venerdì 14 ottobre 2022

Non arrendersi mai

recensione di Renzo Montagnoli 
a Enchiridion celeste di A. Ramberti
pubblicata su Arte Insieme



Il primo problema che ho dovuto affrontare nel leggere questa raccolta è stato il titolo, per me del tutto incomprensibile. Qualcuno potrà dire che è una parola greca, ma a suo tempo purtroppo ho studiato solo il latino, e non anche il greco. E allora mi sono dato alle ricerche, in Internet, e così ho appreso che è un manuale ed è anche il titolo di uno scritto di filosofia e di etica stoica dello scrittore greco-romano Arriano. E quel celeste perché c’è? Il manuale potrebbe essere di qualsiasi colore, ma perché proprio celeste? Ci penserò, perché può darsi che nel corso di lettura arrivi la risposta.

Si diceva del manuale e di che si tratti si capisce abbastanza facilmente, in pratica sono consigli su come accettare con serenità i dubbi e i timori che sono insiti nella strada della vita che percorriamo. Senza con questo fornire un modo di comportamento, anche perché tanti, anzi troppi sarebbero i casi, verso dopo verso, pur apprezzando l’opera, ho in me quel tarlo che reclama, dapprima lieve, e poi a viva voce, il motivo di quel celeste. Quasi a indispettirmi devo arrivare quasi in fondo per scoprirlo, perché dopo una prima parte intitolata “Idilli” ne viene una seconda, che nemmeno a farlo apposta l’autore ha classificato come “Piccolo manuale per abbracciare il cielo”. Devo tuttavia riconoscere che, considerando il notorio spirito religioso di Alessandro Ramberti, avrei dovuto capire subito, ma allora come avrei potuto leggere anche con l’interesse di chi sta cercando una risposta le poesie che compongono la raccolta? Non avrei potuto forse apprezzare nella giusta misura “Nel bosco” (Un tuono mi richiama / risalgo dal torpore / mi aggrappo a delle immagini / la luna sul sentiero / il rumore dei sassi / un niente di respiro.) che non sono solo versi con cui si descrive un aspetto della natura, ma sono il risvolto intimistico di una visione che va oltre la realtà, una sensazione di un’immagine che si vede più con il cuore che con gli occhi.

C’è sempre nell’uomo quell’ansia di correre, di fuggir via non si sa da cosa, di leggere a raffica le poesie, di trovarsi poi all’ultima sera con in mano solo un pizzico di fredda cenere, è in fondo un passar via per non affrontare i dubbi e i timori della vita, e invece c’è sempre una via di fuga e siamo noi a doverla cercare, un percorso che non è senz’altro facile, ma che ci fortifica, ci rende uomini, dà un senso a un’esistenza che da grigia può diventar celeste.

Da leggere, non c’è dubbio.


Nessun commento: