giovedì 26 marzo 2020

Evaristo Seghetta legge La nota irriverente di Claudia Piccinno



La nota irriverente

E’ dalla omonima poesia che si trae la chiave di lettura di questa opera non voluminosa di Claudia Piccinno, ma come suol dirsi “ non multa sed multum”. Ed in effetti i concetti emanati dai versi sono di spessore e si elevano prescindendo dalla numericità e dalla consistenza materiale della silloge. La poesia in questione è emblematica del tutto perché tratta il tema del male e della sofferenza con un timbro mistico, quasi a volerci ricordare che in frangenti drammatici, la visione della bellezza, intesa come i fenomeni che la Natura ci offre, si erge a fine e cura, si staglia sopra il brutto e il male con la metrica dolce e leggera che comporta una sorta di levitazione, un’astrazione dalla materia, che è propria di chi sa far volare con il susseguirsi della lirica dei versi. Quanta nostalgia, quanto spleen in tutti i testi di questa raccolta! Versi che solo gli acquerelli delicatissimi di questa poetessa, tracciano sul foglio bianco, o meglio sul “ bianco foglio” delle lenzuola d’ospedale. Nella sua dolcezza, la poesia qui presente, è l’antidoto necessario a contrastare quanto tende a creare in noi il Caos sia fisico che mentale. Molti i temi trattati con la maestria e la maturità poetica della Piccinno, nel suo procedere su percorsi sempre più orientati verso un'ontologia seria e convincente. I versi di Claudia ristabiliscono una sorta di Armonia e riconciliano il lettore con la natura più madre che matrigna. Alcune di queste poesie sono delle vere e proprie preghiere, ma nulla di artefatto e di retorico, semplicemente il riconoscersi creature fragili proiettate comunque verso approdi celesti. Sicuramente le liriche approderanno in porti tranquilli e quei gabbiani di Istanbul saranno compagni di volo, come lo furono per Giordano Bruno, da dietro le feritoie del suo soffrire e del suo sperare.

Evaristo Seghetta

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