 in doppia o in camera a più letti, i minorenni non pagano e gli under 35 pagano solo € 100,00 in camera doppia o a più letti. È necessario portare lenzuola e asciugamani. Per creare un’atmosfera conviviale di attenzione e reciproco ascolto nel rispetto del silenzio del luogo, i monaci richiedono la presenza per tutta la durata della kermesse e non ci saranno sconti per chi salterà dei pasti o soggiornerà per meno tempo. Con solo € 50,00 in più si potrà soggiornare dal pomeriggio di giovedì 9 alla colazione di lunedì 13 luglio 2026.
Si parte puntuali alle 15:00 di venerdì 10 luglio 2026 per finire alle 16:30 di domenica 12 luglio 2026 dopo aver scelto il tema per la prossima edizione. L’incontro è aperto a tutti, relatori e uditori, credenti e non credenti, purché si garantisca la presenza per almeno due notti. Si possono portare libri, cd e altro materiale per vendite/scambi autogestiti e/o per donarli al monastero. Chi suona uno strumento è pregato di portarlo.
Data la sempre crescente partecipazione, le adesioni saranno accolte in ordine di arrivo. Per aderire, sei pregato di inviare entro il 31 gennaio 2026 a info@faraeditore.it quanto segue:


• titolo del tuo intervento (o specificare se si viene come uditori)
• una foto
• max 7 righe di autopresentazione essenziale, stringata e simpatica (evitando possibilmente elenchi di titoli e premi e puntando alle cose salienti del proprio cursus umano e professionale)
• la sistemazione desiderata (singola, doppia, specificare se ci sono minorenni, se si hanno meno di 35 anni e se si vuole cogliere l’offerta del soggiorno da giovedì pomeriggio a lunedì mattina).


Grazie mille per l’attenzione e ogni bene!
Alessandro
info@faraeditore.it
x.com/faraeditore
t.me/narrabilando
instagram.com/faraeditore

venerdì 28 novembre 2025

Dove la luce diventa voce... di Eliza Macadan su "La prima parola di Rita" Pacilio, Di Felice Edizioni, 2025

 


foto copertina concessa dall'editore


LA PRIMA PAROLA, RITA PACILIO, DI FELICE EDIZIONI, 2025

Dove la luce diventa voce...

 

 

La prima parola di Rita Pacilio è un poemetto che sorprende per la sua capacità di restituire al linguaggio la dignità di un’origine. In queste pagine, ogni verso sembra nascere da un ascolto paziente, come se la poetessa si ponesse davanti al mondo con l’atteggiamento di chi attende una rivelazione. La parola non è qui semplice strumento espressivo, ma gesto inaugurale, quasi sacramentale: un seme che custodisce l’intera storia dell’uomo. Il libro procede con un passo meditativo, attraversando memoria familiare, natura, dolore e resurrezione interiore. Le figure della madre, del padre, della nonna, così come gli alberi, il vento e la luce, diventano segni attraverso cui filtrano interrogativi antichi: che cosa significa nascere? Che cosa rimane quando il tempo si incrina? E soprattutto: dove si nasconde Dio nelle fratture del quotidiano? Pacilio affronta queste domande senza retorica, con un linguaggio che alterna umiltà e ardore, concretezza e simbolo. Alcune immagini - le ginocchia della nonna, le foglie che resistono nella tempesta, la voce che ritorna come eco -hanno la limpidezza delle parabole evangeliche. È come se la poetessa cercasse, dietro la fragilità del vivere, la più semplice delle beatitudini: la possibilità di restare umani nella prova. Non c’è moralismo né sentimentalismo; c’è piuttosto una fede implicita, che avanza come una corrente sotterranea. La croce, le campane, la domenica, la benedizione: tutti elementi che non interrompono il flusso poetico, ma lo illuminano dall’interno. La poesia diventa così un luogo di riconciliazione, un modo di «abitare l’albero» - per usare un’immagine del testo - e di vedere il mondo dall’alto, con occhi trasparenti.

La prima parola è un libro che chiede lentezza. È una lunga invocazione che restituisce al lettore il senso della gratitudine e della presenza. Nel suo gesto finale - quasi un ritorno al silenzio - Pacilio sembra suggerire che la vera origine del linguaggio sia la preghiera: non quella proclamata, ma quella che sorge quando l’anima, ferita e salvata, riesce finalmente a dire: «sono viva».

mercoledì 26 novembre 2025

Bando Narrapoetando 2026 scad. 30 nov 2025

Art. 1 Le Edizioni Fara bandiscono la iX edizione del concorso Narrapoetando: sez. A romanzo breve o raccolta di racconti o saggio di taglio divulgativo; sez. B raccolta di poesie. Tema libero.

Art. 2 L'opera deve essere inviata a info@faraeditore.it entro il 30 novembre 2025 in un unico file di testo (doc rtf pages o simili) anonimo e senza rifermenti personali. Il partecipante si impegna a non inviarla contemporaneamente ad altri concorsi.

Art. 3 L'opera inviata (non più di una per autore) deve essere inedita (o comunque l'autore deve detenerne i diritti; a tal fine l'autore deve dichiarare nella mail l'opera frutto esclusivo della sua inventiva e di sua libera, totale e gratuita disponibilità anche in relazione a materiali eventualmente citati e inseriti) ed essere compresa per la sez. A fra un minimo di 40 e un massimo di 70 cartelle (ovvero fra 72.000 e 126.000 caratteri sempre includendo gli spazi); per la sez. B. comprendere un minimo di 40 poesie e non più di 70 e non superare comunque il numero complessivo di 2.000 versi (righe bianche incluse).

