lunedì 10 agosto 2015

Su C'è l'impossibile di Michele Mariano Iannicelli


recensione di Vincenzo D'Alessio


La kermesse voluta dalla Casa Editrice Fara di Rimini, diretta dal poeta Alessandro Ramberti, svoltasi nella cittadina di Sant’Andrea di Conza(AV) in Alta Irpinia dal 6 all’8 marzo di quest’anno, ha congiunto il destino di molti di noi facendoci conoscere le diverse posizioni raggiunte nel difficile mestiere di scrivere.  Il resoconto di questo tripode acceso, nelle folate di vento e di neve di quei giorni, è racchiuso nell’ottimo  volume: Il luogo della parola -  FaraEditore, giugno 2015.
Oltre le presenze spirituali, come quella dell’Arcivescovo di Sant’Angelo dei Lombardi, Nusco, Conza e Bisaccia, monsignor Pasquale Cascio e di San Michele Arcangelo, protettore del popolo Longobardo che ha fatto crescere questi luoghi, ci è stato fatto dono di una raccolta postuma di poesie del professore Michele Mariano Iannicelli da parte del curatore: Donato Luigi Cassese, che reca il titolo: C’è l’impossibile (Delta3, Edizioni, settembre 2014), che si avvale della presentazione del critico letterario Paolo Saggese.
La raccolta è articolata in due sezioni: la prima ha come sottotitolo “Quel mondo a tutti ignoto. Poesie della scuola”, la seconda sezione: “Mentre il mio cuore fa salti di carta. Poesie”. Nella prima parte sono raccolte, in versi brevi, i profili di alunni, colleghi, amici e persone conosciute in ambito scolastico. La seconda parte invece è il vero testamento spirituale, più che una poetica, di un uomo che attraverso lo specchio della propria esperienza ha visto sfilare l’intera umanità: amata, conosciuta o solo immaginata in quell’ovale.
La dimensione del cortile, delle mura cieche, degli amori, degli umori; i profumi, i colori, le emozioni, i dolori che hanno accompagnato questo sistematico viaggio in una fantastica macchina del tempo, svelano “i salti di carta” scritti su fogli di quaderno, sul cartoncino del libro di matematica, nell’acqua del tempo, ispirandosi al pensiero filosofico  di origine ellenica “pànta rei” tutto scorre,  dalla nascita al fine vita.  La filosofia non abbandona i versi di questa raccolta, neanche nei profili umani compresi nella prima sezione.
Ianniccelli è un poeta completo poiché non offre soluzioni nei versi, né cerca con la poesia di placare la sete perenne che l’uomo ha della conoscenza del suo divenire: l’alfabeto “matematico” del pensiero si rivela nei versi della poesia eponima a pag. 69: “C’è l’impossibile / Sulle quattro pareti / Sotto gli stracci penzolanti / (…) È come una maledizione / Rimanere abbarbicati al masso / Caldo come il ventre / Sempre rimpianto / (…) Nel cerchio dei muri a strapiombo / Sulla mia solitudine.”
Pensiero che domina anche nei versi della poesia a pag. 102 Poesia sul cartoncino del libro di matematica dedicata all’unico figlio: “(…) È la tua vita, figlio, in questo momento / Che promana dalla mia / Non so come, in questo momento né mai / E siccome non so, sei solo / Come me.”
Dirompente, come l’acqua della sorgente del Sambuco nel paesino natale, il pensiero di Nietzsche (versi a pag. 67) emerge dal chiuso ambito di questi luoghi per raggiungere il palpito di un firmamento di solitudine che appartiene all’umanità intera.
La conoscenza della poeta russa Elena Andreevna Švarc (pag. 59) e del drammaturgo inglese Harold Pinter (pag. 61) mostrano del Nostro la spinta all’innovazione, alla ricerca continua e costante attraverso il senso alto della Poesia di una risposta a quello che resterà per lui (e per noi) il dramma dell’esistenza: “Rimango inconcluso” (pag. 109).
L’immortalità che conosce la Natura nel suo costante divenire; il potere politico clericale  che uccide inesorabilmente sogni e speranze in tutto il Pianeta; rendono questa raccolta universale, partendo dal gesto personale della scrittura per collegarsi a quanti hanno preceduto il Nostro nel cammino poetico. Il pensiero si svela nella poesia L’immortalità del Sambuco ( pag. 103) nei versi che seguono: “(…) Nudi / Tutto incompleto per poter dire che ci sarà / sempre un dopo / Per negare la fine / Con l’immortalità del Sambuco ricolma del / flusso eterno della sorgente / si ripetono gli abbracci e le esultanze  e i pianti / si vive e si rivive in questo luogo sperduto del mondo.”   

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