martedì 31 luglio 2007

"da dentro il quadro la forma senza senso" (Mauro Ferrari)


NIPOTI

Svaniranno
lenti come foto infradicite:
incontri sempre più radi,
un nome che sfugge, tre mesi
e una notizia scarna, la visita
di una nipote; sei mesi, un paio d’anni
a incespicare imbarazzati
in un volto, un nome
o un indirizzo che ha perso significato,
ridotti a voce di chi ancora vive
un poco, poco, e poco a lungo.
Il ricordo di un gesto peculiare,
un ninnolo comparso sul termosifone,
fuori moda e sempre più ingombrante
che svanirà nel nulla o nell’ammasso
che ogni giorno ci sparisce dalle mani
per rintanarsi chissà dove -
un mondo trasparente
parallelo al nostro, intoccabile
e inaccessibile a chi progetta e ancora
spera, con lumi fiochi e fiori marci.

(Nel fango, le mani ingombre di cose,
la vecchia radio rossa, un ninnolo, tre foto,
fango e polvere, un camioncino verde,
giocano i nipoti a reinventare il mondo,
a dare un seguito alle strade
un giorno ad ogni giorno.)

(Da: Il poco cielo che ci guarda, Fiori di torchio, Seregno 2006)



TRIDIMENSIONALE
Meditazione su un quadro immaginario II

Come rappresentare su una superficie
e fra i confini esatti della cornice
un marmo levigato a specchio
cangiante di colore, forma e senso
da ogni lato – alieno all’intelletto
quanto più si sforzano i sensi
e cozzano e rimbalzano?

Così ha risolto il pittore,
nel suo pensiero avviluppato:
due sguardi ammirano
da dentro il quadro la forma senza senso
dandole una direzione – a destra un giovane
serenamente assorto su quell’atomo che vede
e dietro, in emersione dietro al marmo
occhi arrossati e mani levate, forse un suo padre
o il se stesso più vecchio, che ha visto e sa.

*
Oh certo, molta speranza, infinita speranza, ma non per noi.
(F. Kafka)

Avrebbe detto, lei dagli occhi glauchi
e dalle vele bianche, “Gli occhi, quello
era oltre il muro e tornerà
oltre ogni perdita a guardarci in viso,
posandoci una mano sulla spalla
e invitandoci a resistere
perché potremmo farcela
se non adesso un domani,
persino noi per cui non c’è speranza
alcuna, dell’infinita
che altri occhi invocano” –

avrebbe detto quello, certamente;

cos’era infatti quel raspare oltre la porta
se non una certezza ingenua
per i suoi occhi già pronti a cedere
credendo il vero – o ciò che sembra?

(Ad occhi chiusi era un respiro che tornava
a riprendersi un corpo, per restare;
nella più piena luce invece della ragione
solo un rantolo nel rigirasi insonne, e il nulla.)




Sampdoria-Inter 0-3

Tre a zero il finale, due a zero già al ventesimo:
abbiamo vittorie, persino adesso
che entrambi non crediamo in gong definitivi

divisi come siamo dal muro della vita.

E dire che anche un’altra grande Inter
nel vecchio stadio claudicante
aveva faticato - quella dei tedeschi
e di Ferri “perfetto“, dicevi,
sempre in anticipo sul tempo
come il Scirea dei versi di Mussapi –
immaginati questa sublime perfezione
senza passi falsi e cedimenti...

Ci hai lasciati, e dopo anni
l’Inter vince ancora, quasi un riscatto postumo
per noi che abbiamo miti poveri,
per te che non hai visto il comunismo
giusto e ingenuo delle tue speranze –
e manco ripulita un poco
quest’Italia fetida, che alzi la testa
dalla sua merda;
e le leggende
più non mi attraversano
come un gran vento che spazza via,
neppure quelle di vittorie più importanti
(e tu lo sai, ed io lo so).


Questi versi ci presentano "divisi come siamo dal muro della vita": uno sguardo sconsolato, forse lievemente improntato al sorriso tra il malinconico e l'ironico ("e le leggende / più non mi attraversano"), eppure capace di farci reagire, di non lasciarci cadere nella melma, di stimolarci a una responsabilità delle lettere in cui possa esserci una sorta di riscatto per questa realtà certo non esaltante ma ricca pure di inattese possibilità ("occhi arrossati e mani levate, forse un suo padre / o il se stesso più vecchio, che ha visto e sa.").

Mauro Ferrari (Novi Ligure 1959) è direttore editoriale delle Edizioni Joker, da lui fondate nel 1994, direttore del semestrale di cultura letteraria «La clessidra» e Presidente della Fiera dell'Editoria di Poesia di Pozzolo, che ha avuto la prima edizione nel 2007. Ha pubblicato le raccolte poetiche: Forme (Torino 1989); Al fondo delle cose (Joker, Novi 1996); Nel crescere del tempo (con l’artista valdostano Marco Jaccond, I quaderni del circolo degli artisti, Faenza 2003); Il bene della vista (Joker, 2006, che raccoglie anche la precedente plaquette). Ha partecipato con quattro racconti alla silloge Storie da Novi (ivi 1994); ha inoltre pubblicato saggi di poetica, Poesia come gesto. Appunti di poetica, Joker, Novi 1999. È presente nell'antologia fiamminga della poesia italiana Het stuifmeel van de sterren (Il polline delle stelle, a cura di Gemain Droogenbroodt, Point, Ninove 2000), nella monografia sulla poesia italiana contemporanea (n. 110) della rivista francese «Po&sie» e nell'Antologia della poesia ligure Voci di Liguria (Manni, 2007) curata da Roberto Bertoni e Roberto Bugliani, dell'Università di Dublino.
Come critico ha collaborato all’Annuario di poesia Castelvecchi. Con Alberto Cappi ha curato L’occhio e il cuore. Poeti degli anni '90, sulla poesia delle ultime generazioni (Sometti, Mantova 2000); ha collaborato alla silloge critica Sotto la superficie. Letture di poeti italiani contemporanei (Bocca, Milano 2004); ha curato la sezione inglese dell’antologia della poesia europea La voce che ci parla (Bottazzi, Suzzara 2005), in cui figura come poeta nella sezione italiana. È nella Redazione del sito web La poesia e lo spirito. Figura nella Giuria di alcuni Premi nazionali.
Nel settore dell'anglistica si è interessato di Conrad, Tomlinson, Hughes, Bunting, Hulse, Paulin e diversi altri poeti contemporanei. Suoi testi e interventi sono apparsi su «Altri termini», «Atelier», «clanDestino», «Coscienza storica», «Erba d’Arno», «Esperienze letterarie», «Galleria», «Graphie», «Hebenon», «Hortus», «Il Cobold», «Il lettore di provincia», «La Rocca Poesia», «Poeti e poesia», «Quaderno», «Steve», «Testuale», «Versodove», «Zeta» e, all’estero, «Y.I.P. - Yale Italian Poetry», «Gradiva», «Meja Ponte» (Brasile), «Po&sie» (Francia), «Cuadernos del Matematico» e «Empireuma» (trad. di Emilio Coco, Spagna), «Révista» (Spagna).

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Mi pare questo uno sguardo attento, caratterizzato da una disillusione magari accumulata gradualmente,
che non trovo però decadente, anzi quasi un monito, consapevole della difficile convivenza di "piena luce" e "ragione".

Alessandro Ramberti ha detto...

Ottimo commento, Marco, vediamo cosa ci dice Mauro.