lunedì 15 dicembre 2025

“… ogni cosa per me è una ferita attraverso cui la mia personalità vorrebbe sgorgare per donarsi.”

recensione di Domenico Segna pubblicata su il Regno 16/2023

G. Criveller (a cura di), L’ETÀ DELLE PAROLE È FINITA PER SEMPRE? Una kermesse dedicata ad Antonia Pozzi, Fara Editore, Rimini 2022, pp. 172, € 20,00



Tra le montagne della Valsassina un piccolo paese, Pasturo, ospita le spoglie mortali di una delle voci poetiche più intense di tutto il Novecento, quella di Antonia Pozzi. Esistenza tragica, dove poesia, vita, amore e studi universitari s’intrecciano con le tensioni di un’anima che si sentiva in perfetta sintonia con quella del Tonio Kröger di Thomas Mann, essendo ormai consapevole dell’incompatibilità di poesia e, appunto, vita.
Un’incompatibilità che condurrà la poetessa a porre fine ai suoi giorni ad appena 26 anni. Su iniziativa del sinologo e teologo Gianni Criveller, ad Antonia Pozzi è stata dedicata una kermesse letteraria, tenutasi a Pasturo nel maggio del 2022, il cui titolo, «L’età delle parole è finita per sempre?», affonda le proprie radici in una coinvolgente frase di Antonia stessa. Gli atti di quei giorni sono ora accessibili ai lettori appassionati di poesia o catturati dall’eccentrica poeticità della Pozzi.
Quattro studiosi di quest’ultima, la prima studiosa della poetessa milanese suor Onorina Dino, la biografa Graziella Bernabò, il critico letterario Davide Puccini, a cui va riconosciuto il merito d’aver inserito per primo la Pozzi in un’antologia della poesia italiana e, infine, Marco Della Torre, che ha illustrato il legame che univa la poetessa alle sue montagne, tra le quali si sentiva finalmente libera dall’ingombrante padre.
A questi quattro interventi fa seguito
una serie di contributi di diversi poeti e poetesse che si confrontano con i testi da loro stessi scelti. Riflessioni, saggi, testimonianze, versi, dialoghi che nel loro insieme permettono di entrare tra le pieghe di un’anima tormentatale cui vicende esistenziali sono così attuali e contemporanee da renderle, per quanto sia possibile, «anche nostre».
Testi che riescono a dare una prima immagine della figura di Antonia e a ritrovare le sue Parole come quelle che scrisse il 4 febbraio 1935 commentando, con amarezza, una battuta di Remo Cantoni: «Il mio disordine. È in questo: che ogni cosa per me è una ferita attraverso cui la mia personalità vorrebbe sgorgare per donarsi.»





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