giovedì 9 gennaio 2014

Paolo Saggese: Storia della Poesia Irpina 2 (dal primo Novecento ad oggi)

Edizioni Delta 3 Grottaminarda (AV), 2013 


recensione di Vincenzo D'Alessio

Finito di stampare nel mese di Ottobre 2013 leggo alla fine delle 343 pagine che compongono il volume Storia della Poesia Irpina 2 (dal primo Novecento ad oggi) energicamente scritto dal critico letterario Paolo Saggese. Questo lavoro segue, a distanza di quattro anni, il primo volume della Storia della Poesia Irpina, pubblicato da Sellino.

Il mio maestro, critico letterario di chiara fama monsignor Michele RICCIARDELLI, mi ha sempre invogliato a non elogiare lavori nei quali fosse incluso qualche richiamo personale. Non verrò meno a questo impegno. Però mi corre l’obbligo di comunicare al lettore la faticosa bellezza del secondo solco tracciato in questa mia terra l’Irpinia, la stessa dell’Autore del presente lavoro critico, tanto avara di riconoscenza verso chi si affatica sulle “sudate carte”: perché inutile resta il lavoro della mente in questa terra dove solo le braccia incontrano la fatica. Il Sud non dà meriti ai suoi figli “professori” che restano a lavorare nelle scuole. Non dà elogi a chi spende la propria esistenza a forgiare quelle anime che poi splendono di luce culturale in tanti giovani Stati del Mondo.
Anche Paolo Saggese poteva restare lontano dalla nostra terra: non l’ha fatto. Ed in questo tenace restare rivedo l’energia di monsignor Michele Ricciardelli che, consapevole del dramma scaturito dal sisma del 23 novembre 1980, decise di lasciare gli Stati Uniti d’America e impegnarsi accanto ai giovani, e meno giovani, nella sua città natale. Nell’affiancare con l’esempio e l’apporto critico internazionale dedotto dalla conduzione della rivista di italianistica “Forum Italicum” da lui fondata negli Stati Uniti d’America nel 1967, il lavoro letterario che svolgevo già da diversi anni con il “Premio Nazionale di Poesia Città di Solofra”, scrisse nell’introduzione alla prima Antologia scaturita dai partecipanti alla quinta edizione del Premio (1984) queste parole: “Dal personale mondo poetico e dall’assillo esistenziale contemporaneo, il passaggio all’universalità dei problemi individuali e della odierna Realangst, diventa una conseguenza logica della condizione umana. (…) Tutta la tematica di questa antologia, in poche parole, ci dimostra, in una aspirazione individuale-universale, gli attuali problemi che inquinano la nostra società e che bisogna scongiurare per l’avvento di un mondo migliore e di pace fra tutti gli uomini e fra tutti i popoli della terra, per anatematizzare la catastrofe mondiale di una Apocalissi.”
Attuali e drammatiche risuonano queste parole nel passaggio delle generazioni poetiche tra Novecento e Ventunesimo secolo. Il lavoro critico di Saggese pone efficacemente un limite all’attesa del lettore dopo la pubblicazione di modeste antologie poetiche irpine nel corso degli anni precedenti. Stiamo assistendo all’epifania della Letteratura di una micro regione dolorosamente seppellita dai fenomeni naturali, svuotata della migliore gioventù, affaticata dalla falsa industrializzazione, depauperata della sua originaria vocazione agropastorale,inascoltata nelle sue voci poetiche più belle, perché poco diffuse in campo nazionale. Oggi con questo lavoro profondo di resurrezione Paolo Saggese intende cantare allo stesso modo del nostro poeta meridionale Rocco Scotellaro nella ballata Sempre nuova è l’alba : “(…) Ma nei sentieri non si torna indietro. / Altre ali fuggiranno / dalle paglie della cova, / perché lungo il perire dei tempi / l’alba è nuova, è nuova.”
343 pagine in difesa di quelle giovani ali alle quali il Nostro, docente nei Licei Statali della sua terra, dedica con volontaria passione la ricerca delle energie vitali per farle volare, la voglia di restare e combattere nella propria “cova” come lui stesso ha enunciato nel primo volume della Storia della Poesia Irpina: “L’Irpinia, area geografica e mentale sciamante su tanta roccia appenninica, forse nasconde nelle sue viscere non solo vene sorgive ma anche qualche fiume carsico. Una risposta all’invasiva disperante desertificazione. Che sia certezza di metafora!” 

Troppe belle menti sono costrette a prendere il volo e approdare in terre lontane, senza ritorni. Il deserto dei nostri paesi, oggi, promana falsa libertà: del merito c’è precipua necessità !
La memoria è un mezzo per raggiungere risultati. Ma il cambiamento sociale reale, fondante, erpicale, si raggiunge soltanto con questi lavori, con questo esempio, con la caparbietà che ogni alba ci appartiene anche quando il silenzio della scomparsa terrena ci avrà atterriti. Questa è l’energia segreta trapelante dalla lettura di questo secondo contributo sulla Poesia Irpina. La sintetizza le parole di Ugo Piscopo nella introduzione: “È qui il segreto della sua motivazione di ricerca (riferita all’Autore)
, apparentemente facile, anzi, come potrebbe apparire, troppo facile, ma in sostanza rischiosa e scomoda, perché essa richiede una vigilanza a trecentosessanta gradi su tutto ciò che può insorgere o che sta lievitando sul territorio e attorno ad esso. Di fronte a questa opzione di sentinella, ogni adesione a moduli, a toni, a insegnamenti della cultura aulica costituirebbe/costituisce un pericolo di accettazione di concrezioni passive e di criteri autoritari. Ecco, di camice di forza” (pag. 11).
L’opera di cui parliamo dovrebbe raggiungere capillarmente gli studenti di tutte le scuole superiori del nostro Paese per sortire un effetto valido di cambiamento dell’abusata “Questione Meridionale”. C’è necessità di consolidare e diffondere l’energia meridionale a cominciare dai luoghi dove ognuno di noi vive e convive con il passato. Riporto a conferma di quanto scrivo le parole del poeta Giacomo Graziani riprese dall’antologia La memoria e l’attesa Poesia a Grumello (deComporre Edizioni, Gaeta 2013): “(…) Tra la memoria e l’attesa viviamo il presente. E lo viviamo tanto più agevolmente quanto più recente è il passato che impegna la mente e quanto più vicino è il futuro evocato nel flusso della nostra esistenza.”
Il solco tracciato da Paolo Saggese, in questo secondo lavoro nella composizione della Storia della Poesia Irpina, profuma di vitalità, rilascia alla luce costruttiva del sole bagliori puri di narrazione poetica. Mi accingo a fare mio l’augurio espresso dal professore Ugo Piscopo nella introduzione a quest’opera: “Perciò diciamo a Paolo: vai avanti e auguri.”

Nessun commento: