lunedì 4 agosto 2008

Impastando i piedi con la polvere gialla (Francesca Di Tonno)


Grande la forza visiva di questi versi in cui il tempo viene “sfidato”: ricordo e attualità si confondono, i sentimenti di ieri rivivono ora come non appartenessero al passato, quasi che “il teatro di abitudini” sia una rappresentazione sempre in atto sulla quale il sipario cala solo quando non siamo sulla scena: «lo capisci anche tu, cavalchiamo / una scena di cartone, amici / strade, bar, anche solo / a gesti un muto dice meglio / la realtà…». Molto interessante la strategia degli a capo che sa creare cesure emotivo-sintattiche di grande presa.



Tenera le è stata la vita
mentre s’avanzava lungo i corridoi
dolciastri di medicine, flebo e rotelle.

Di tua madre la lenta agonia
guardavi sbilenca sulla soglia
consumata di passi altrui e sconosciuti.

I parenti dalle mani di zucchero
le poggiavano un «sii forte» sulla spalla
ebete di dolore.


NONNI

La salita di passi strascinati
in un decennio, il tuo, si imparano
nuovi modi, la vecchiaia, di camminare
io intanto dentro l’infanzia
sulle due ruote di una bici lilla
andavo, sulle ginocchia cadevo
davanti scuola, dietro la schiena
le mani, ci hai aspettato, quanto?
il trillo della campanella
avvertiva dei nostri inizi
delle tue fini.


COREOGRAFIA DI UNA GENERAZIONE

Il rosso dei muscoli tesi
le ricorda una giovinezza sana e forte
quando si correva a gambe levate
impastando i piedi con la polvere gialla
e le gonne a fiori con scenari da dopoguerra.
Il suo diploma del Cinquantasei
ostetrica professionista diceva,
a Liliana sembra un falso
e d’autore, il marito pure
dipingeva quadri
d’azienda, dava posti
di lavoro, e alla moglie
incarichi importanti affidava
pentole, figli e di camicie colli
inamidati.



RAZVOD – DIVORZIO –

Non ci sono i presupposti
se ancora resti affezionato
a un teatro di abitudini,
lo capisci anche tu, cavalchiamo
una scena di cartone, amici
strade, bar, anche solo
a gesti un muto dice meglio
la realtà. Il fondo del tavolo
non lo toccasti che a
parole, ti rimangiavi vecchi
me e te all’archivio a Mosca
invernali impacciati nei cappotti


ITALIANS

Quando restammo a mani tese
Spingendoci di corpo in corpo
Sul pontile della nave che attraccava
E quella pioggerella spinosa
Fendeva ogni nostra recondita
Aspettativa di una vita migliore,
di lavoro comunque si trattava:
sudori freddi lungo ferrovie
da costruire e grattacieli
da issare su, su fino
a riempire di mattoni e ossa
un libretto verde-azzurro
di risparmi sognavamo
comunque.


Francesca Di Tonno è nata a Penne (Pe) il 3 Ottobre 1983. Dopo la Maturità Scientifica ha conseguito la laurea di primo livello a Bologna discutendo una tesi in Letteratura Russa Contemporanea. Ha studiato a Berlino e a San Pietroburgo presso lo Smolnyj Institut. Ha collaborato come redattrice free-lance con periodici cartacei e on-line («L’acerba», «La scena»). Dopo aver lavorato a Milano in qualità di redattrice televisiva per laQuadrio srl del gruppo Magnolia, vive ora a Bologna dove frequenta l’ultimo anno della laurea specialistica in Letterature Comparate.

9 commenti:

Il Video-blog dei giovani ha detto...

Brava Francesca,
mi hai stupito!!
Arianna C.

Francesca Di Tonno ha detto...

Grazie ad Alessandro per lo spazio concessomi e soprattutto per le parole spese intorno ai miei versi.
Proprio il Tempo infatti è la categoria che preferisco per raccontare le storie...mescolando il prima e il dopo, il gioco letterario si fa divertente.

Ciao Arianna, contenta di averti stupito!!

Guido Mattia Gallerani ha detto...

La costruzione delle storie, il rincorrersi di un tempo tra il prima e dopo esprime la volontà di dedicare un senso ai singoli eventi, non tanto come materia di un giudizio, ma come sforzo di interpretare la complessità e renderla con il linguaggio della poesia. Lavorare in questo modo è sicuramente la forma giusta per superare il minimalismo e la frammentazione che affligge spesso il linguaggio dei più giovani autori.
Il contatto con la realtà più sensibile delle parole è saldo tanto da suscitare immagini immeditamente riconoscibili come quella della moglie o come quella del muto, che ricorda anche Alessandro nella nota. In questo modo allora è possibile affrontare temi scottanti ma imprescindibili come quelli di queste poesie, dalla morte all'emigrazione. Così che il linguaggio fattosi immagine può ancora essere interprete del nostro quotidiano.

Guido Mattia Gallerani

Alessandro Ramberti ha detto...

Molto interessante l'osservazione di Guido che la tessitura di storie in cui prima e dopo si rincorrono «è sicuramente la forma giusta per superare il minimalismo e la frammentazione che affligge spesso il linguaggio dei più giovani autori»: cosa dicono i neóteroi (giovani)?

Luca Ariano ha detto...

Sapete che sono un estimatore del "realismo" in poesia. Secondo me ci sono molti giovani che oggi usano un "neo-neorealismo" (se mi permettete l'espressione) ma non sempre è facile trovare l'equilibrio: si rischia di cadere nel giornalistico o nello sciatto e piatto linguaggio dei media.
Francesca penso dosi bene linguaggio e descrizioni senza scivolare nel minimalismo che in molti è forzato o stucchevole.
Complimenti.

Un caro saluto

Alessandro Ramberti ha detto...

Condivido anche le parole di Luca, del resto sempre molto attento a quanto si muove nel mondo poetico.

Guido Mattia Gallerani ha detto...

Sì, sono d'accordo con Luca, il realismo è una tecnica non una prova mimetica, e come tale va usata con cura e coscienza...ci vuole appunto equilibrio.

Filippo ha detto...

Ho avuto occasione di sentire Francesca già nel corso di altre letture e devo dire che ancora una volta torna a stupirmi per la forza espressiva della versificazione, per la ricerca mai banale delle parole, per il taglio esistenziale che si innalza dalla base di una esatta descrizione delle cose e degli oggetti del vivere quotidiano. Complimenti Francesca.

Francesca Di Tonno ha detto...

Il mio commento arriva di certo in ritardo tipicamente agostiano!!!!!
I ragazzi sopra hanno colto in pieno l'essenza delle mie storie, ovvero una dosata composizione di realismo e esistenzialismo o, meglio, riflessione sulle esperienze siano esse reali o fittizie. Come di recente Magris in un suo articolo sul Corriere, mi riaffido alla potenza della letteratura di interpetare e vivere la Storia propriamente detta.

Un bacio a tutti

Fra