venerdì 25 gennaio 2008

Il lavavetri (Guido Matteo Gallerani)

«Tutti i nostri visi si corrispondevano / in un’immagine comune: / per voi non c’era differenza di persone.»
Versi piani, dal ritmo riflessivo e trattenuto. Poesia che interroga i volti, ne ricerca il nucleo caratterizzante, personale e unico. Quella identità autentiche che pare, oggi, una ricerca ardua anche in prima persona, perché pare che le stesse trasformazioni dell'io e del noi siano omologate e spersonalizzanti. Non a caso il poeta si chiede: «Meritiamo un nome per le nostre metamorfosi come da bruco a farfalla?»



Per un colpo di fortuna
le tesi, quelle, non le gettammo.
Le bruciammo a Como per il freddo.
Allora facevamo i lavavetri per le strade.

Tutti i nostri visi si corrispondevano
in un’immagine comune:
per voi non c’era differenza di persone.

Uno di noi mille, invece, per dispetto
conquistò famiglia, villa, rispetto
e una singolare distinzione.

Gli era accaduto all’ospedale dopo anni:
qualcuno non l’aveva visto al semaforo
e lui era stato investito sull’asfalto.

E ne aveva avuto irriconoscibile il volto.


***


Ti disperde lontano dal centro questo eco suadente,
e a noi ci sta sfrattando dal ghetto come un malato.
Io insegnavo ancora nelle scuole il nostro conto delle vittime,
e spesso quello dei bambini che intonavano le tue canzoni.
Tu profumavi superba intanto, in sala coi fiori del Tuileries,
e grazie al tuo flauto materno ci raccoglievi e addormentavi.


***


Che solo una grigia fantasia ne restasse, ed un disarmante abbandono
all’inizio credevamo non potesse accadere al nostro paese.
Troppo presto aveva attirato le masse l’appagante novità,
ridisegnato per la pubblicità una parte per l’altra di Berlino:
mio fratello l’avevano convinto a fare il postino e io, come lui,
avrei confuso quartieri e distretti e i nomi delle vie per cercarlo
dentro a un mondo che non sarebbe riapparso.


***


Meritiamo un nome per le nostre metamorfosi come da bruco a farfalla?
invidiamo loro questa ascesa dal foglio tra una voce del dizionario e l’altra,
meglio sempre che scivolare piede in fallo a spiccare un balzo oltre la falla
fuori da quell’equilibrio temporaneo di cui sono fatti tutti i castelli di carta.
Noi ci intingiamo ancora d’inchiostro per convincere di potere cambiare,
per giusto non smettere di credere al volteggio di una matita nella mano
ma è come non riuscissimo a trovare la nostra vera faccia al di là del naso,
come i camaleonti paurosi che occultano la vista della vita dal di fuori.


***


Non risaliamo da questo animo introverso per allearci con il mondo,
ma di un’odissea opposta e contraria stringiamo a collare la calligrafia,
sterziamo come un solletico dell’aria la brezza che ci sbatte a vagabondo,
in mezzo a noi stessi seminiamo con la nostra ombra sulla terra questa via.
Il nostro sguardo convesso più che da miopia è affetto dal male dell’occhio,
che non vede dal disotto in dipartita lo scarabocchio di una strabica scia
di una pandora fuoriuscita uguale e distante come la pupilla di un sosia
sempre più vero, a cui nessuno ormai non crede sia autentico davvero.


***


Serve entrare in silenzio nel grande cimitero di Père Lachaise,
la sua meraviglia è d’ospitare cornacchie ed altri viventi:
nella giostra impetuosa degli uccelli si scandisce questo circo naturale,
in un ritmo regolare di sonno e di notti, di giorni e di insonnie.
Soltanto una lancetta resta ferma dell’animato orologio,
dentro i corpi pietrificati di artisti, sapienti e celebri scrittori
balbetta un meccanismo tormentato da un’interferenza clandestina,
uno scatto da sempre bloccato nei clamorosi e chiassosi ingranaggi celesti.


Guido Mattia Gallerani è nato a Modena (1984). Laureato in Lettere Moderne a Parma con una tesi sul problema dell’oggettività nella poesia di Giampiero Neri, ha studiato all’Université de la Sorbonne Nouvelle – Paris III. Ha partecipato al convegno L’esperienza (2003) organizzato dal settore Fondamenti Filosofici e Letterari della Modernità (direzione prof. Marzio Pieri), Ateneo di Parma, tenendo una lezione sulle possibilità di lettura pedagogica del poemetto Gli sguardi i fatti e senhal di Andrea Zanzotto. Ha pubblicato saggi critici sull’«Archivio on-line del Centro Studi Archivio Barocco». Ha collaborato al cortometraggio Metropotamie, Bergervoet production, soggetto di F. Iarlori. Organizza eventi culturali legati al mondo della poesia. Come poeta ha vinto la sezione giovani Renato Giorni 2004, Guido Gozzano, e ha pubblicato su alcune riviste e antologie (Le voci della luna). Ha partecipato al Marché de la Poésie 2007 a Parigi presso le Éditions Éoliennes. Ha tradotto il poeta Pierre Bonnasse.

7 commenti:

Guido Mattia Gallerani ha detto...
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
anna karenina ha detto...

uno sguardo sull'Europa che percorriamo viaggiando, il rumore dei passi di una generazione precedente, e su tutto regna un sole limpido e invernale, lo stile controllato, le parole giuste, esatte...

Guido Mattia Gallerani ha detto...

