Genesi Editrice, 2010
nota di lettura di Alessandro Ramberti
Se a volte c’è una analisi di situazioni emotive ed affettive (specialmente nel Terzo e ultimo dei “tempi” in cui è suddiviso il libro) con un uso del correlativo oggettivo (costituito in particolare dal paesaggio) che può portare a una certa caduta ti tensione, in Dulcamara troviamo però molti versi venati di salace saggezza e pirronistica ironia (ben rileva Viviana Lamarque nella Prefazione il “sapiente uso dell’autoironia”) che esprimono, a nostro parere, al meglio i tratti più interessanti della poetica Colomba Di Pasquale: «e gettiamo le reti in questo presente, / (…) / speriamo di trovarci perle» (p. 16); «Nella penombra della mia vita / a malapena mi vedo» (p. 33); «le tombe giacciono a terra / e mirano al cielo» (p. 38); «Il silenzio lo si sceglie. / Io ho deciso di indossarlo» (p. 47); «Ora ti avvolgo in preghiere gentili e amorevoli, / non ti sfioro con dita che possano confonderti / ma con tela di melodiose parole» (p. 53); «Perché poi le cose / prendono la loro strada necessariamente» (p. 55); «La vena è proprio scarsa / in questo periodo. / (…) / ho grandi ripensamenti, / non parliamo delle indecisioni, / non vi dico delle incertezze» (p. 59); «A forza di guardarmi dentro, sono precipitata / e mi sono spiaccicata tutta» (p. 66); «Che poi la vita / ci inietta giorno dopo giorno / la solita fialetta di dolore» (p. 81); «ma ho deciso / in questo preciso momento / essermi vitale un’overdose di ricordi» (p. 82); «anche la stampante / non se la sente di trattenere / quanto passato tra noi» (p. 92); «Il vento scompiglia / i nostri silenzi» (p. 117).
Questa raccolta riesce dunque anche a farci sorridere, a indicarci in poche esatte sintetiche parole una via di salvezza in grado di rielaborare il senso delle nostre sconfitte, gli errori del nostro cammino, il dolore di eventi che sono al di fuori della nostra portata, sapendo che: «Non è l’aria in cui si vola / che rende eterna la vita / ma quanto coraggio si ha / di volare in vita» (p. 75).
nota di lettura di Alessandro Ramberti
Se a volte c’è una analisi di situazioni emotive ed affettive (specialmente nel Terzo e ultimo dei “tempi” in cui è suddiviso il libro) con un uso del correlativo oggettivo (costituito in particolare dal paesaggio) che può portare a una certa caduta ti tensione, in Dulcamara troviamo però molti versi venati di salace saggezza e pirronistica ironia (ben rileva Viviana Lamarque nella Prefazione il “sapiente uso dell’autoironia”) che esprimono, a nostro parere, al meglio i tratti più interessanti della poetica Colomba Di Pasquale: «e gettiamo le reti in questo presente, / (…) / speriamo di trovarci perle» (p. 16); «Nella penombra della mia vita / a malapena mi vedo» (p. 33); «le tombe giacciono a terra / e mirano al cielo» (p. 38); «Il silenzio lo si sceglie. / Io ho deciso di indossarlo» (p. 47); «Ora ti avvolgo in preghiere gentili e amorevoli, / non ti sfioro con dita che possano confonderti / ma con tela di melodiose parole» (p. 53); «Perché poi le cose / prendono la loro strada necessariamente» (p. 55); «La vena è proprio scarsa / in questo periodo. / (…) / ho grandi ripensamenti, / non parliamo delle indecisioni, / non vi dico delle incertezze» (p. 59); «A forza di guardarmi dentro, sono precipitata / e mi sono spiaccicata tutta» (p. 66); «Che poi la vita / ci inietta giorno dopo giorno / la solita fialetta di dolore» (p. 81); «ma ho deciso / in questo preciso momento / essermi vitale un’overdose di ricordi» (p. 82); «anche la stampante / non se la sente di trattenere / quanto passato tra noi» (p. 92); «Il vento scompiglia / i nostri silenzi» (p. 117).
Questa raccolta riesce dunque anche a farci sorridere, a indicarci in poche esatte sintetiche parole una via di salvezza in grado di rielaborare il senso delle nostre sconfitte, gli errori del nostro cammino, il dolore di eventi che sono al di fuori della nostra portata, sapendo che: «Non è l’aria in cui si vola / che rende eterna la vita / ma quanto coraggio si ha / di volare in vita» (p. 75).
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