Art. 4  È richiesta una tassa di lettura di 15,00 che dà diritto a ricevere (in Italia) L'isola continentale (o altro titolo in caso di esaurimento scorte). Bonifico a Edizioni Fara sas di Alessandro Ramberti & C. IBAN IT25U0885224202032010045062 inviando con la mail di partecipazione la distinta di pagamento (in causale: Narrapoetando 2026).

Art. 5 Il partecipante dovrà allegare o inserire nel messaggio di posta elettronica uno stringato e simpatico curriculum vitae (non più di 10 righe evitando aridi elenchi di date, titoli o premi) con una foto e dati anagrafici (luogo e data di nascita, residenza, codice fiscale), e-mail e recapito telefonico.

Art. 6 Premi. I tre primi classificati di ogni sezione riceveranno un accordo di edizione e verranno pubblicati singolarmente a cura e a spese dell'Editore. I volumi conterranno i giudizi dei giurati. I vincitori riceveranno 3 copie omaggio e avranno uno sconto del 40% (+ spese di spedizione) sulle altre copie che volessero acquistare.

Art. 7 Il giudizio verrà operato insindacabilmente dall'editore grazie a giurati di sua fiducia. I risultati verranno comunicati ai partecipanti via posta elettronica (v. Art. 9). Si sconsiglia la partecipazione a chi non si sente pronto ad accogliere giudizi anche critici.


Art. 8 Qualora si ritenesse non soddisfacente la quantità e/o la qualità delle opere pervenute, la pubblicazione premio potrà non aver luogo.

Art. 9 I risultati verranno comunicati ai partecipanti e nel web entro il febbraio 2026 e saranno pubblicizzati nel sito www.faraeditore.it e nei blog narrabilando e farapoesia. Non è prevista una cerimonia di premiazione.

Art. 10 La partecipazione al Concorso Narrapoetando implica la diligente accettazione di tutte le norme indicate nel presente bando.

Art. 11 Ai sensi della legge 675/96 (e succ. mod.) e del D. Lgs 196/2003 i partecipanti al concorso consentono a Edizioni Fara il trattamento dei dati personali secondo quanto previsto dal presente bando. Resta inteso che potranno in ogni momento richiedere di essere cancellati dalla nostra banca dati. Info: www.faraeditore.it - x.com/faraeditoret.me/narrabilando

domenica 23 novembre 2025

Poesie inedite di Roberto Chiodo

 


Foto di proprietà dell'autore


I tempi morti le tue paure

 

I tempi morti

le tue paure

chi sorride seduto

nelle parole che viviamo

come aspettative.

Il mare che ci somiglia

d’inverno

tra le luci spoglie

che ripiega diverso

tra i contadini ammirati

dove tutto rinasce

come altalene e figli

chi difende un lavoro

ogni decisione benedetta

tra le tue mani.

La loro storia di famiglie e fabbriche

di chi prega ancora

come un gentiluomo.

Il mare che somiglia

in un lento purificarsi

nei linguaggi poetici idealizzati

tra gli innamoramenti

i più acuti

come uno specchio senza screpolature

tra i rifugiati e i povericristi

e quella paura

mal sopportata

che ci tiene ancora prigionieri.

 

 

Alfabeti e percorsi

 

Alfabeti e percorsi

inverni abitati per noia.

La mia voce leggera e fiorita

sincera bella come il nord ovest.

Voci viventi nei filari

tra gli approdi

nei piaceri orizzontali presenti e puri.

Era il 1990 le fatiche riposte

un uomo di pace tra uomini sapienti.

La sua terra laica e sfuggita

sullo sfondo una poesia di Sbarbaro

che ci accomuna

sapessi quanto ci accomuna.

Ho osservato geografie di anime

preghiere senza un dio

la naturalezza degli innamoramenti

la pazienza chi ne avrà cura.

La nostra forza sola

di poter scegliere

ballate e confessioni

il mare fotografato a mezzanotte

e quel sentirsi fuoritempo

più liberi forse

in questa ultima parte

la più vera la più riparata.

 

Le mie idee nobili e secolari

 

Le mie idee nobili e secolari

imparate dagli amici

le mie radici nei ritratti

coscienziosi e settembrini

le parole sciocche

un’infanzia felice

quell’aria estiva e seducente.

Il tuo sorriso in un vento contrario

al tramonto

che ha una fine che ci mantiene.

Lo stupore di un domani sempre straniero

della sua vita che protegge

i pigri i folli.

Canto la tua resa

i beati i pazienti i solitari

come ricordo senza dolore.

Le ultime lettere

lo stesso gesto

mani e alberi

persone quiete

che camminano in fila

benedizioni e sollievi

una terra straniera

romantica riconoscente

piccole esistenze

che ho imparato a conoscere

come una canzone di Jeff Buckley.


ROBERTO CHIODO è nato ad Acqui Terme il 2 giugno 1975. Diplomato al Liceo Linguistico Quintino Sella di Acqui Terme nel 1994 si è laureato in Scienze dell’Educazione all’Università di Genova con una tesi sulla prevenzione del suicidio tra gli adolescenti nel 2000.

Ha lavorato come bibliotecario e catalogatore in

diverse biblioteche. Nel 2015 ha aperto la biblioteca di poesia italiana contemporanea “Guido Gozzano” che conserva oltre 10.000 libri ed è il primo esempio in Piemonte di biblioteca dedicata esclusivamente alla poesia.

È l’ideatore e il responsabile della Segreteria del Concorso nazionale di poesia e narrativa “Guido Gozzano”.

Il 5 maggio 2021 è uscito il suo primo libro di poesie intitolato “Benedetti e bruciati” e pubblicato da Impressioni Grafiche

Il 3 aprile 2025 è uscito il suo secondo libro di poesie intitolato “Cieli e chiodi” pubblicato da Edizioni Il Foglio