Ringrazio Alessandro Ramberti per l'occasione e lo spazio...e lo ringrazio anche per le poche righe in cui ha messo a fuoco il problema dell'identità, che a me sta molto a cuore...grazie

Alessandro Ramberti ha detto...

Grazie ad Anna e Guido e buoni passi alla poesia!
Alex

Anonimo ha detto...

Non a caso si è parlato, poco sopra, di "parole giuste, esatte". Chi, come me, ha la fortuna di conoscere Guido, di seguirne il lavoro poetico, sa bene quanto l'ansia di trovare la "parola giusta" lo attanagli, portandolo a un lavoro concreto e continuo sul proprio dettato, sulle singole immagini (di cui, meraviglia in questi nostri tempi, usa con parsimonia e con densità di significato, penso a quella di Pandora e a tutto ciò che si porta dietro). E' un lavoro, quello di Guido sulla poesia, che non mira solo a trovare la giusta formula ritmica o la giusta figura poetica, ma davvero lo spinge a questi risultati altissimi per perizia e significato, con una lingua che sembra concedere molto (addirittura le rime, a fine verso!) mentre in realtà è intelligentemente dosata. Poiché Guido da, nella sua poesia, non solo la chiave di intepretazione del mondo, ma tenta di schiudere la stessa "verità" (quella che, per dirla alla Montale, "[appena] disvelata vien subito espunta da chi sorveglia i congegni e gli scambi"). Una verità, e questo è altamente significativo, non è mai un "dato" quanto piuttosto il risultato di un'interrogarsi a fondo sul sé e sulla realtà circostante.
E', quella di Guido, una lettura di occhi giovani eppure già consci della realtà postmoderna, della perdita di quelle categorizzazioni rassicuranti che per anni avevano guidato l'uomo (penso, certo, al vagare casuale nella Berlino appena riunita e diventata d'un tratto la stessa eppure estranea per la metà dei cittadini; ma anche al paradosso del lavavetri che conquista gli orpelli della nostra civiltà attraverso uno scarto violento del quotidiano, quei movimenti a cui, ad esempio, ci ha abituato la poesia di Fantuzzi - ma è solo una suggestione). Ma è una poesia, e questa è un'ulteriore ricchezza, capace allo stesso tempo di analizzare questo uomo moderno sia nei suoi rapporti col passato (le tesi non bruciate, il muro di Berlino, l'enorme monumento al passato Père Lachaise, etc..) sia con un suo possibile futuro, fatto di maggior consapevolezza, di occhi aperti su un mondo che da caos si fa ordine, attraverso la scrittura. Insomma, un "risveglio" (chi ha orecchi...) che attraverso il recupero di un passato magmatico crea una nuova figura, con occhi aperti sul mondo e sui suoi ingranaggi.
Merita un nome, questa metamorfosi da bruco a farfalla? Secondo me, ma è solo il parere di un'estimatore, lo merita ampiamente.

Guido Mattia Gallerani ha detto...

Ringrazio Massimiliano perché pur essendo amici, ed avendo come di consueto già parlato di questi argomenti, si è preso la fatica gratuita di parlare apertamente e pubblicamente del mio poco lavoro...e sono ben contento che abbia richiamato a proposito il lavoro di Fantuzzi, che a partire dal suo sguardo sociale, mi ha dato non pochi suggerimenti e, ripercorrendo il suo dettato "narrativo", anche diverse soluzioni originali.
Credo che, allargando il discorso, si possa riconoscere appieno per quanto riguarda il discorso giovanile, rilanciato da Massimiliano, una certa comunanza di temi e volendo anche d'affinità geografica che ci raggruppa in parecchi attorno ad un uso e ad un'indagine del testo comune: fatto gran parte di quello che diceva sempre Massimiliano, seguendo da vicino pure le diverse prove di un verso lungo, che non disdegna nè una dosata narratività nè le possibilità logiche di un'argomentazione, nei limiti che un ritmo e un'espressione concisa come quella poetica consente.
Insomma, direi che per quanto mi riguarda il lavoro poetico è strettamente connesso a quello che è possibile rintracciare insieme, più che nel momento di stesura in quello della partecipazione comune a spazii come questo. Voglio specificare che non si tratta solo di fruire, in un modo pur cinico a volte, di una ribalta o comunella transitoria, quanto di far soprattutto reagire in uno stesso punto d'arrivo quelle stesse esperienze che per tradizione o per desiderio avevano dato l'avvio alla necessità personale di un testo. In questo senso mi trovo idealmente a richiamare il lavoro che stiamo facendo con questo gruppo di giovani poeti, a cui Alessandro gentilmente ha dato adito, nel momento in cui mi trovo inevitabilmente a mettermi a confronto di un'analisi accuratissima come quella di Massimiliano. Che ringrazio sinceramente ancora per la cura della lettura e per lo stile osservato.

Alessandro Ramberti ha detto...

Sì Massimiliano e Guido lo scopo di questo modesto spazio è quello di dare spazio alla voce dei e al dialogo con i poeti, magari come in questo caso, accennando anche al lavoro artigianale e al tipo di approccio, alle influenze (non a caso è stato fatto il nome di Matteo Fantuzzi) al confronto con la realtà: del resto se la poesia è autentica, non potrà ma essere completamente avulsa dalla temperie storica e dal vissuto del poeta che può esserne un'antenna anche profetica. Credo che il quid del fare poetico sia appunto quello di rendere condivisibile e universale uno sguardo acuto sul mondo, certo depurandolo di quegli autocompiacimenti ombelicali lirico-diaristico-(forse)terapeutici che spesso sono in agguato (non certo, mi pare, nel caso di Guido e di altri poeti emergenti).
Alex